il nome sulla punta della lingua


il nome sulla punta della lingua -pascal quignard

Apro a caso, a pagina 54 per esempio, e non fornirò altre ‘prove’ della necessità di una lettura di questa meraviglia.

“Ho perduto due volte il linguaggio. A diciotto mesi ho taciuto. Mangiavo al buio su un tavolo azzurro a graticcio di cui mi ricordo meglio di quanto ricordi me stesso. Era il mio tavolo di silenzio. Ecco perché non ho mai potuto scrivere su un tavolo o su una scrivania, e perché non ne possiederò mai. Non mi è mai sembrato che la violenza conosca una nozione come il risparmio. Io ero quel bambino che il silenzio ha appassionato. Ero quel bambino che puntava la totalità della sua vita sullo sforzo di mia madre per ritrovare un nome di cui aveva memoria essendone stata privata. Mi identificavo interamente col movimento del pensiero di mia madre il quale ripercorreva con angoscia i canali e i sentieri dove una parola si era sviata. Più tardi, mi identificai col padre di mia madre. Più tardi, mi identificai con il nonno di mia madre. Facendo ciò non facevo che giustificare una identificazione programmata da mia madre molto tempo prima che venissi alla luce, poiché i due nomi associati al mio erano i loro – Charles, Edmond. (……….) Le nostre vite sono suddite di strane tirannidi, che sono errori.”