Ingeborg Bachmann “Malina”


Ingeborg Bachmann “Malina”

pagina 17 “ La mia relazione con Malina è consistita per anni in incontri imbarazzanti, in grossissimi malintesi e in alcune sciocche fantasticherie – cioè, voglio dire , in malintesi molto più grandi che con altre persone. D’altra parte fin da principio stavo al di sotto di lui, e devo essermi resa conto presto che lui doveva diventarmi fatale, che il posto di Malina era già occupato da Malina preima che lui entrasse nella mia vita. Mi è stato risparmiato soltanto, o io me lo sono risparmiato, di incontrarmi con lui troppo presto”

pagina 31 “ Per quanto Ivan sia stato creato certamente per me, pure non posso mai accampare pretese su di lui io sola. Perché lui è venuto per rendere di nuovo le consonanti solide e palpabili, per aprire di nuovo le vocali, perché risuonino piene, per farmi tornare le parole sulle labbra, per ristabilire i primi rapporti distrutti e redimere i problemi, non mi allontanerò di uno iota da lui, disporrò l’una sull’altra le nostre iniziali identiche, squillanti, con cui firmiamo i nostri biglietti, le scriverò una sopra l’altra, e dopo l’unione dei nostri nomi potremmo incominciare con cautela con queste prime parole a rendere ancora onore a questo mondo, perché esso debba augurarsi di farsi ancora onore, e perché noi vogliamo la resurrezione e non la distruzione, ci guardiamo bene di sfiorarci le mani pubblicamente, e solo di nascosto ci guardiamo negli occhi, perché con i sui sguardi Ivan deve prima lavare le mie immagini che sono cadute sulla retina prima del suo arrivo, e dopo molti lavaggi emerge di nuovo una immagine cupa, orribile, quasi inestinguibile, e allora Ivan me ne spinge presto sopra una chiara, perché non esca da me un brutto sguardo, perché io perda quel terribile sguardo che so di dove m’è venuto ma non ricordo da dove, non ricordo…”

pagina 45 “ Frasi sulla testa ne abbiamo tante,a mucchi, come le frasi del telefono, come le frasi degli scacchi, come le frasi sulla vita in generale. Ci mancano ancora molti gruppi di frasi, sui sentimenti non abbiamo ancora nessuna frase, perché Ivan non ne pronuncia nessuna, perché non oso fare la prima frase di questo genere, ma rifletto su questo gruppo di frasi che manca, nonostante tutte le buone frasi che possiamo già fare. Perché quando smettiamo di parlare e passiamo ai gesti, che ci riescono sempre, subentra in me, al posto dei sentimenti, un rituale, ma non un procedimento vuoto, non una ripetizione irrilevante, ma come un insieme rigenerato di formule solenni, con la sola forma di devozione di cui sono davvero capace. E Ivan, che può saperne Ivan?

pagina 221 “Estatica, incapace di fare un uso ragionevole del mondo, io sono il primo esempio di sperpero totale,   al ballo in maschera della società posso apparire, ma posso anche restare fuori, come qualcuno che ha un impedimento o ha dimenticato di farsi una maschera, che non riesce più a trovare il suo costume per trascuratezza, e perciò un giorno non viene più invitato (….) mi hanno provveduta di storie, e per di più anche di un po’ di soldi, in modo che io possa girare con dei vestiti, possa mangiare i resti, in modo che io vada avanti e non si debba notare come vado avanti. Troppo presto stanca..”

pagine 237 – 238 – 239 “ (….) si potrebbe dire che l’intero atteggiamento dell’uomo nei riguardi della donna è malato, per di più malato in modo del tutto unico, tanto che non si potrà mai più liberare gli uomini dalle loro malattie. Delle donne si potrebbe dire al massimo che vengono, per così dire, contagiate per simpatia. (…) Quello che voglio dire non ha niente a che vedere con l fatto che esistano certi presunti buoni amanti, insomma non esistono affatto. E’ una leggenda che un giorno dovrà essere distrutta, esistono al massimo uomini con cui proprio non c’è speranza, e alcuni con cui non è detto che proprio non ci sia speranza. E’ qui che si deve cercare il motivo che nessuno ha mai cercato del perché solo le donne hanno la testa piena dei loro sentimenti e delle loro storie, del loro uomo o dei loro uomini. Il pensiero assorbe davvero la maggior parte del tempo di ogni donna. Ma  deve pensarci perché altrimenti senza l’incessante spinta, senza la molla del sentimento non potrebbe letteralmente tollerare un uomo che è certo un malato e non si occupa affatto di lei. Per lui è facile pensare poco alle donne, perché il suo sistema malato è infallibile, lui ripete, si è ripetuto, si ripeterà. Se gli piace baciare i piedi, bacerà i piedi ad altre cinquanta donne, perché dunque deve passare il tempo a pensare, avere degli scrupoli per una creatura  che, per il momento si lascia volentieri baciare i piedi da lui, così almeno lui crede. Ma una donan deve riuscire a capire che adesso è proprio la volta dei suoi piedi, deve inventarsi sentimenti incredibili e per tutto il giorno deve cercare di trovare un posto per i suoi veri sentimenti in mezzo a quelli inventati, prima per tollerare la faccenda dei piedi, poi soprattutto per tollerare il resto che manca ed è il più importante, perché uno che si occupa tanto dei piedi gtrascura ben altro.. E po ci sono anche i cambiamenti improvvisi, passando da un uomo ad un altro un corpo femminile deve disabituarsi e riabituarsi a cose del tutto nuove. Ma un uomo va avanti tranquillamente con le sue abitudini, qualche volta ha fortuna, di solito no.”

Pagina 240 “ (…) la maggior parte degli uomini rendono infelici le donne, e non c’è reciprocità, perché la nostra sorte è l’infelicità naturale inevitabile, che deriva dalla malattia degli uomini di cui le donne debbono subito occuparsi tanto. (….)Uno che volesse evitare l’infelicità non avrebbe che da chiudere tutto ogni volta dopo un paio di giorni. (…) Nessuno piange per un uomo, che sia il più giovane o il più bello, il più buono o il più intelligente, dopo poche ore soltanto. Ma sei mesi, passati con un emerito chiacchierone, con un imbecille notorio, con un repellente pappamolla dominato dalle più strane abitudini, hanno fatto crollare donne pur forti e ragionevoli, le hanno indotte al suicidio..”