Posts Tagged "bellezza"


quesiti senza risposta


Posted By on Feb 17, 2017

“amore o bellezza?”

La bellezza è esistenza e non si deve mai sospettare che sia un miracolo occasionale: è una costante della nostra costituzione in specie umana e allevia le giornate e ci impegna nelle relazioni più dell’amore. Ammesso che non sia, la parola ‘bellezza’, di natura identica alla parola ‘amore’. Che sapiente cosparge la terra di vernice bianca.

Read More

bellezza di specie


Posted By on Feb 10, 2017

Quello che possiamo dire, quello che possiamo dire… è l’importanza della ripetizione. Subito conosciamo che niente si ripete: perché è il tempo che differisce volta dopo volta ed ha natura di ‘cosa’ e si subisce e le passioni ordinano le successioni.

La passione per te -indispensabile- è una forma di personale necessità che riduce l’invadenza della casualità universale. Quello che devo dire quello che devo dire è rafforzare la proposizione: con la riproposizione di me.

Amiamo anche cullarci in altalena lungo archi di cerchio di diverse ampiezze. E recitare, aggiungendo frasi a frasi precedenti, per intensificare l’enfasi o la spoliazione. E il linguaggio ha forma di universo.

E l’universo  ha la forma delle nostre frasi e si dice che si espanda da una affermazione “In Principio Fu Il Logos” …. poi le passioni ordinrono le proposizioni. E alcune tra quelle proposizioni divennero scoperte.

Togliendo il sassolino dalla sabbia si disegna lo zero che è Zyfr: la Cifra. La creazione della fantasia. Astrazione al cospetto del vuoto. Il nulla non è costitutivo ma sparizione dopo una sottrazione. 

La sottrazione del sassolino lascia un’impronta circolare sulla sabbia, e l’impronta è la cifra.  La cifra è ogni numero. Ogni numero è il segno di un’esistente precedente il nulla.

Questo è il pensiero umano che dalla percezione delle cose fa la figura ma dalla sparizione delle cose fa l’immagine.

La capacità di immaginare è del sé prima delle percezioni. L’io della nascita non è coerente agli oggetti esterni del mondo. L’incoerenza è il peso che si solleva e lascia l’incoscienza del primo anno di vita.

Il prima della storia è lo stato attuale dell’evoluzione. Come al primo uomo si propone a noi una società tendenziamente ineccepibile che abbiamo solo in mente.

L’evoluzione è nonostante l’aridità dei tempi attuali. L’evoluzione è, in certi contesti di ricerca, alle soglie delle speranze: è insomma, ovviamente e alacremente, alle prese con se stessa.

Come i nostri antenati, osservando pietruzze che portate via dal tempo hanno inciso la sabbia, ci pare che sia in noi -non nel mondo esterno- l’idea di una bellezza che traversa indenne la storia e che può ancora salvarci.

Read More

Un ragtime in fondo al ventre legato alla punta del cuore come una ciliegia sul filo di seta dalla finestra alla montagna di dolomite fatta di farina di pesce e conchiglie. Mi hai così tanto amato che parli a tutti di me e poi non capisci che loro non trovino in me niente di quelle eccezionali qualità che ti sono sempre state evidenti. Dunque la potenza era del tuo amore e non nella realtà dell’oggetto. Mio è stato restare a farmi amare fino a che tu, in grado di lasciarmi andare via, potessi scoprire di cosa eri capace. Il tuo cuore è il sé innamorato che eri certa di non possedere.

Negli anni di transfert hai scoperto di non saperti fidare di chi ama le persone “…come sono”. È una rigorosa accettazione ed è una fredda temperanza. Cominci a pensare che “…sia forse meglio amare il proprio amore con la passione verso un’ideale non con paziente rassegnazione al difetto e con il sorriso mesto alla fatalità del meno, della perdita…”

Se non c’è una lacrima che trabocca la fonte della palpebra inferiore non c’è niente che valga la pena.

Qualcuno aveva suggerito che se non è erotismo potrebbe essere di fatto repulsione.

Io peraltro, al punto in cui siamo, non so come farai adesso che hai scoperto di saper amare così tanto una persona comune da suscitare tu, su di te, l’interesse di persone non comuni che su quel tuo amore non hanno alcuna curiosità.

Fino ad un certo punto dunque, forse, il transfert non è stato che un inganno necessario: poi però la costanza dell’investimento ti ha resa diversa. Quella  bella eri dunque tu. Io come tuo ideale tenevo in me le tue qualità auspicate e proiettate. Io sono, si capirà, l’androide nella valigia.

Ora uscendo da qua torni da lui. Che di me non potrà più essere geloso perché sarò nascosto e preservato dal suo ipotetico odio, dalla cortina splendente della tua nuova bellezza.

Read More
image

“NASCITA PER SPARIZIONE”
copyright: claudiobadii

Ci sono tipi da volere e tipi da esser voluti. Quelli che vogliono e desiderano e gli altri sui quali, per dir così, si allungano le mani. In contrasto con questa riflessione, o in apparente contrasto, sei scivolata oltre un ingresso, in una parte dell’abitazione che conteneva tutto un altro mondo. Cioè il mondo in cui ‘tutto’ non era tutto ma, semplicemente, il resto di una sottrazione, quello che di qua non si ‘sa’ e dunque ‘non esiste’. In quel passaggio -che è stato uno scivolare o un nascere, ma nascere scomparendo e non venendo alla vista, comunque un divincolarsi come nella lussazione del pollice per togliere una manetta che ti teneva prigioniera- nella perfetta transitorietà di quella tua uscita di scena, ho avuto la certezza che tutto sarebbe stato possibile. Così ad ogni parola sorriso o ammiccamento cambiano le proporzioni tra promesse e divieti. La vita è un continuo accettare o rifiutare ed essere presi o lasciati andare, a seconda che si sia di un ‘tipo’ o dell’altro. Senza avere alcuna scelta veniamo prima vissuti da noi stessi e poi, di conseguenza e in accordo, dagli altri. Siamo posseduti, ma anche posseduti dall’obbligo di possedere. Mentre scivolavi oltre la parete che divide la tua casa, scomparendo dietro la quinta di un teatro privato, io realizzavo la libertà della fantasia. Il tuo corpo, che si muoveva tra due spazi senza opporre resistenza all’invasione di quei mondi opposti, era letteralmente irresistibile. Ho immaginato un giorno incerto. Una luce di transizione. Il movimento di un giorno in cui, scomparendo come adesso dietro il muro, avresti ripreso la tua strada, aveva nella mia mente, la bellezza evidente di un agire che non si decide. Credo che il fenomeno sia più generale. Che ci sia ‘sempre’, nella realtà dell’agire umano, l’espressione di un pensiero di cui non siamo consapevoli. È una negazione la parte preponderante delle nostre affermazioni, se esse sono espresse senza bellezza.

Read More

stille nacht


Posted By on Dic 13, 2013

foto

Dunque torna ancora. Lo scrivere graffiando nella persecutorietà, nella pre-oscurità  e nel buio silenzioso della materia mentale erosa. Stille Nacht, Heilige Nacht. Notte silente e santa cantano i ragazzini in coro: è quella la mente umana, fatta di insiemi brillanti di capelli arricciati e di voci impertinenti e assonnate. I ragazzini cantano quasi dormendo, stregati dalla finzione musicale. Abbiamo l’anatomia adatta ad essere semi addormentati nella bellezza in eccesso. I solchi cerebrali narrano della vecchiezza di specie. Che è diventata svergognata infanzia umana. La base organica dell’inconscio, della storia, della scienza dei significati e dell’etica necessaria alle parole, è l’eccesso di sostanza cerebrale. Non è stato più possibile, da un certo punto in poi, mettere a posto le cose senza accatastarne un poche nel deposito tra i solchi.

“Legna ben tagliate nella soffitta” … sognavamo di tutto! Erano gli anni della cura e della formazione personale. Chi non ne ha avuti non sa cosa si è perduto. Tutti anni da restituire, che però è difficile quel tipo di restituzione perché non puoi ‘chiarire’ di che si tratta. È una restituzione di sé, un modo di farsi vivi, un offerta -peraltro non richiesta. Sai quando hai l’esigenza, il disegno fatto da ragazzino che vuoi regalare per dire ‘mi piacerebbe che fosse come lo volevi, che il drago sia disegnato come li pensi anche tu, i draghi…’ E però non è detto che vada bene. Non si può fare altrimenti comunque, dato che l’inconscio non è memoria ben collocata nel deposito. È memoria diffusa, cultura trasversale, un legno ne sostiene un altro. La massa esotica di una vicinanza serrata di alberi e rami delle foreste equatoriali, l’estetica impressionista di un disordine stabile.

Non finisce più la sera. Hai saputo della sera eternamente chiara? Hai saputo delle riuscite dei segni linguistici? Che disegnare, sognare, scrivere, dire, dettare (cioè leggere ad alta voce), ed imparare (nella classe dei ragazzini accatastati vicini nelle strade fuori scuola) è memoria che si forma? Si accostano dita, mani, braccia, gambe forti e veloci… e i disegni delle lettere dentro i quadratini del foglio (questo serve per imparare a stare entro certi limiti). La rivoluzione la faranno solo quelli che furono costretti ad essere bravi e ordinati per i tempi dell’apprendimento che è lungo.

Abbiamo resistito con la solitudine all’approssimazione. Però non è mica finita. Non finirà. Non basta la durata della vita media a garantire una rivoluzione. E così ho tirato via dall’inconscio il pessimismo che temevo come forma di infelicità e che adesso scopro mi rende felice nell’accordarmici con chi è simile a me. È la fine auspicata dell’idealismo e del nichilismo. Fine dell’idealismo nichilista. E poi di questi tempi come si fa a non essere pessimisti se si vuol restare lungimiranti? Sento frattanto cose grosse in aria, nelle voci dentro la stanza variamente sognata. Grandi voci colorate. L’amore con la gemella dell’amata impossibile ad avere. Ma è ben presto evidente, nella rabbia, che lo scambio -confortante, in un primo momento- poi confonde le idee sull’altra, il vero nostro ‘amore’. Su quanto non si sa tenere ma impone un riferimento allo scarto di dissomiglianza tra gemelle, che è il fondamento della bellezza e della riconoscibilità… e della bellezza della capacità di riconoscere e distinguere.

Non so pensare realistica una filosofia del volere. Un etica ottimistica della volontà da opporre al pessimismo della ragione. Non per via di ragione si è pessimisti, ma solo perché l’idealismo non risolverà nulla. Nell’encefalo non si è letto che sia stata individuata un’area corticale specifica dell’atto mentale di filiazione, di fondazione intenzionale. Il volere è diffuso. La coscienza dunque tenta sempre di darsi anch’essa intera alle forme di pensiero, poiché anatomicamente ci manca una funzione localizzata in regioni specifiche che possiamo definire Aree Del Soggetto Cosciente. La coscienza, come il sublime, riguarda una funzione globale diffusa della vita psichica. Ha il fascino ‘olistico’ dei turbinosi anni dell’illuminazione.

In piena coscienza, e ragionevolmente composto sulla mia seggiola, affermo che la luce del locale pensiero, di questo pensiero che si realizza nel cercare a partire (dal dato) che ti amo, brilla all’altezza della vita. Abbiamo tutti la fascia di luce sui fianchi. Siamo borgomastri di città di pietre. La catasta di vita, diffusa nei fasci di fibre neuronali, evoca l’Evo Medio dei comuni accordi sul sentimento della musica. Ora, che è quasi festa, prepariamo quella da suonare in piazza la notte di Natale. Ci vorranno invenzioni di macchine acustiche tali che, nell’azionarne pedali e manovelle, tutti ci chiediamo dove diavolo era stato, e quando, che avevamo sentito una cosa simile. La notte, noi, quando non dormiamo, siamo, insieme ad altri insonni, una fascia attorno al pianeta.

La ricerca nel gruppo di lavoro collettivo crea una scienza che potremmo dire sia Astronomia Delle Idee. Il locale pensiero è il comune pensare. Una cometa, poi più nulla. Una favola per trovare il sonno ora, non per le credenza in divini vuoti. Il mondo è mondo e, anche nelle ore illusorie di buio, è luminoso costantemente. Le parole pensate subito prima di addormentarmi ieri sera, prima del sonno e del sogno, dicevano così: “non c’è che la bellezza: diffusa, comune, quotidiana”.
Poi di sognare non ho avuto bisogno.

Read More