Posts Tagged "nero"


Le ragazze salivano molto in alto perché nel sogno portavano la conoscenza acquisita che -essendo l’attrazione gravitazionale tra due corpi inversamente proporzionale al quadrato della distanza- il loro peso sarebbe un poco diminuito se si fossero allontanate abbastanza dal nucleo della terra. Era necessario ridurre il peso perché l’idea della finitezza della vita costava loro il dolore ‘fisico’ della perdita del loro amore.

Il loro amore era sempre un uomo in carne ed ossa. Però nella storia del transfert per lungo tempo era rimasto ideale. Avevano saputo lasciarsi andare negando la mia mortalità. Potevano trascurare la bramosia del possesso fisico sul mio corpo fantasticando invisibilmente l’attribuzione di un certo stato fisico che mi conferiva un orizzonte vitale infinito.

Poi improvvisamente sognarono palazzi altissimi e attici che sfioravano la ionosfera dove venivano rapite da scale quasi verticali composte di segmenti ascendenti in angoli acutissimi. In cima venivano prese da vertigini. Qualcuno presente lassù in ogni sogno le consolava.

La distanza di un tempo era divenuta vertiginosa prossimità durante gli anni. La fisicità senza la bramosia lasciava i loro pensieri liberi di orientarsi sul tempo quando non ci sarei più stato. E l’amore del possesso, diventato affetto sconsolato, si trasformava in tendenza ad una maggiore leggerezza, ad una ascesi che però non riusciva perché il residuo desiderio sessuale diventava vertigine.

Il buio della natura fisica che impauriva i nostri antenati, era diventato il nero della tela di Caravaggio, l’invenzione artistica, la capacità di sfidare la pulsione di annullamento che era stata nominata e scoperta decine di anni prima di adesso.

Insieme lasciammo che il tempo ci portasse le cose ancora distanti da noi. Come sulla riva guardavamo le onde che si accostavano portando molecole di materia sconosciuta in schiume e correnti e correntine di sabbie differenti e (una vera festa!) rami nudi bianchi di alberi africani.

E nel nero che avevamo fatto immergendoci nella nostra storia d’amore durata più di trent’anni non avemmo più bisogno di annullare la realtà materiale esterna.

La pulsione di annullamento non fa il nero. È pensiero che fantastica la non esistenza di qualsiasi oggetto gli capiti di incontrare sul suo cammino, sulla via tracciata della propria onnipotenza.

Poi comunque l’uomo di potere resta con la paura del buio fisico e l’impossibilità di sfidare, con la fantasia, le imprevedibili qualità degli altri. Allora l’uomo di potere ordina l’uccisione delle persone dopo averne annullato l’umanità. La loro irriducibilità a cose.

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sei tu in ogni caso lei


Posted By on Giu 11, 2016

Ti scrivo dal cuore della casa. Dal centro del problema che non manda luci ma solo bagliori. Dal fondo del pozzo petrolifero dove pulsa la vena di smalto. Scrivo da dove non può sfuggire niente ma poi tutto viene conosciuto nella nuvola umida di evaporazione dei pensieri. Il cielo sopra noi è la contro superficie che i draghi sfiorano con le loro ali smisurate. Sono d’accordo con la debolezza per le perdite e con la stanchezza dopo il lavoro. Il centro dei problemi è nero scintillante e denso. Quasi incapace di esprimersi perché è un punto come una singola nota musicale. L’identità è segreta e non si può dire e dunque noi volteggiamo da così tanto uno intorno all’altro. Contro/cielo l’una dell’altro. Sfondo emisferico del tuo volto. Vorrei essere lo stampo in gesso di te. E riversare statue vive nello spazio che ci divide: Magritte… forse “Questo non sono io” scriverei sotto la mia riproduzione. Saprei io perché: questo è colui che cerca, ombra di nuvole di pensieri di lei. Lei saresti tu, in tal caso. Sei tu, in ogni caso, lei.

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fosse vivo, Caravaggio.


Posted By on Nov 22, 2013

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“VOLI”
©claudiobadii

Un nuovo maglione di polvere blu. È come se il nero di Caravaggio si fosse riflesso ad accarezzare questa lana. Il nero è tornato al suo posto ma ha lasciato un’impronta che ha tinto ulteriormente le fibre. E il maglione che indosso vive di questa nostalgia artistica. Con quest’uva nera dai grandi chicchi addosso traverso la città i muri delle case e dei giardini come mi accadeva a sette e otto anni. Il blu di polvere arricchito dall’impronta di Michelangelo Merisi mi tiene caldo. Fosse vivo, Caravaggio, mi farei fare etichette da mettere sugli occhi la notte per dormire con la certezza scientifica di sognare. La qualità del nero è importante per la vita notturna della mente. Mi lascio annullare sempre. Riposa la mente nella biologia senza alcuna necessità di ragione. E’ libera la materia animata dalla chimica dei legami che sono transitori e fugaci o solidi e persino indissolubili. La gelida mano della luce svanisce e lana e polvere diventano un lampo scuro di genio. Scrissi origine materiale della vita mentale. Sentivo la necessità e il desiderio di rincontrare la scoperta sul suo terreno. Dove sfida la perfidia della filosofia idealista parlando di realtà non materiale. Origine materiale della vita mentale. Trasformazione dello stato fisico della materia. Trasformazione di stati fisici della materia. Realtà fisica inestesa. Esistenza di una realtà inestesa nell’ambito della terminologia della fisica. Lego, con un filo forte, queste certezze scientifiche e le corrispondenti terminologie alla scoperta medica della vitalità che descrive una funzione. Le funzioni sono realtà diffuse che non hanno mai trovato un’immagine all’altezza. Noi diciamo funzione respiratoria e funzione cardiaca e siamo medici specialisti felici di poter usufruire della credulità degli esseri umani nella fantasia che dà il nome ai desideri di avere un mondo meno confuso. Ma viviamo di accordi anche noi scienziati poiché spesso quello che nominiamo non è immediatamente evidente, a volte è invisibile, a volte è un’idea e addirittura un ‘desiderio’ di quello che potrebbe essere.

Sii tu l’esperimento che dice che non avevo contraffatto l’idea di noi e la possibilità d’essere un poco felici. Sii tu gli occhi che vedendomi hanno sùbito in mente che io sia una figura possibile. Vivo da tempo irrimediabilmente lungo sul terreno del linguaggio del quale è fatta la scienza. Di cui la scienza si è vestita dopo che le parole furono solo tragedie e commedie. Dopo che, prima ancora che teatro e recitazione, erano state neanche parole ma segni di figure mute, murali di vita quotidiana.

La specie umana ha conservato un primo anno sempre uguale. La notte è il primo anno. La sera viene giù e smetto di difendermi: le palme non volano in aria di fronte agli occhi: planano per riposare lungo la linea di costa del mio corpo. Indosso il nero perché ad occhi chiusi percepisco la parte interna delle palpebre che proteggono la retina dalla luce. Gli occhi chiusi inondano di petrolio le retine. Le tracce dei pensieri coscienti che si dileguano prima di dormire sono corde della miniera che si dipanano lentamente nei fili della scrittura. L’ammasso tiepido dell’encefalo contiene in ogni millimetro cubo intere matasse di filo di questo genere. La storia è un’intreccio tessuto di invenzioni quotidiane. Spiderman vola sostenuto ai grattacieli dalle strisce delle sue stesse secrezioni vischiose. Ho disegnato il vento -per cercare forme mai viste- con esasperata circospezione. In questi tempi di disattenzione arrogante noi, qua, si recita la lentezza demenziale dell’ingenuità.

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nero di seppia (-1)


Posted By on Set 24, 2013

stilita

Nero Di Seppia (-1)
©claudiobadii
QUADERNI

Lo splendore di un riflesso sul mare manda lampi che tagliano viva la mente suscitando l’idea del suono della parola ‘luce’. Dopo la poesia il pensiero umano differente ha il suo splendore reciproco a quello esterno e realizza che il riflesso conferisce alla luce ‘andare’ e ‘tornare’. Se la luce non è istantanea allora l’eternità non ha alcuna estensione. La velocità della luce la rende una realtà fisica certa. Impedisce di pensare il senza tempo verso cui tutti dicono convergano le linee di sviluppo delle glorie e della miseria. L’entità di quella velocità ci tiene al mondo. Senso di andare-venire privi di merce. Uno zaino rosso sulle spalle di innamorata stralunata e trasognata. Barbara combattente la specie nostra si dà la forza evitando ogni critica dei paradossi. Il credere eterno viene sbalzato dalla consistenza del rapporto definito come 300.000 chilometri/in un secondo. Per quanto ‘poco’ il tempo definito un secondo sbalza lontanissimo l’orizzonte all’improvviso. Il secondo che misuro al polso cardiaco si estende dove la rappresentazione visiva lascia il posto all’immagine di un amore andato oltre via che non fa angoscia tanto si è appurato la terra è una sfera. Ma allora quanto tempo è un metro nella vita fisica della traiettoria luminifera del primo sguardo? Nel tempo che chiuderò gli occhi sarà tutto compiuto. E la traccia della nascita resta. Essa è quanto abbiamo sottratto a dio nel momento che la luce battendo la retina realizza la certezza del tempo. Stabilisce la misura della nostra distanza da una qualsiasi perdita morale di noi. Esclude un deficit congenito come peccato contro l’eterno. Spazializzazione del pensiero la nascita è una veranda sul mare. Poi andavamo a leccarci i baffi con la notte al nero di seppia.

 

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