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prospettiva dell’aviatore


Posted By on Gen 15, 2016

prospettiva dell'aviatore

prospettiva dell’aviatore

Che noi siamo fatti della materia di cui sono fatti i sogni vuol dire che i sogni sono fatti della materia di cui siamo fatti noi: in sostanza non è che la fisica abbia alla propria periferia occasionali vibrazioni poetiche, semmai che la poesia smette di essere tale ogni volta che smarrisce le tracce della propria origine materiale.

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Il libro smarrito eravamo. Pagine arruffate i nostri capelli irti non più belli volavano. Nella poesia perché era troppa bellezza niente consolava. La troppa bellezza violentemente il pensiero invase. Pensare dunque per l’invasione, dopo l’invasione, non potemmo. Non, dopo i terremoti, ricostruzioni di sorta. Dal balcone giù la donna nell’utilitaria volava. Figurina sospesa -in aria baciando lui- nuotava. Di pagine/lenzuola il cielo componemmo. Cartoline un letto verticale ogni mattina scrivevano. “Sempre te penso”- dicevano, sul retro, con -“baci”. La memoria di inchiostro azzurro è tracciata. Anche vitalità è, in un certo modo. Una parete una finestra intera è: che sulla valle bianca affaccia. La Pasqua ebraica una fuga -non una resurrezione- celebra. La parete una vista sul deserto regala. Sulla storia la coscienza i fuggitivi conta. “Gli eletti!”-  le formiche in fila, giù sotto, una seconda coscienza chiama. Altre figurine -coppie appiccicate per le labbra con spilli- in quella insolita vista panoramica di cielo galleggiano. I polpastrelli le impronte digitali di carminio colorano. Ergastolani una vita da scontare ci resta. La norma ancora possibile torna. Sui cortili le sbarre tutto quanto è possibile rubano. Sullo sfondo del cielo, in pagine scritte, le nostre ragioni alle altrui ragioni si oppongono. Perché le sbarre fredde generosamente l’aria luminosa liberano. Dal grattacielo penitenziario guardiamo. Dall’angoscia del nulla il vuoto ci salva. In prigione nel sogno siamo. Perchè la critica dolorosa degli scandali politici e dell’inciviltà dei rapporti interumani al giudizio severo ci rinviò. Le cose come stanno alla prima occhiata ogni mattina i sogni distrussero. Una forma noiosa e una retorica coattiva priva di grazia il dolore nascosero. Il libro smarrito trovammo. I nostri capelli irti arruffati di nuovo belli volavano. La poesia di nuovo ci consolò. La troppa bellezza violentemente il pensiero invase.

(accanto alle rovine del Siri Fort)

“All’ombra di un muro edificato sulla testa
di ottomila uomini, le donne asciugano

panni da secoli. Biancheria sintetica
pende da corde rosa e verdi fissate

al bastione di un forte del duecento. Lustrini
spettegolano nella luce del sole. L’assenza

di maglioni e calzini. Fiere lenzuola
sfoggiano le loro macchie. Ed io che contavo

sugli anni per trovare una prospettiva.”

di Aditi Rao(*) – traduzione Francesca Spinelli

(*) autrice indiana, vive a Nuova Dehli. Questa poesia è uscita nel 2013 sulla rivista online “Cha: An Asian Literary Journal”.

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“TRIBUTE TO”
©claudiobadii

” Ricerca sulle parole per la psicoterapia nell’Opera Poetica di Seamus Heaney* e i riflessi della traccia mnesica del pensiero non cosciente in ‘Onde’ di Virginia Wolf

I rilievi del pensiero moderno che siano passati al vaglio ma, prima, illuminati dal vento traverso dei poeti e dei letterati migliori. Apici, in sezione, e valli e apici e valli e. I semafori, grattacieli di colori uno sull’altro, consentono (in realtà costringono) ad arresti e rilasci modulari. Una impronta sul terreno di polvere di perle per il passo ogni volta assai grande dell’umanità. Suscita sensazioni di fascinazione la visione delle diagonali cosmiche è credo vento stellare. L’attività fisica della mente un po’ prende atto e di più mette di suo producendo su ciò che è effetti pratici a-posteriori insomma si hanno le mani sulla creazione ogni istante riguarda il disegno delle stanze. O la credenza sulla forma di cose marginali ma influenti. L’attività fisica della mente aggiunge, dunque, decoro. Espressioni alte ne sono scienza e poesia. Non ce ne sono di meschine. Esempi di forme quotidiane ma non meschine di decoro sarebbero grazia, cortesia, non alzare mai la voce, portarti al cinema il lunedì, i ragazzini per mano lungo il bordo del marciapiede nel gioco di equilibrio, e luglio con i cucchiai e le coppe di acciaio luccicante con il ventre quasi piatto pieni di gelato alla crema. Sarebbero perché le coppe di gelato alte con i ventri ampi -appoggiati all’asse freddo e sottile- e distesi in una leggera convessità al cielo non se ne trovano più. I bar hanno suppellettili frettolose. Di peggio c’è che i più ci siamo impoveriti. Fondente come vaniglia al sole è tuttavia il pensiero bello che cola sulla mano. È ancora erotico disegnare le tue labbra sulle tue labbra con l’indice e il medio bagnati di quel latte che sghiaccia allattando il desiderio di imparare a dire tutto in altri modi. Mettere le mani su di te come fossi la creazione. Ogni sera chiudendo gli occhi per dormire poniamo un’impronta sul terreno lunare di polvere di perle. L’attività degli occhi che si chiudono escludendo la luce è come alla nascita. L’esclusione volontaria dello stimolo fisico senza perdita di rapporto con la realtà é stata nominata ‘rifiuto‘ per distinguerla  dalla corrispondente dimensione malata che è la ‘negazione‘. È alla base del sonno e del sogno, ma specialmente del pensiero creativo cosciente. L’erotismo è la placida potenza con la quale il rifiuto muove le dita sul tuo corpo uguale al corpo della “Regina della Torba” che fu estratto dal regno fossile di Danimarca e che adesso riposa di nuovo per sempre dentro il libro “NORTH” cioè la raccolta introvabile di poesie del 1975 di Seamus Heaney e poi sono io che mi chino su di te che la vitalità del sonno ha tenuto vita immobile fino a me. Non inorgoglirti come questo che dico fossero voglie senili di un piacere fuorviante. È che il sesso è -in ambiti stretti di pertinenza della linguistica terapeutica- conoscenza. La radiazione di fondo a partire dall’origine di una carezza alla nascita. Si espande poi: il seno che disegna la bocca del neonato che disegna il capezzolo all’apice del seno e impara la base della matematica.  Apici in sezione valli e apici e valli e cioè anni e anni dopo la possibilità ( o meno… ) di imbatterci e comprendere il senso della scrittura di Virginia Woolf in ‘Onde’. La traccia mnesica delle impronte del seno sul viso mostra negazione e rifiuto come onde. Il verso della corrente spinge il rifiuto contro la negazione. La rotta curva lungo la deriva e manifestamente quel mare è buono dico calmo e non immobile. Le barchette andavano sapendo di doversi scontrare con il malocchio culturale che, chissà perché, negava come utopia la speranza di rifiuto. Barchette che hanno tutt’ora quasi esatta la forma corrispondente alle onde del mare infantile. Il seno non aveva figura e la parola dice che era segno di possibilità di esistenza in assenza di pensiero verbale. Il resto è quanto si deve ancora esprimere e certezza del lavoro umano.

nota per Seamus Heaney qui

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NOBILTÀ

La poesia è pallida e nobile.
Non cambia niente, non incurva colline, non
dà un solo frutto rosso, non
fa il rumore di chi strappa
un pezzo di pane per offrire
un pezzo di pane.
Si rannicchia in un angolo e
non si lamenta.
Vive in tutto ciò che si innalza
all’aria e dal nascere.
Non chiede nemmeno una visita.
Le basta quel che non è successo.

Juan Gelman (qui)

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perché poesia


Posted By on Gen 6, 2012

perché solo questi modi di scrivere tengono insieme l’umanità del pensiero che resta linguaggio nonostante tutto; e perché da un poco penso che si debba riuscire a rappresentare la coralità qualsiasi cosa voglia significare; e perché credo che il coraggio non ci se lo da da soli quasi mai e non è strano -riflettendo- capire che spesso l’illogicità e l’ingiustificabilità ne sono fonti ricchissime; e perché sento una imposizione ad un verso delle cose come un’etica che orienti le preferenze proprio come orienta l’inclinazione del tuo sguardo quando mi vedi arrivare e organizza la piega del sorriso quando sulla spiaggia si capisce che quel puntino laggiù vicino alla casa rossa sarà senz’altro il gelataio che viene piano ma inarrestabile a salvarci dalla morte certa; e perché mi auguro che ora capirai perché piangevo quando lessi queste poesie: avevo solo il sapore della dolcezza sulle labbra per capire come ci si scontra con tutto quello che continua a non andare come dovrebbe. forse leggerai come leggevo io così diverremo uguali e smetterò di perseguitarti con il mio desiderio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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