critica letteraria


rendersi ridicoli


Posted By on Nov 1, 2011

rendersi ridicoli

Per reazione ribelle mi è venuto su alla mente un pensiero contro il romanticismo interpretativo di certa cultura umanistica, mi è venuto in mente che inevitabilmente l’oscurità annulla la vitalità delle linee….

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Miseria e splendore della Traduzione

(pagina 42): “Non si capisce nella sua radice la stupenda realtà che è il linguaggio se non si comincia dall’avvertire che il parlare si compone soprattutto di silenzi. Un essere che non fosse in grado di rinunciare a dire molte cose, sarebbe incapace di parlare, E ogni lingua è un’equazione differente fra manifestazioni e silenzi. Ogni popolo tace alcune cose per poterne dire altre. Poiché tutto sarebbe indicibile. Da qui deriva l’enorme difficoltà della traduzione: in essa si tratta di dire, in un idioma, proprio le cose che tale idioma tende a silenziare.”

La traduzione è un pretesto per narrare la presa di posizione dell’autore rispetto agli avvenimenti di confine tra lingua parlata e scrittura. La traduzione di cui alla fine sostanzialmente si parla è quella dall’dea al suono e dall’odea al segno. E’ dunque un breve ( ma mai ‘piccolo’)  trattato di filosofia del linguaggio che lascia intravedere in controluce molti aspetti della natura del pensiero dell’uomo.

(pagina 93): “…la condizione più forte in cui si imbatte chi voglia riuscire a dire qualcosa è di essere capace di silenziare tutto il resto. Siolo un ente capace della rinuncia, dell’ascetismo che comporta tacere molte cose che vorrebbe comunicare, per riuscire così a dirne almeno una, può arrivare a formare una lingua. Se l’uomo si fosse incaparbito a dire ( e pertanto nominare) la particolare sfumatura di colore bianco che ha questo foglio a differenza degli altri fogli di carta bianchi, il linguaggio non si sarebbe costituito perchè sarebbe debordato nelle infinità. Perciò nessun idioma del mondo ha un vocabolo per designare la sfumatura di questo foglio, ossia per qualcosa che vediamo con totale chiarezza e che potremmo benissimo voler dire. La sfumatura cromatica è ineffabile. (…..) La lingua, nella sua autentica realtà, nasce e vive, ed è come un perpetuo combattimento e compromesso fra il voler dire e il dover tacere. Il silenzio, l’ineffabilità è un fattore positivo e intrinseco del linguaggio

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