Istinto di Morte e Conoscenza


giuro!


Posted By on Nov 12, 2013

Sketches

“SUBITO FUORI C’E’ LA LUNA”
©claudiobadii

Sopra ho disegnato delle linee (paiono quasi parole) in riferimento ad un libro sulla nascita e la natura umana. Da tanto l’ombra del pensiero si è riposata nella pietra. Persino, all’inizio, in una caverna. Una volta fuori, c’è la luna! Lì ho inciso il graffito sognando “Istinto di morte e conoscenza“. La coscienza realizza che non è una teoria che è la scoperta della fisiologia del pensiero cosciente ed inconscio. Ha ricadute molto importanti sulla clinica psichiatrica.  Ha consentito anche agli incapaci come me una decente vita professionale. Consentirà assai di più alla qualità delle relazioni una volta che sia tratta via dalle mani avide degli specialisti e sia diventata realtà costituzionale del pensiero delle persone. Va in giro e si può avere. Edizioni “L’Asino d’Oro”(*) Lei, la scoperta, non ha mai avuto amici ‘veri’ e, al di là del suo valore, non fosse che per questa ‘sua’ resistenza all’isolamento e alla rabbia impotente, vale la pena…. ” giuro !

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claudio badii – studio psichiatrico –
[email protected]
3356623475

Ho la bambina tra le braccia, nel divano del salotto. Da fuori, attraverso la finestra che inquadra il giardino incolto, arrivano il sole, i fiori selvatici, e la luce viva. La bambina beve il latte colma di fiducia, io metto insieme disordinatamente percezioni e pensieri e mi dico la fiducia è questa luce che ci lega. Dentro la luce siamo capolavori fiamminghi.

Hanno detto, un po’ trasognati, di un giorno intero al tavolo di un caffè, un piccolo computer sotto braccio, e una buona lettura. Un giorno intero vissuto nel profumo, nell’acciaio e carbonio della carrozzeria ad alta tecnologia del portatile, e respirato nel papiro nella cellulosa nell’inchiostro di un libro. La mia intera vita. Ho pensato che avendo già 85 anni, sono in estremo anticipo su parecchi dei miei amori.. e che questo garantisce che arriverò in grande spolvero alla conclusione del libro.

Nel mezzo della mia vita intera i trenta anni di ricerca e lavoro paiono loro come fosse un solo giorno assai intenso, dall’alba al tramontoFinire di leggere con lo svanire della luce è la necessità di un pensiero fosforescente, che non si lascia uccidere dalla paura della morte. Il buio, che assorbe il nero dell’inchiostro nel nero della pagina, è l’amore duraturo che permette il sonno, la perdita della coscienza. So che la perdita della coscienza è possibile grazie alla vitalità propria della realtà biologica umana che, nel sonno, sviluppa il pensiero, e sa far sparire la realtà della veglia senza annullamento.

Quando mi hanno detto, un po’ trasognati, di un giorno intero al tavolo di un caffè, un piccolo computer sotto braccio, e una buona lettura, mi hanno fatto pensare che stessero dicendo di un ciclo rituale. Il giorno, il mese, l’anno, la marea, la vita, il calcolo dei giorni, la matematica elementare della moltiplicazione e della ripartizione, il pudore, poi la perdita del pudore. Ho pensato che, più in generale, forse volevano dire dell’antropologia.

Io, che già molto tempo fa mi sono spinto ad aspettare, ho guardato i loro sorrisi dalla mia prospettiva ed ho scorto il passato, che finalmente stava arrivando qua. Il passato erano persone attardate, e non una massa inerte e fredda. La fine del libro è di certo conclusione, notte, sonno, e riposare gli occhi e la morte stessa. La morte realizzata certa, ma non cattiva. Quel sapere che è differente dal volere che sia. La creazione delle condizioni adatte al sonno, che ci prende tutto il tempo di ogni giorno, si è realizzata.

Vedo, nei movimenti singoli, la procedura che garantisce la perdita di coscienza, la disponibilità alla resa notturna. Nei movimenti, che compongono interi comportamenti e azioni e vicende, c’è quella vitalità che costringe la coscienza a ridurre la logica delle verifiche, per realizzare un essere la cui sanità è nel legame inscindibile tra la funzione biologica della vitalità che assicura l’origine materiale del pensiero, e il pensiero medesimo che ha alla base la propria nascita come certezza dell’oggetto.

L’armonia del movimento è quando niente mai si frappone al cadere addormentati. L’armonia dei movimenti è vegliare con istinto materno -per tutto il giorno- la notte che maternamente ci accoglie : la coscienza della veglia è il muoversi quieto verso una casa o un bar o un albero del bosco: muoversi di madri alla volta degli abbracci di figlie molto materne. Ho visto il sonno e la perdita della coscienza per cadere addormentati come una foresta di braccia distese dal fondo delle quinte. Ho realizzato il nesso con certe scenografia di Pina Bausch.

In certe scenografia di Pina Bausch, per esempio, donne e uomini sul palcoscenico transitano rapidissimi da tutte le direzioni verso un sottile strato di acqua di fronte al pubblico. Stanno scomposti, prima, e -immediatamente dopo- composti: con tutte le loro cose da raccontare tenute a sé con le braccia conserte. Cosicché tu guardi i ballerini, teneramente fermati in pose di estrema dolcezza, che tengono strette a loro tutte le cose della loro vita: e capisci con certezza che le cose della loro vita sono loro stessi che si abbracciano, avvolgendo le braccia attorno ai propri corpi magri e fiduciosi.

Guardo i riflessi della luce nella stanza. Il fuori delle undici oggi è un braciere. La brace cuoce le ombre sulla parete di fronte alla finestra che è un camino acceso. La linea che disegnava le figure si scioglie. Una idea nuova si realizza secondo le linee guida del pensiero: un mare di latte sul pavimento. La precarietà della materia organica oscilla ma tiene la biologia fissata alle proprie funzioni speciali e differenti. Penso: le funzioni sono forme di organizzazione che costituiscono i fondamenti. Poi penso: una delle funzioni della materia cerebrale è il pensiero. Per questo siamo certi che esso origina dalla materia ed è escluso che la sua natura sia spirituale.

La coscienza, rincuorata dalla scoperta che la base dell’essere è la clinica di una certa speciale funzione del copro umano, può tornare alla preistoria. Homo Erectus, Homo Abilis, Homo Sapiens, Homo Sapiens Sapiens. Da Homo a Uomo. Vado nella preistoria verso il punto in cui la preistoria si ferma, perché incontra la nascita dell’uomo dalle specie precedenti, morfologicamente identiche, ma non ancora dotate della funzione biologica della vitalità.

Uso l’idea della vitalità. La vitalità non è pensiero. Non deriva dalla materia (come diciamo del pensiero) poichè essa è una funzione biologica che resta implicata dentro le fibre della materia, è differente dal pensiero ed è precedente al pensiero. La vitalità è la funzione della biologia cerebrale che consente che la risposta neurologica allo stimolo della luce sulla retina, non componga solo l’arco riflesso senso-motorio della chiusura delle palpebre, ma sia anche origine di una azione globale dell’encefalo che acquisice la capacità di immaginare.

La capacità di immaginare è certezza di oggetto in assenza della percezione dell’oggetto. La biologia che ha sviluppato la funzione della vitalità ha la nascita dell’uomo. Quella specie realizza l’origine temporale della preistoria. La presenza umana senza ancora traccia di cronache. Questa popolazione copre la geografia si estende fino a che la vita mentale realizza la scrittura delle cronache quotidiane, i documenti scritti di gesta e gesti.

La vitalità è dunque una funzione che trasforma l’autonomia della biologia inanimata: da autarchia di organismi isolati, a vita mentale che, grazie alla certezza dell’immaginazione, ha la potenza iniziale di essere pur senza alcun bisogno di percezione sensoriale di realtà di un pensiero umano esterno. (Qui si pose l’equivoco freudiano del narcisismo come psicosi congenita del bambino).

E’ vero, però, che se la madre non si presenta con la propria realtà di pensiero, la funzione del pensiero del bambino alla nascita non può svilupparsi. Poiché l’assenza della realtà psichica dell’altro lede il pensiero neonatale, la certezza dell’esistenza umana esterna, alterando una funzione e determinando una malattia. Allora rientra in gioco la vitalità che consente gradi differenti di resistenza all’assenza.

Nella luce della stanza, che ci avvolge in un capolavoro di arte fiamminga, supero l’aritmia del cuore che teme la lesione e dico che comunque, con risposte appena modeste d’amore, il pensiero della certezza d’oggetto si sviluppa. E tornando ad oggi, al da fare dei giorni di festa, mi dico: bisogna ripensare la vicenda culturale di “Istinto di Morte e Conoscenza” alla luce della scoperta della vitalità -che in quel testo è presente- e penso che è indispensabile una comprensione differente della teoria per sviluppare la nascita fino alle sue ultime conseguenze.

Negli occhi della bambina splende il nero delle pupille: nel buio della biologia cerebrale si sviluppa la funzione mentale che è cominciato per la stimolazione della energia cinetica dei raggi luminosi al momento del parto. Il nero della passione dello sguardo segue la luce poi si ferma su di me. Materia animata del volto e materia inanimata delle cose. Penso le parole del pensiero su un fondo nero. La storia del pensiero si estende dalla sua origine materiale alla certezza dell’oggetto.

 

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