Luna Park e Otto Volante


naturalmente


Posted By on Feb 7, 2011

naturalmente

( pre scriptum :  al mondo è pieno di cose che sono la cosa più difficile al mondo, per questo è indispensabile avere accanto persone intelligenti, che accettino il silenzio di tutti gli amori indispensabili per resistere – naturalmente, avere accanto persone intelligenti di quel tipo, è una delle cose più difficili al mondo….)

Devo mettere insieme le cose lasciate in giro. Ho un sacco di tempo, ora che il tempo è scaduto. Non sono morto nella trappola – un guizzo, come sempre! Nella fossa del terreno è rimasto il foglietto della penitenza. Lo ricordo a mente. Posso continuare la caccia al tesoro.

Comincia da ieri -che mi era mosso appena. Frasi brevi per dire le cose. Noi. Lei. E l’attenzione che coglie tutto. Io che imparo qualcosa in più. Che ci vuole modestia. Che si sarebbe dovuti restare a parlare per ore. Forse un giorno sara’ realtà. Per ora ci aiutiamo a non diventare stupidi. E’ molto.

L’insonnia mette accanto notte e mattino, genera un disordine sulla trapunta. Sopra la tela cubista, con il naso al collo, il profumo di donna. Era difficile anche solo avvicinarla, un tempo. Dunque: che si sappia di un fulgore, di uno stridere di capelli nerissimi. Di una vittoria alle corse delle ranocchie, di una felicita’ immotivata.

Che si sappia del funerale della malignità. E’ morta poco tempo fa nel suo alito alla menta. Nel collo di lei all’anice e peperoncino. Amen. E adesso facciamo la rivoluzione che rivoluziona l’assenza storica di rivoluzioni. Odiamo l’odio. Impicchiamo il sarcasmo al silenzio. Ho un evidenziatore verde-mare nella tasca.

La sua voce raccontava una disposizione a se’. Io gioivo. Piccole cose. Il sole di ieri, al parco, alle due. Sta leggendo. Adesso è domani. Guarda le parole. Compiaciuta. Splendente di complimenti. A testa alta. Ripete a mente il foglietto della caccia al tesoro. La felicita -l’intelligenza- stanno in uggia ai più.

L’Antropologia del Luna Park si fa tra la folla festante. Di se non è prevista conferma, se non indirettamente. Non e’ modestia. E’ che nella gerarchia tribale prevalgono le grida dei ragazzini. Nel Manuale di Antropologico dell’ Otto Volante – chiunque tenti una comprensione logica- non è definito ‘buono’.

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i giorni, non tutti, di un mese


Posted By on Nov 24, 2010

i giorni, non tutti, di un mese

La continua lotta di nominare chi amo che è quando la chiamo e non è solo nome e suona ‘si-amo’

Ho illuminato di nero la parte invisibile della luna, vado a dormire con le mani tinte di grafite, sono schermato dal fuori, di certo sognerò.

Un torpedone silenzioso scivolava nella campagna destinazione ‘matisse’.

Se solo sapessi sciogliere sete stirando, solitario, sentieri sinuosi: se se se…ma non evoco normalmente nessun nume. E t’amo!

Di nuovo incede senza intercessioni luminosa la sera e lingue nuove, soltanto a noi vicine, salutano questi amorosi silenzi.

Ingeborg sta distesa sulla scrivania e sorride. Malina e Ivan non permettono di più. Io che l’amo, lettore postumo, grido.

Mezzogiorno: tutto si piega alla volontà? No, non l’ infinito sorriso. Vedete? – dice. E si allontana. Gira il suo passo – sa d’esser capace – a realizzare la felicità.

Oggi la tua generosità segna un rinascere. “Grazie!” e poi – “Tu!.. non farti mancare niente!” Allora io: ” Disegno oro: se riesco ti dico.”

Prevalenza della consonante “S”. La stabilizzerò nella mente con riccioli. Virgole alate ai lati. Inquadro il senso di un suono con amorose ali. Come quando penso il suo nome.

Il sorriso – e la pietà – di chi vorrebbe, sempre, evitare di amarmi è un tipo di regalo tra quelli che ricevo. Differenti anche ne ricevo. Come se oltre il sorriso e il disamore invisibile ci fosse una promessa. Come mi si volesse persuadere ad essere capace.

Mercoledì, oggi. Vado a capo. Vado a capo. Faccio spazio al candore della riga non scritta.

Qui manca un inizio come si deve. Ha la natura di un sogno al risveglio che non ci dice la propria origine. “… più spesso camminiamo su pietre dolci. Spingono verso l’alto come se camminare avesse dignità di pensiero forza fascino e domani.”

Tu sei più di me e sei prima di me. Tu sei pensiero non pensiero di te. Questa è una delle cose che, sono convinto, l’amore ci induce a pensare. Potrei recitargliele qui, standole accanto. Sotto gli alberi che proteggono la casa.

Questa è un’altra delle cose di cui sono convinto: “Bisogna cercarle le parole,  non c’è alcun dio a offrircele su mani accese. Una parola non vale un’altra.

Dunque la terza di molte cose di cui mi sono dovuto convincere è: “Il linguaggio è ingiusto perchè è tanto più potente quanto è capace di mettere insieme parole disuguali. Condivisione di specie è, anche, avvicinare i dispersi.”

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la sedia dell’olandese


Posted By on Set 28, 2010

la sedia dell’olandese

(ogni ordine è una preghiera certi ordini sono suppliche altri sgangherati cancelli cigolanti dʼun lager di sogni morti altri promesse altri ancora implorazioni solo pochi un comando e più sono gridati più nascono da un terrore pari a quello che suscitano…. ma scendendo di tono e sussurrati svolgono il tema del tempo e del desiderio)

ʻsieditiʼ disse io mi sedetti al cospetto di quanto era già nella sua mente e nella sua mente il pensiero vivo seppure a me sconosciuto era già il dopo

il futuro dellʼamore è lʼaltro che ci sta di fronte e così lʼamore è quello che lʼaltro si aspetta da noi e quello che lʼaltro si aspetta da noi siamo noi nellʼaria tersa del suo desiderio

desiderio è il pensiero coraggioso di un dopo possibile che fonda la cittadella di domani con pietre chiare tutte diverse

lʼamore è un comando una preghiera una supplica che viene da un tempo anteriore che potrebbe anche essere

e siccome richiede la pazienza splendente di mille attimi al cospetto del desiderio lʼamore ha una assoluta competenza rispetto alla fondazione del tempo

e la pazienza splendente è concepibile come realtà di opposizione al giudizio

e la realtà di opposizione al giudizio deriva come conseguenza dal restare mille volte al cospetto di lei

nellʼaria tersa della distanza che ci regala e ci sottrae lʼaltro innamorato che amiamo si svolge la contrattazione disinteressata di una dialettica irrazionale

alla fine della quale non risiede una ulteriore definizione dʼamore ma la caparbietà dellʼazione del prendere residenza in un tempo nuovo

è una mano umida di lacrime prendere residenza nel tempo nuovo

è il saluto di una mano imbiancata dal lavoro che accetta il regalo scabroso del dopo il cui fondarsi sta negli attimi del desiderio

è lʼaddio di una mano che ha finito il proprio compito a chiamare il nostro nome dalla città della di pietre chiare dove il desiderio ci aveva spinto armi e bagagli e la vita intera

ero certo che il compito della mano non doveva essere stato soltanto di distruggere o costruire ma anche quello di serrare con movimenti capaci tutti quanti i lucchetti della disillusione

le parole nella mente le une addosso alle altre svolgevano il loro compito

mani di sconosciuti spingevano uno che dovevo essere io in bilico tra due valige traboccanti di sicurezze

uno spaventapasseri di città che non sa più incutere timore neanche per fortuna a se stesso

le mie camice più belle un poco strapazzate da una frettolosa allegria mi appaiono come le ore di libertà di un clown distratto

ho un clown nella valigia in questo tempo un clown che si addormenta e al risveglio dice “…. volto di donna… “

dice che non è un volto di donna non vi illudete dice ʻ…non è volto di donna è il mio nome…ʼ e non dice il suo nome

per conto mio mi sono messo a sognare quella sua convinzione

e così notte dopo notte sogno la testardaggine del clown che il volto di donna ricordato al risveglio sia il suo nome

mi sono trovato mille volte al cospetto dellʼaltrui desiderio mille volte innamorato di chi mi amava restavo in silenzio al cospetto del dopo

scoprendo che al dopo si arriva attraverso lʼaria tersa di una differenza irriducibile

al dopo ci spinge  – armi bagagli e la nostra intera vita –  il desiderio altrui

problematico era sempre il restare sul confine del tempo inaugurato dal desiderio forse avrò realizzato inconsciamente la convinzione testarda di un clown distratto

forse sognavo il volto di donna ma ricordavo solo di aver sognato il mio nome e non mi prese mai lʼamore per la ʻfiguraʼ

rimasero possibilità indefinite perché lʼassenza della figura lasciava libera lʼimmagine del movimento dinoccolato di un pagliaccio colto nelle sue ore di libertà

in questa libertà che non è riposo una figura un volto e una diversa bellezza tracciano un limite alla paura

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