migrazioni


Già tutto è premesso cioè ‘sognato’. Un limite è quel taglio rosso, le due labbra di una fessura che ci traversa le giornate. Sappiamo con certezza che il pensiero -che immagina più di quanto è nel mondo- non riesce a immaginare come possa essersi determinato dalla biologia grossolana proprio lui, il pensiero, con quella sua natura di pulviscolo dorato sottile. Ma d’altra parte, per consolazione, se la fessura è limite essa è anche un ulteriore aggiunta al nostro modo di essere poiché nello spazio della scricchiolante faglia tra l’incapacità a definire la natura data del pensiero e la sua eccedete potenza vive la coscienza indicibile di noi. E dal fondo invisibile di quel crinale che è il taglio, dalla vetta di una montagna rovesciata di silenziosa energia sale su la certezza che tutto il reale è già continuamente sognato, quotidianamente è progettato e ipotizzato il reale ulteriore. Sono, mi dico, generazioni di uomini sul mare che cantano le onde delle migrazioni di sempre. La pre-storia, le invasioni barbariche che popolano e ridefiniscono confini lungo una geografia della fame, della diseguaglianza, del grano, del pane, delle flotte di sardine e pesci azzurri, le strade che si snodano sulle tracce di esodi e girano intorno ai ruderi inceneriti di falò al centro degli insediamenti, dove si costruirono città di cori, i primi grattacieli essendo voci di intere popolazioni scagliate in su: ecco, questo è quanto ci precede. I sogni di tutte quelle generazioni contengono noi come siamo: col volo e con la ferrovia a vapore. E ci legittimano comunque.
Ogni volta accade: che continuamente nascendo recuperiamo il già ‘prima’ e siamo ‘subito’ e siamo irreversibilmente e non è dato tornare indietro. Le generazioni descritte fanno di noi una volta per tutte quello che siamo. Poi, dopo, non resteremo per sempre in quel modo. A causa della capacità di immaginare: il destino fatale, l’avvento irreversibile della mente ideativa.

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Posted By on Giu 2, 2014

http://sudterrae.blogspot.com/2011/04/migranti-erano-in-duecento.html

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Sarebbe meglio che tu fossi qua perché da solo non posso fare tutto quello che devo fare devi essere il mio portatore lo sherpa verso la vetta oltre gli ottomila penso che siamo in credito con la nostra costituzione in quanto la pienezza del venire alla luce inonda di eccitazioni fisiche la nostra mente che poi impara e dio trova posto per via delle distrazioni il vuoto è stimolo della assenza e la memoria si pone sulla poltrona e mi parla e lo stimolo della assenza fa pensare che quello che era qua ora è sparito e questo pensiero di fronte a un posto vuoto un letto vuoto una impronta vuota uno zero al posto di una pietruzza dell’abaco di sabbia forse è frutto ed è insieme fantasia di sparizione e chi vuole seriamente cercare i meccanismi dei pensieri dovrà passare attraverso il sole e tenere sotto l’angolo acuto delle proprie gambe slanciate la terra con alberi case monti campanili prati laboratori rilievi miraggi perché non è che dio sia buono e noi impreparati ad accogliere i viandanti noi siamo insieme cavalieri e miserevoli figure nude e come si desume scriviamo per evocare quello che non c’è che dunque sarebbe quello che non c’è ad essere ‘cattivo’ per la sua qualità di assenza ma invece noi lo amiamo a modo nostro lo amiamo con fervore e sicurezza per la così detta fantasia che è una condizione psicologica di eccitazione della sostanza cerebrale causata dallo stimolo della ….improvvisa sospensione degli stimoli. I tuoi occhi distolti da me. Precisamente nello stesso modo come la luce e il rumore del giorno soffocando il sonno creano la fantasia-pensiero che chiamiamo sogno. E così dio stesso è fondato come si fonda una città e una diga. Per coraggio di fidarsi della nostra mente audace. Un vero gigante coi piedi nella collina della biologia mentale dio bontà nostra si ipotizza al lume della terrazza di una fronte intelligente sporgente sulla piscina oceanica del condominio nel quale abbiamo preso dimora appassionata con tutti noi quando abbandoniamo le pretese di controllare mondo e amori e dormiamo. Vedi che siamo soltanto e sempre attese come lenzuoli alla finestra e tendaggi ad asciugare sui prati e tu sarebbe molto più proficuo che fossi accanto perché io non ho mai detto che avrei saputo vivere privo di persone vicino a me ora poi che so comprendere la fantasia e so che si gioca, se ci si ama, a immaginarsi uno senza l’altro creando lo stimolo dei brividi di alta quota e prostrandoci reciprocamente ai nostri piedi e declamando “Tu sei l’Everest la mia montagna la mia cartografa tu dovrai dare nome ai figli come ai picchi delle cordigliere del Nepal che affiorano nella nebbia orfani imbattibili”. Io per adesso ho cercato quasi da solo, non potendo sapere cosa significhi definitivamente avere soddisfazione di te e comunque ignorando del tutto cosa significhi avere soddisfazione di una donna e dunque traversando sale cinematografiche e pagine stampate e strisciando accanto ai roseti vado verso la valle pensando questo pensiero verbale. “…. saremmo disponibili a dio ma essendo capaci solo di sensibilità alle variazioni non siamo mai assolutamente capaci -nonostante quella disponibilità- di concepire amorevolmente l’eterna assenza e così possiamo concepire ipotizzando ma senza alcun amorevole riguardo”. Per la stanchezza di questa millenaria impotenza ci opponiamo innocenti alla tortura e allora l’erotismo dei suggerimenti notturni, evocati per vicinanza dei mondi maschile e femminile a loro volta costruiti con le forme del tuo seno e i tuoi fianchi e le forme differenti dei miei fianchi e di altre mie propaggini peninsulari-…. costruiscono l’idea di fontane e le fontane di sperma e latte allagano e si ha la pienezza della generazione sulla fertile piantagione del sesso serale notturno mattutino quotidiano ripetuto. Vuoi vedere le generazioni in faccia? Devi essere sulla spiaggia dei migranti.

La biologia è origine di tutto specialmente del pensiero irrazionale umano.

È il fondamento dell’umiltà.

Il nero inerme sui barconi fermenta.

Il pensiero vive per lo stimolo delle oscillazioni della linea dell’orizzonte di una patria nuova.

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