uomini


first kiss


Posted By on Mar 12, 2014


Un video virale, ha milioni di visualizzazioni in poche ore e come dar torto ai visitatori ? Un dato decisivo, durante la ricerca nel cespuglio cerebrale che chiamiamo ricerca in psicoterapia, per fermarsi un momento durante la corsa e sedersi su un gradino della via del paese a guardare l’antico borgo e il cielo intagliato tra i tetti e lentamente, dopo tutto quello che potremo pensare per non fare i conti con noi stessi… valutare la confidenza che ognuno ha intrattenuto con il proprio tempo amoroso… che altro? ah già…. la colonna sonora è “We might be dead tomorrow” di SOKO…

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mi manchi


Posted By on Set 27, 2013

Il Mutismo Laborioso Delle Api ©claudiobadii QUADERNI

Il Mutismo Laborioso Delle Api
©claudiobadii
QUADERNI

10 elevato a -35 è la frazione di un metro che designa la scala di misura  più piccola che CREDIAMO POSSA ESISTERE. Poiché sotto quella misura il concetto di distanza perde significato a causa degli effetti quantistici diciamo che il limite di esistenza di scale ulteriormente piccole non è la loro plausibilità ma la loro inutilità. L’estensione di per sé, per quanto piccola, non pone la propria irrealtà. Però ha un fascino il fenomeno mentale della pensabilità del reale esistente per cui dal fenomeno dell’osservazione degli oggetti sensibili fino a scale di misurazione solo immaginabili resta con ostinazione una realtà di estensioni avvincenti. Una possibilità di realtà radicata dentro di noi fino a frazioni estreme di interi ‘dati’. Siamo capaci di mantenere in noi l’idea di una realtà estesa con persistente ostinazione fino a gradi estremi di misurabilità. Con testardaggine simile persiste l’idea di te nella mente mia fino ad oggi che sto affacciato alla terrazza dell’attico. Scruto le colline che disegnano l’anello sopra l’acceleratore. Cercando la tua figura in avvicinamento. Ci invidiano d’essere quasi troppo vecchi per tutto questo quieto fervore. Che è tuttavia evidente non si sa se per la sua quieta potenza o il temperamento del suo calore. Alla nostra età questa evidenza è una sfacciataggine. Ma abbiamo sovvertito lo schema. Sistemato la libreria sui volumi della biblioteca comunale. È tempo degli unguenti profumati. Essenza. Base. Pelle ben lavata. Prendersi a cuore. I balsami addosso. Maglioni tessuti di profumo di lana. Profumi persistenti. Guardare con una vista guarita. Chirurgicamente. Trasparenza e accettazione. Essere ben disposti. Non abbiamo in mente i processi di montaggio produzione e vendita. Noi facciamo l’accumulo di capitale sulla linea di demarcazione dove la biologia epidermica fruisce di un’economia di frontiera. Molecole addossate a molecole infiniti confini sovrapposti e microscopici filtri porosi. La pelle ha la mimesi dell’integrità e della continuità per la esatta coerenza dei margini. Nutrimenti. Psoriasi scomparse. Altri mali in gioco tra difficili diagnosi e sperimentazione farmacologica. Resistiamo cento anni da questa parte della trincea. Realizziamo il sogno del pioniere e del giovane colono. La fisica ha spogliato gli alberi della passeggiata ti scrivo allora sotto segmenti di fil di ferro chiaro attraversando i reticoli dell’ombra dei rami sul foglio e con mano ferma come il cuore che ti pensa. C’è nel pioniere e nel colonizzatore singolo un romanticismo illetterato e non letterario. Un animo simpatico e nodoso come il legno degli alberi spogli di questa via. È insieme un ricordo di quello che dovrò fare stamani e domani per sempre. E con il ricordo degli impegni futuri è tener a mente di vivere. Mi manchi. Così vivo l’avanzamento dei lavori. C’è nell’animo di giovane pioniere che è insieme un contadino di frontiera la curva dell’orizzonte che si alza al centro dello sguardo e declina a destra e a sinistra dove rotolando si ammassano le cose inutili del viaggio. Mi è arrivata una tua lettera portata dalla carrozza postale come una regina. La distanza via via che avanziamo invecchia le cose che abbiamo lasciato là. Sei diventata una donna adulta che scrive d’amore baci e suoni e si offre di riuscire a soffrire per l’assenza di viaggio di chi ama. Mi manchi. È un coro mattutino che cantiamo tutti insieme. Il canto dell’esodo. Le foglie cadute è per il freddo. Le leggi biologiche floreali trasformano il paesaggio e tutti noi come se questi alberi nudi ci tenessero allo spiedo sulla brace dei sassi ghiacciati. Mi manchi scende dal cielo sono foglie e neve coprono la pavimentazione di bruno chiaro. La fisica dell’attrazione terrestre mischia foglie e neve abbiamo una estesa tessitura annodata sotto le scarpe a perdita d’occhio. Mi manchi si estende rassicurante a domani e dopo per sempre. Come un impegno. Abbiamo di fatto contratti redatti con inchiostro su pergamena come nei film ma con minore enfasi scenica. Il ricordo dei nostri amori è uno sfondo variabile inadatto alla recitazione. Più che altro con questi rami metafisici contro le strisce luminose del cielo è il mutismo laborioso di un ape che rappresenta il presente senza te.

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Nero di seppia - genesi dell'immagine dalla figura. (-3)

Nero Di Seppia Genesi Dell’Immagine Dalla Figura Percio’ Detta ‘File Numero -3’

Poi andavamo a leccarci i baffi con la notte al nero di seppia. La relazione della luce con lo spazio esprime una notevole asimmetria tra le frazioni di tempo e le distanze corrispondenti percorse. Ma l’esistenza di tale relazione tiene lontani i saccheggiatori. Dio sta -se proprio deve ‘stare’- nella sottigliezza del confine che si ripropone costantemente. La non esistenza del divino non è una conseguenza della nostra scarsa immaginazione. È che immaginare è entrare in conflitto con l’irrealtà e il non essere. Il dolore che distrugge la pazzia costringe a nominare i mostri e li chiama al di qua toglie loro l’irrealtà che pretendono per restare fuori di noi.

Misi nelle tue palme aperte i mostri miei di quei tempi. Sapevo che la femminilità poteva diventare possibile ad un uomo senza perdita dell’identità sessuale. Che un uomo poteva essere una donna differente da te. La conclusione attuale mi consente di pensare in modo differente da molti anche se non isolato. Mi pare che proprio il molto religioso pensare escluda di rassegnarci al destino di sottostare alla prepotenza della natura ineffabile di una eterna presenza.

Poiché l’eterno è inesteso certi pongono l’espressione della fede in tale apparentemente leggera inestensione della divinità. E delirando mettono fisicamente il vuoto dell’irrealtà di quel ‘pensiero’ nelle cariche esplosive dei loro giubbotti imbottiti. Secondo una mentalità schizofrenica che ‘pensare è fare’. E ‘fanno’ -fuori- la presenza del divino che però è inesteso e nello scontro con la fisica dei corpi  fa la strage nelle moschee nelle chiese e nei mercati. Non altrove si fanno tali stragi se non nella malignità che si annida dietro l’apparente chiarore del pensiero spirituale. Bisognerà fare a meno di questo estremo volere ospitare tra le pareti delle nostre città l’eternità inestesa. Poiché non fosse altro che per sola osmosi verremo ‘salvati’ solo in stragi tutte uguali dentro le vie di quegli agglomerati.

La luce di ieri dei riflessi del sole nel mare ben ordinato tra le banchine del porto ha una genesi da una energia che trasforma la natura della materia. Nelle relazioni spazio tempo ci sono frazioni iniziali ridotte all’idea sostanziale di ‘tempo’ che c’è comunque. Vuol dire che non c’è mai solo tempo. E non c’è mai solo spazio. E non c’è mai solo dio. E non è ‘dio’ ciò che ‘non può’ essere solo poiché cade tutto intero dentro il buco nero della domanda di cosa facesse prima di decidersi alla creazione.

L’origine materiale della vita mentale nella specie umana designa possibilità perinatali di pre/figurazione. Immaginare è un’innocenza che non si deve perdere poiché non è vero che porta alla uguaglianza tra colpevoli invece solamente alla tarda decadenza delle intese sociali alla complicità tra ottusi. La perdita di innocenza è giustificata ed augurata tutta intera nel pessimismo marxiano una teoria troppo debole sotto la lampada oscurante della ipotesi del peccato originale. (*)

Cantavamo stanotte nel sogno che nessuno che avesse complessità di pensiero stava prima della luce.  Era l’Università e capitava che dalla scolastica derivasse un procedere di indagini e balli in piazza medievali. La strega del paese camminava col cartello alto sulla testa “Ho in mente la scrittura di altri romanzi a partire dai segmenti incidenti e riflessi del sole sul mare”

Svegliandomi dunque viene alla coscienza “Se la luce non è istantanea….” e dolorosamente “Ti avessi qui che non mi hai mai più scritto una riga“.

La coscienza del risveglio chiama sogno ciò che fu e che resta impigliato nella rete della materia estesa. Le parole del ricordo come alghe. Il metabolismo respiratorio mentre ti racconto del caffè al pepe consuma le approssimazioni a certe felicità: truffaldine in-felicità.

Metto giù la genesi opposta passando dalla figura all’immagine. Per questo uso il segno meno. Per mandarti dietro dormire nel mio passato galleggiare leggera sulle mie spalle dimagrite. Come io avevo sognato dentro la tua storia contraria a quello che eri poi diventata.

Alla velocità della luce è una proposizione non più così complessa il sapere di immagine e figura. L’immaginazione disegna la figura tracciando limiti tra le cose rappresentate nello spazio con linee immaginarie. Perché ora è chiaro che una cosa immaginaria non è immateriale. Non è inestesa. Semplicemente essa ha la consistenza del pensiero.

(*)Antropologia e ontologia sono parole dolenti dunque per adesso e chissà fino a quando. Questo è vero. Tuttavia intanto è possibile pensare che dio non stia nella irrealtà del senza luce che privo di riflessi -dunque di durata- appiattisce i mondi fino all’istante unico in cui non si esercita più alcuno scambio biochimico che mi lasci pensare ad un qualsiasi posto in cui risiedere io stesso per la durata dell’attimo. Potrei scongiurare l’irrealtà chiedendo di esistere per il tempo che la luce impiega a percorrere il metro di pavimento su cui mi elevo.

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Nero di seppia - genesi dell'immagine dalla figura. (-2)

Nero Di Seppia Genesi Dell’Immagine Dalla Figura Percio’ Detta File Numero -2
©claudiobadii
QUADERNI

Lo splendore di un riflesso sul mare manda lampi che tagliano viva la mente suscitando l’idea del suono della parola ‘luce’.

Dopo la poesia il pensiero umano differente ha il suo splendore reciproco a quello esterno e realizza che il riflesso conferisce alla luce di ‘andare’ e ‘tornare’. “La luce non è istantanea poiché ha una velocità” – diciamo immaginando – “qualcosa oltre la bellezza” . I bagliori di ieri quando i nostri piedi nudi guizzavano come pesci d’aria sopra i pesci guizzanti sotto il pelo dell’acqua del molo. E concludiamo che “Se la luce non è istantanea allora l’eternità non ha alcuna estensione.

La velocità della luce la rende una realtà fisica certa. Impedisce di pensare il senza tempo verso cui tutti dicono convergano le linee di sviluppo delle glorie e della miseria. L’entità di quella velocità ci tiene al mondo. Senso di andare e venire poiché andare e tornare dell’amore non è né mercedestino. Andare e venire l’inciampo dell’abbraccio e la scoperta d’uno zaino rosso sulle spalle di innamorata. Acquisisco poco a poco nel rapporto di quasi trenta anni una mente stralunata e trasognata di una donna dei barbari. Specie combattente che si dà forza non criticando i paradossi.

Chiamando gli oggetti della scoperta e i figli con speciali nomi. La mente dà consistenza al rapporto dello spazio con il tempo nelle periferie dell’universo prossimo. Diciamo che per evitare l’irrealtà deve esserci un limite di 300.000 chilometri/in un secondo. Per esserci non solo spazio e non solo tempo. Un secondo per quanto poco è secondo quella imperfetta simmetria subito lontanissimo. Il secondo che misuro al polso si estende dove la rappresentazione visiva lascia spazio all’immagine di un amore andato oltre l’orizzonte che non fa angoscia tanto si è appurato la terra è una sfera.

Ma più ancora se mi volgo appena a ricordare d’essere sempre anche un poco da solo. Quanto tempo impiega la traiettoria luminifera dello sguardo per volgersi a te? Nel tempo che chiuderò gli occhi sarà tutto compiuto acquietato addosso alla traccia della figura. Poi dirò a tutti che sei bella. Avrò l’esigenza di parlare d’una visione. Di un intervallo che è alla fine della Via Di Casa Nostra. Ammesso di poter pensare trecentomila chilometri al secondo. In quanto tempo la stessa luce traversa lo spazio che ci separa quando ti guardo?

Questa misura è comunque ancora poesia. In fisica si misura con tali frazioni di tempo la distanza tra nucleo ed elettroni ma anche il diametro dei nuclei. Un secondo per compiere trecentomila chilometri e allora quanto tempo per traversarmi il cuore con la freccia? Eros era l’unico dio armato. Possibile avessero intuito che era padrino del tempo di intervalli sofisticati? Certe misure di rapporti sono quanto abbiamo sottratto a dio nel momento che la luce battendo la retina realizza la certezza del cominciare. L’eccitazione della retina alla nascita fa la nostra congenita distanza dalla inestensione (irrealtà) del divino. Il genere umano non riesce mai a cadere nella definitiva perdita morale. Non è caduto nell’ultimo fatale destino di aver bisogno del perdono per sempre. Abbiamo dissacranti dubbi. E’ a causa dell’estensione.

L’attività mentale derivante dalla stimolazione massiva della retina alla nascita è una veranda sul mare. Così poi era naturale che andassimo a leccarci i baffi con la notte al nero di seppia. Ricordi?

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nero di seppia (-1)


Posted By on Set 24, 2013

stilita

Nero Di Seppia (-1)
©claudiobadii
QUADERNI

Lo splendore di un riflesso sul mare manda lampi che tagliano viva la mente suscitando l’idea del suono della parola ‘luce’. Dopo la poesia il pensiero umano differente ha il suo splendore reciproco a quello esterno e realizza che il riflesso conferisce alla luce ‘andare’ e ‘tornare’. Se la luce non è istantanea allora l’eternità non ha alcuna estensione. La velocità della luce la rende una realtà fisica certa. Impedisce di pensare il senza tempo verso cui tutti dicono convergano le linee di sviluppo delle glorie e della miseria. L’entità di quella velocità ci tiene al mondo. Senso di andare-venire privi di merce. Uno zaino rosso sulle spalle di innamorata stralunata e trasognata. Barbara combattente la specie nostra si dà la forza evitando ogni critica dei paradossi. Il credere eterno viene sbalzato dalla consistenza del rapporto definito come 300.000 chilometri/in un secondo. Per quanto ‘poco’ il tempo definito un secondo sbalza lontanissimo l’orizzonte all’improvviso. Il secondo che misuro al polso cardiaco si estende dove la rappresentazione visiva lascia il posto all’immagine di un amore andato oltre via che non fa angoscia tanto si è appurato la terra è una sfera. Ma allora quanto tempo è un metro nella vita fisica della traiettoria luminifera del primo sguardo? Nel tempo che chiuderò gli occhi sarà tutto compiuto. E la traccia della nascita resta. Essa è quanto abbiamo sottratto a dio nel momento che la luce battendo la retina realizza la certezza del tempo. Stabilisce la misura della nostra distanza da una qualsiasi perdita morale di noi. Esclude un deficit congenito come peccato contro l’eterno. Spazializzazione del pensiero la nascita è una veranda sul mare. Poi andavamo a leccarci i baffi con la notte al nero di seppia.

 

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