nero di seppia (-1)

Posted By claudiobadii on Set 24, 2013 | 1 comment


stilita

Nero Di Seppia (-1)
©claudiobadii
QUADERNI

Lo splendore di un riflesso sul mare manda lampi che tagliano viva la mente suscitando l’idea del suono della parola ‘luce’. Dopo la poesia il pensiero umano differente ha il suo splendore reciproco a quello esterno e realizza che il riflesso conferisce alla luce ‘andare’ e ‘tornare’. Se la luce non è istantanea allora l’eternità non ha alcuna estensione. La velocità della luce la rende una realtà fisica certa. Impedisce di pensare il senza tempo verso cui tutti dicono convergano le linee di sviluppo delle glorie e della miseria. L’entità di quella velocità ci tiene al mondo. Senso di andare-venire privi di merce. Uno zaino rosso sulle spalle di innamorata stralunata e trasognata. Barbara combattente la specie nostra si dà la forza evitando ogni critica dei paradossi. Il credere eterno viene sbalzato dalla consistenza del rapporto definito come 300.000 chilometri/in un secondo. Per quanto ‘poco’ il tempo definito un secondo sbalza lontanissimo l’orizzonte all’improvviso. Il secondo che misuro al polso cardiaco si estende dove la rappresentazione visiva lascia il posto all’immagine di un amore andato oltre via che non fa angoscia tanto si è appurato la terra è una sfera. Ma allora quanto tempo è un metro nella vita fisica della traiettoria luminifera del primo sguardo? Nel tempo che chiuderò gli occhi sarà tutto compiuto. E la traccia della nascita resta. Essa è quanto abbiamo sottratto a dio nel momento che la luce battendo la retina realizza la certezza del tempo. Stabilisce la misura della nostra distanza da una qualsiasi perdita morale di noi. Esclude un deficit congenito come peccato contro l’eterno. Spazializzazione del pensiero la nascita è una veranda sul mare. Poi andavamo a leccarci i baffi con la notte al nero di seppia.

 

1 Comment

  1. Che meraviglia le verande! Luogo geometrico della possibilità, ti coprono il minimo indispensabile, senza chiuderti a non poter sentire il vento né falsare la luce dei tramonti. Quasi nulla ho amato di Baricco, ma quando tanti anni fa scrisse del “porch” come di un luogo “epifanico, da epiphaneia, rivelazione”…beh, quello sì. “L’anomalia del porch è quella di essere, al contempo, un luogo dentro e un luogo fuori. […] E’ una zona franca in cui l’idea di luogo protetto, che ogni casa sta lì a testimoniare e realizzare, si sporge oltre la propria definizione e si ripropone, quasi indifesa, come per una postuma resistenza alle difese dell’aperto. In questo senso esso sembrerebbe luogo debole per eccellenza, mondo in bilico, idea in esilio. E non è escluso che proprio questa sua identità debole concorra al suo fascino, essendo incline, l’uomo, ad amare i luoghi che sembrano incarnare la propria precarietà, il proprio essere creatura allo scoperto e di confine”

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