matematici


matematici dolomitici


Posted By on Dic 21, 2015

I matematici sono i più grandi poeti. Senza misticismo profondi. Con chiarezza isolati. Senza rimpianti svettano sulla limitatezza. Non si arriva gridando per le strade dirette alla cima. Non c’è un campo base. Non successivi bivacchi. Si va dalla valle al cielo. Il vertice è una stella neanche l’avventura di salire fosse l’albero di natale. Sopra, una volta lassù, è solo oro in filigrana d’aria.

Vanno a cercare soluzioni molecolari sospirando lungo mulattiere: sviluppano ipotesi di ri-legittimazione. Respirano dilatando la base del torace faticosamente e sorridono mostrando labbra sanguinanti e denti da predatori.

Mordono le nuvole. Quasi assiderando, felici per l’ascensione, parlottano del ritorno e delle facce ghignanti dei valligiani. Vivono il trionfo diversamente da tutti. Stanchissimi sempre festeggiano con gioia feroce la preda di metà strada. Non sanno se riusciranno anche a tornare perché quello che viene è il precipizio. Ma solo così batte la mano sui fianchi l’armonico tremante gelo.

Hanno infanzie differenti da tutti e soltanto in atmosfere montane rarefatte i racconti primitivi echeggiano nuovamente. Sono loro necessarie smisurate dimensioni a ricordarsi leggeri e tiepidi sotto le coperte nella notte.

I matematici sono nati e cresciuti in baite. I loro corpi innocenti muscolosi e ruvidi sono incisi su sfoglie di roccia. Ballano e ridono intorno alle soluzioni di quesiti impossibili. Nessuno tranne loro ha la minima idea di quanto sia indispensabile tracciare formule risolutive.

Pensavo fossero freddi e distaccati ma ora li considero attentamente rigirandone le strategie di calcolo sul palmo della mano come da ragazzino mi capitò con una conchiglia incastonata in un insignificante frammento roccioso di fondo marino diventato dolomite.

Read More