oggi


una mente senza ambizioni


Posted By on Ago 7, 2016

Nel far bene le cose mi sono perso quasi tutto quello che c’era da fare e da prendersi. Mi è parso inevitabile. Non so come, non ho avuto interesse: come non ci fosse altro che questo fare le cose che avevo preso l’impegno di fare. Forse ho un animo misero senza ambizioni. Non mi pesava. Almeno così mi sembra. Dimmelo tu. Che ho coinvolto in questa semplicità priva di sfarzo. Se è stato giusto e va bene o ingiusto e ti ho tolto quello che ti spettava. Io non so se sia stato un bene o un male. Certe cose hanno prevalso. Forse non le cose più importanti. In questa lentissima vacanza durante la quale guariscono organi che si erano ammalati (perché il corpo oppone la propria realtà fisica alla confusione del pensiero) guidi tu e pensi tu a tutto e disponi di me ed io ascolto. Ma anche dopo non mi metterò più a pretendere comportamenti virtuosi. I vecchi (o in ogni caso gli esseri umani da un certo momento in avanti) debbono farsi carico di consolare e non di minacciare od esigere. Esclusa la fatica delle pretese correrò sulla due ruote verso l’orizzonte dietro casa come un angelo su un arazzo. Così mi vedrai arrivare: sudato e senza la forza di volontà di impormi più dopo la fatica. Mentre mi ristorerò con acqua e vitamine i pensieri si scioglieranno nelle fibre muscolari stirate esili sotto la pelle. Avendo badato a perdere peso in eccesso non ti dovrei essere di intralcio quando vorrai toglierti davanti gli ostacoli. Intanto, camminando lungo il porto sul fiume, cerco di rappresentarmi nuovi modi di lavorare per i prossimi anni. Magari cambierò l’accordo del mio impegno con chiunque. Per non continuare a lasciar perdere tutto il bello che ho trascurato fino ad oggi. Un oggi che tuttavia, restando dentro questi angusti limiti di qualità, mi ripaga interamente di tutto.

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l’origine antica di oggi


Posted By on Feb 12, 2016

Peter Doigt (copyright)

Peter Doigt
(copyright)

Cose di oggi esiti di cause antiche. A questo, continuamente, assistiamo. Urla di rabbie mai esaurite si sfogano. E lo sfogo non riduce di nulla i motivi di quel sentimento di delusione. Risa nascono per ingiusta allegria. Teniamo a braccetto impressioni sentimentali che non sanno dirci da dove mai provengano, ma è l’umanità che condivide il proprio tempo con popolazioni antiche. Ci sono -che sfioriamo nei centri abitati- attimi familiari su volti di sconosciuti. Persone con le quali ci pare potremmo intenderci le sfioriamo e le lasciamo sfilare via. La coscienza in quei momenti, velata di parole di seta e lino si volge intorno come vento di mare e di collina tacendo. E brucia (rovente) la pelle del viso; o irrigidisce, gelata, i muscoli; o trasforma in spine di ghiaccio la linfa che scorre lungo i polsi e le caviglie.

Solo raramente straccia l’imbarazzo e, nuda, sguscia per strada e si arrampica sulla facciata delle case del quartiere dove ci siamo arrestati per abbracciarci e dire, senza pensarci tanto “sei bellissima” e “sei bellissimo” seriamente intenzionati a non lasciar perdere niente di quanto si potrà avere, oggi. Che non è oggi, è antico: e dall’antichità prende lo slancio.

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