i giorni buoni


i giorni buoni


Posted By on Dic 14, 2015

Persone che affluiscono nelle ultime ore del giorno. La stanza ha dodici posti. Divani, vecchie poltroncine sfondate, seggiole di legno. Il centro è una piazza irregolare e variabile pigiata tra le stesse persone che la affollano e ne definiscono i contorni. Non c’è più nulla da dire. La ‘cura’ è finita da un po’. Non un giorno preciso. Tempo fa. Le persone continuano ad arrivare senza un motivo. Vengono e si siedono e poi qualcuno dice qualcosa di approssimativo. Un sogno o una riflessione. Non c’è più l’urgenza di un tempo. Tutto ruota attorno alla piccola piazza rosso scuro di piastrelle di cotto. Bisogna liberarsi del tempo che ci ha portato fino ad oggi. Fisso il pavimento dove non si è seduto nessuno. Ascolto distrattamente i racconti. Basta un suono o l’accento di una parola per farmi un’idea. Rispondo partendo da un frammento delle singole proposizioni. È un modo non definitivo. Non si devono attribuire agli altri i pensieri suscitati in noi dalle loro parole. Penso ad alta voce. Esponendo la costruzione di una proposizione ulteriore. Non sempre si arriva a qualche conclusione. Si è imparato a farne a meno se è necessario. È necessario fare a meno di quanto ci sfugge per un nostro difetto di comprensione. A volte invece va meglio di così. E sembra di procedere spediti. Sono le sere buone. I giorni allegri. Quando si pensa che tutto quello che è stato fino a là è valso la pena. Anche la stanza pare più grande.

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