madre-bambino


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Posted By on Giu 12, 2012

Curiosa la scelta dell’immagine di Duchamp. E’ un’opera futurista che gli fa prendere le distanze dal Cubismo.Il Futurismo è progresso come la Medicina. Nel Prog-Futurismo vale il nudo e puro concetto, niente fantasie e fantasticherie della metafora. L’allegoria didascalica era la Tv ipnotica di Dante e della chiesa e Duccio, interprete costretto a soddisfare reciproche magniloquenze: le sue e quelle dei papi imperatori.” (Simone)

Riprendo rispondendo a modo mio, cioè senza una reale consequenzialità logica al commento su un “Nudo che scende le scale” di Duchamp e la “Maestà” di Duccio da Buoninsegna. Rispondo al pensiero di interesse. Le liturgie dell’allegoria e l’accelerazione verso il futurismo per emanciparsi e affrancarsi dal cubismo. Una interpretazione andrebbe a cercare le metafore, le finalità contrastanti del pensiero, la rivelazione di un guasto etico nella proposizione del medio fascismo cui il futurismo apre. La letteratura si appropria delle funzioni. Del sorriso e le grida. La madre, il padre, il potere hanno leso? Il medico deve agire là di fronte. Dire: la prima volta che sei cambiato, la seconda volta che sei cambiato. Dire: è curabile. Dire: è cronicità.

Un programma di lavoro sulla vita psichica implica l’accordo che uno stato di realtà del pensiero non ha la propria validità nella corrispondenza intuitiva con uno stato di realtà della realtà. L’idea di realtà non è la realtà. Non ci sono altri modi di dirlo. Ne consegue che la scienza del pensiero è la medicina e non la scienza del mondo delle energie e dei pianeti e degli animali e le piante. Tanto meno le scienze umane. Il sacerdozio della letteratura e la poesia e quello delle arti ha il mondo dell’etica e della bellezza insomma ha la filosofia. Una filosofia non è la realtà generale del pensiero anche se riflette sul pensiero. Il benessere (la salute) non è la felicità. La bellezza della salute non ha la commozione della creazione.

C’è un modo scuro di ombre freschissime. Un sangue fluente. Un formicolio di toni muscolari in fermento. L’acqua e il latte. Un vivere lontani di cellule periferiche. La circolazione l’ossigenazione la respirazione il tatto e la sensazione del freddo e il movimento di cercare nel fondo profumato dell’armadio il maglione colorato. Il pensiero è fisico e muscolare sensoriale e sensibile irritabile confidenziale la prima e la seconda volta che si cambia la terza volta il fallimento lungo e malato la cura il senso pesante del tempo l’unità isolata di una sola ulteriore occasione che si cambia ancora. Sulla spiaggia si sta immobili e leggeri sotto una quantità smisurata di luce.

La espressione ‘realtà fisica’ non è esattamente identica alla espressione ‘fisica’. Quest’ultima è più densa per contenere una specificità. ‘Fisica’ è una organizzazione della materia non una opinione sulla materia. Fisica è una organizzazione della realtà materiale. La fisica dei sistemi biologici è una fisiologia. Cioè una organizzazione da cui derivano certe funzioni. Una organizzazione che consente una attività. La trasformazione fisica della realtà biologica è la trasformazione di una funzione l’acquisizione di un modo nuovo di funzionare. La malattia è una perdita o una alterazione di funzioni.

Le leggi che governano il mondo materiale sono idealizzazioni astrazioni pensieri senza attriti che guadagnano in potenza mentre si allontanano dalla realtà di un universo pieno di fango e polvere di stelle. Il punto di transizione da un sistema ad un’altro cioè una rivoluzione scientifica è il passaggio tra due stati di realtà del pensiero mentre non si è mossa di un millimetro la realtà della realtà. La trasformazione degli esseri umani è una comprensione diversa del mondo. All’opposto: senza perdita nè guadagno di materia la malattia non ha nel campo della mente alcun riferimento metaforico alla patologia delle funzioni non-mentali.

L’idea di realtà psichica è stata a lungo come di una cosa a sé, di un territorio che spesso si identifica con una realtà misteriosa con regole a parte. Ma dato che il pensiero è realtà di una realtà fisica esso è una fisiologia e un modo. Non ha una porzione di materia cerebrale riservata: aree mute e aree cantanti fanno un pensiero. L’idea di silenzio implica altrettanti scoppi sinaptici del racconto di una festa. L’esitazione nel dire le figure di un sogno appena distinguibili al risveglio è una azione globale di luce e ombra di aree contrastanti. Molte vengono fatte tacere ma il loro scarso consumo di ossigeno è un potente suggerimento.

Le parole e il movimento umani agiscono sulla fisica della biologia cerebrale. Tutto in verità agisce continuamente sulla vita mentale che non è dunque concepibile  separata dal mondo esterno umano e naturale. L’io ovviamente non è un mediatore. Esso (la funzione che esso è) mantiene la continuità tanto  meglio quanto più è profondo e inavvertito. La lotta non è dell’io eroico. La lotta, l’azione non è letteraria tanto quanto le azioni quotidiane degli uomini non profumano di incenso né hanno tuniche di liturgia. Si procede per salti con quello che si dice. Il primo amore che è come cambiare definitivamente da prima. La seconda poi la terza volta che si cambia perché si capisce diversamente. La quarta volta che si cambia. Mentre si cammina. Così via. La vita intera.

A modo mio, senza una immediatezza logica al commento su un “Nudo che scende le scale” di Duchamp e la “Maestà” di Duccio da Buoninsegna ho scelto di mettere un particolare della “Maestà”. Il pensiero sensoriale. Una mano di bambino a contatto del volto di una donna. Mi sono liberato del pensiero che la citazione di capolavori di allegorie medievali a carattere sacro debbano necessariamente esprimere una concessione a quelle riflessioni filosofiche, morali, umanistiche estranee alla sensorialità più integrata e potente che la medicina esprime coi concetti di salute e malattia. L’uso delle allegorie di un tempo racconta un pensiero poderoso. Potentissimo.

Illumina l’evanescenza delle metafore dell’interpretazione arida diffusa di attualità. La medicina deve restare poderosa e ingombrante, difficile e impegnativa senza possibilità di essere elusa con fragili scorciatoie concettuali. Su cosa agisce il linguaggio della psicoterapia? E’ la sua correttezza concettuale la sua forza? E’ una formazione? L’approccio farmacologico non ha colpito il cuore dei problemi della malattia. Il pensiero psicodinamico non ha forza sufficiente. E’ la metafora con la cura delle malattie del corpo la debolezza del discorso dell’interpretazione. E’ lo scimmiottamento storicistico portato dall’universo delle sopraffazioni dentro l’uomo l’ideologia. Manca il fuoco d’oro delle vesti delle antiche maestà. Come fermarsi durante la discesa. Restare nuda.

Il discorso si avvia a raccontare che la veste leggerissima il raso adagiato addosso al corpo forte denso di cioccolata e aranci di una donna è scivolato. Che la cecità ad un occhio si è contagiata dall’uno all’altra. E’ la passione di vedere insieme un occhio per ciascuno a fare due non in una dipendenza ma in un legame trasversale. La prima volta che sei cambiato. La seconda volta che sei cambiato. La terza la quarta e la quinta volta che sei cambiato. La malattia è una perdita o una alterazione di funzioni. Non è come nella salute quando zone azzurre di materia cerebrale vengono fatte tacere perché il loro scarso consumo di ossigeno sia un potente suggerimento.

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