reti neuronali artificiali


reti neuronali artificiali


Posted By on Ott 10, 2015

“Le reti neurali artificiali (ANN) sono computer progettati per simulare il cervello umano. Esistono dagli anni Cinquanta, ma nel giro degli ultimi anni hanno fatto incredibili passi in avanti nel riconoscimento immagini. Le reti sono composte da “neuroni” software-based, che comunicano e alterano i propri punti forti di connessione per riflette i risultati dei loro calcoli, proprio come fanno i neuroni veri. Questa adattabilità è ciò che rende le ANN speciali. È il motivo per cui sono in grado di imparare. Una rete neurale convoluzionale, il genere che Google ha usato per creare queste strane immagini, è composta da strati di neuroni che inviano messaggi sulla base di una catena di comando, interpretando le informazioni con sempre più dettagli e astrazioni man mano che vanno avanti, così che ogni livello si concentra su un’operazione precisa. Dato che la rete insegna a se stessa cosa fare, cosa succeda esattamente in ognuno di questi livelli rimane quasi del tutto un mistero. Google non sa quali percorsi precisi prendano le informazioni, né come funzioni la “suddivisione del lavoro” tra i livelli.”

Non c’è una corrispondenza biunivoca tra funzione e azione tanto precisa da consentire di saper come sarebbe possibile invertire quanto succede e tornare dall’azione a quella precedente. Parlo di azioni di pensiero. Sapessi come mi era venuta in mente una cosa, ma soprattuto come ne era scaturito il successivo pensiero, potrei tornare a piacimento a rubare frutta sull’albero saltando qua e là tra i rami. Dunque non resta che esser certi che il pensiero vive nella complessa rete di relazioni coincidenti e coesistenti. Non resta che trovare consolazione nella simultaneità dello stormire di foglie della chioma d’albero del sistema nervoso centrale. Ma allora la crisi della corrispondenza biunivoca, il mistero di ciò che accade in ciascuna delle unità anatomiche corrispondenti alle funzioni (idee) è anche una libertà. Non voluta.

Preferirei essere schiavo delle successioni prevedibili? Come ti viene in mente? Appunto. Allora c’è una spinta e dopo ….. Carrelli di miniera pieni di energia non raffinata. Cigolìi che rimbalzano lungo le pareti delle gallerie. È la natura fisica della realtà che realizza in ogni punto una libertà di scelta delle proprie condizioni ulteriori tra le molte possibili. La accuratezza con cui si verificano i fenomeni psicologici lascia trapelare solo approssimativamente il comportamento biochimico dei flussi elettrochimici nei nidi cellulari alla base delle espressioni del comportamento e dell’ideazione nei (e tra i) componenti la specie. L’empatia, a causa della irreversibilità dei comportanenti della natura fisica alla base del pensiero, non è metodo di scienza. La scienza è semmai ‘modestia’: ci si accomoda su una sedia ergonomica e si misurano immediatamente le proprie insufficienze con una certa compassione di noi stessi.

Capita sempre l’inverno umido in cucina la mattina mentre sale il caffè che va a cambiare i sogni ultimi nel sonno di lei nella stanza accanto. Lo scricchiolio delle ossa ride con matura allegria al chiaro del giorno poiché se è abbastanza presto la prima a presentarsi dal cielo è una luce limpida ancora priva di colore. Il colore è dopo ed è passione amorosa. Il chiaro iniziale invece è più importante perché è presenza che si fa strada trai rami di foreste magiche. La macchina perfetta costruisce universi sopra i quali riflette fino a che la riflessione anch’essa si arresta cioè il processo di consapevolezza di sé non arriva a contemplarsi. Fai conto che dentro l’inorganico (del silicio o chissà quali altre diavolerie di super-conduttori) le interazioni si facciano sottili e aeree tanto che la massa fuggente dei granelli -matrici di esse interazioni- si riveleranno per la riflessione che generano montagne insormontabili o quinte: dietro le quali le forme delle ‘cose’ che entrano si accordano sussurrando per uscirsene poi fuori cambiate: senza un segno estraneo alla loro attualità che solo potrebbe permetterne l’incarceramento in un insieme ampio e generale.  Abbiamo pensieri in costante mutamenti tutti riconoscibili che restano completamente appartenenti alla loro forma nuova e che racchiudono il mistero di che cosa abbia guidato la loro decisione di presentarsi così.

La macchina perfetta avrà imparato ad arrestarsi, a non voler indagare quel mistero? Ad accettare che l’origine materiale delle cose della realtà è un ostacolo insormontabile per l’indagine che realtà della medesima natura dirigeranno su di esse?

Nell’uomo la vita curiosa si rivolge a lungo sulle cose illuminate dalla luce poi si calma e felice del suo destino si addormenta facendo il buio.

La macchina perfetta sarà capace di ricreare per sé la funzione che porta il sonno? Cioè dopo tutto noi avremo la capacità di trovare forme di connessione di materiali inorganici che possano realizzare le funzioni della biologia del pensiero fino al sonno e al risveglio?

La biologia cerebrale costruisce nella mente azioni territoriali fluttuanti per indagare, contare, sistemare oggetti umani e non umani e danza e canta intorno ai fiori e alle persone amate. Guarda osserva e riflette su sguardi e lune. Conta le stelle le molecole di mare le lune e gli sguardi. Distingue forme di danza e di preghiera. Misura con precisione crescente ogni scarto per avvicinarsi sempre più agli oggetti. Nella biologia cerebrale si compie la funzione che indaga la funzione quotidianamente e poi si libera di sé nel sonno e allora pone un limite al tempo. Essa dice, distrattamente, continuamente, crepitando col rumore delle tute gommose dei raccoglitori di oppio tra le piante di papavero: tutto il futuro non esiste ancora perché non si sa prevedere un bel niente, e d’altra parte, se si sapesse prevedere, il futuro esisterebbe ma gelido e inutile. Una mente differente dalla nostra farebbe dunque il brutto scherzo che l’avvenire sparirebbe nell’eternità

E invece la natura fisica della attività mentale impone al soggetto la presenza indispensabile a fronteggiare un pensare la cui caratteristica è che si protende su un tempo (mondo) che va via via immaginando su cui immediatamente, da incosciente, si incammina.

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