uomini ordinari


Mi sono messo a disegnare un albero metafisico con chiome dense come le nuvole. Un albero irreale e ideale. Per aver visto prodursi un ideale dibattito che si apre come si aprono gli occhi e anche come si aprono le mani. Le ripetizioni del tema della proposizione fanno bene alla vita del pensiero. Le liturgie respiratorie dei mantra e della preghiera ripetuta e le mani delle vecchie devote sui rosari che sgranano insieme parole smozzicate e oramai senza passione funzionano perché ripropongono la fisiologia del pensiero pre/verbale del pensiero di seta ritorta del pensiero sottratto al significato e restituito all’informità del bozzolo da cui il filo nasce. Così recitavano le dolenti che assumevano anche i miei peccati assenti nelle liste del perdono pomeridiano e si pregava per me assai prima di tutto e forse non fu sbagliato perché io giravo la manovella della tostatrice del caffè e mi sentivo bene grazie alle differenti azioni sia della mano che rivoltava con delicata potenza i chicchi incarcerati nel cilindro forato sia del suono frusciante e strappato dalle labbra semichiuse di anziane a guardia del paradiso che raccomandavano il gruppi di anime degli abitanti la vecchia casa di ferrovieri a pigione. Ho disegnato un albero metafisico da sotto mentre stavo come se fossi a naso in su ai piedi dell’albero. Disegnare alberi fa bene alla vita del pensiero perché la ripetizione frattale delle forme fa bene al pensiero che è anch’esso frattale cioè ha una successione seriale di tipo frattale. Cioè il pensiero ha ricorrenze e sviluppi imprevisti che poi tornano a riprendere da capo la ricorrenza però mantenendo l’incremento di complessità. Per cui si può dire che esso ha una somiglianza interna una omotetìa intima, un ri/assomigliarsi più volte ricorsivamente e un crescere dilatativo ed un tornare su di sé com’è diventato con tutta la sua incrementata complessità che si sviluppa ancora ricorsivamente e intanto procede lungo i propri specifici filamenti lungo linee elementari di sviluppo che sono in genere amori o narrazioni di tramonti o delucidazione di scoperte che servono per chiarire ogni volta le variazioni apportate agli elementi costituenti dell’inizio che sono poi le prime scarne proposizioni verbali cioè offertori musicali e fughe che contengono velocissimi passaggi sulle tastiere e contrappunti in forma di note allo specchio. Bisogna dire le cose in breve. Cambierò la forma stilistica delle pagine. Cambierò il modo di amarti. Trasformerò l’offerta d’amore in frasi cocenti e te nella bocca rovente del camino d’inverno per scaldarmi le mani. Ti lascerò a tua volta a bocca spalancata per il mio ripetere il tema alternando l’istinto della musica con frasi scientifiche e le frasi scientifiche -cioè gli istintivi spunti di invasione tematica sull’ignoto della materia e della natura- verranno depositate sulla groppa del “Violin Concerto” di John Adams e Philips Glass esattamente la proposizione musicale incalzante nominata come “I.Quarter Note =104/Quarter Note =120”. Mi amerai ascoltando lontana questa musica? O anche “Stillness” di Joe Henry nell’album ‘Blood from Stars’? Tu sai che l’amore è una composizione di discorsi musicali una cremosa pantomima dolce di squisitezze introvabili e intramontabili preludi che si regala come sangue e scivola e rotola dalle stelle? Sai che la velocità con cui cascate di sangue ci imperlano la fronte comunque di certo è quella del suono? La ricaduta dell’amore sulle nostre vite e sui nostri capelli esposti alle stelle avviene alla velocità del suono. La luce non ci serve perché nella realtà della materia cerebrale nella quale risiede la funzione del pensiero il buio regna sovrano e l’immagine per questo smorza ed assorbe tutte le percezioni del mondo fisico degli organi e degli apparati muscoloscheletrico e cutaneo gastroenterico e assorbe e neutralizza tutte le sensazioni del mondo esterno tattili e acustiche e gustative e visive e quando racconto una storia servendomi di uno spunto di storia ti dico solo come tutto si è spento ed esaurito nel pensiero che continua a respirare come un frattale portando variazioni continue su ogni componente elementare di una prima serie di dati lungo una prima serie di fratture sulla linea della comprensione che ci unisce. Poco a poco la successiva segmentazione trasforma infatti il legame primitivo in una unione felice. È un concerto di cura che ripetendo le proposte musicali migliori realizza la somministrazione posologica del farmaco che produce la guarigione. Dovremmo ascoltare Miles Davis e precisamente “The Pan Piper”. Dovremmo condividere tutto proprio tutto specialmente le domeniche mattina e la fine nel fuoco e nel ghiaccio. Dovremmo condividere tutto anche che le madri spingono davanti a loro il carretto della fine dei loro giorni per farci strada. Dovremmo non temere il nero del caffè e i formalismi terroristici degli psicanalisti che per curarci ci insegnano larvatamente ad essere cinici per non turbare il mondo oltre la finestra con il sospetto di una maternità finalmente fisiologica ed esauriente. Dovresti ascoltare “The Orphée Suite for Piano” in  The Music of Philip Glass di Paul Barnes (che puoi comperare qui https://itun.es/it/AEbGc). Dovresti, se mi amassi e volessi condividere la vita come una raccolta musicale e un poema danzante. Ascolta su Minimal Tendencies “Song for Tony- 1st moviment” dei Delta Saxophon Quartett e poi “Reqel” nell’esecuzione del Ben Goldber Quartett, e ancora Lucy Michelle and The Velvet Lapelles in “Diabolical” ed altre grida di strazio e dissonanti tuoni e passioni. Dovresti prima di continuare a dare i tuoi giudizi stantii. Fine. Dovresti essere umile dello studio farti assolvere la pochezza delle approssimazioni prima di parlare prima di tutto imparare a piangere generosamente. Imparare ad invecchiare con me essere bianca d’amore e rossa di vergogna del tempo rubato dei soldi trattenuti delle tasche sfondate dai sassi della prevedibilità che ti appesantisce. Ti regalerò “Ordinay Man” degli Eels perché tu apprenda la scrittura lacrimevole del pentimento sessuato e portare le labbra al sacrificio del seno rosso esplosivo. Queste sono le note. La tua corsa giù per la scalinata è il mio cruccio e il rifiuto.

Alcuni, dicono che il mondo finirà nel fuoco,
Alcuni dicono finirà nel ghiaccio.
Da quello che ho provato di desiderio
Approvo coloro che sono per il fuoco.
Ma se dovessi perire due volte,
Credo di conoscere abbastanza il male
Per ammettere che per la distruzione
Il ghiaccio è pure forte e sarebbe sufficiente.

Questa poesia proviene da: Fuoco e ghiaccio di Robert Frost | Poesie di Robert Frost
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