mostri


vorrei che fossi qui


Posted By on Lug 23, 2012

Il libro continua a stupire e eccitare il pensiero quando suggerisce che “l’umano nell’individuo è la capacità di dare inizio”. Il libro non smette di aprire finestre nelle case e brecce nelle mura delle prigioni del popolo. Il viso vede spianarsi le rughe e i segni della fatica. Le carte geografiche diventano sempre più nitide, e i disegni di ogni percorso si evidenziano con fili di inchiostri di colori specifici. Tu sei il testo pieno di significati in numero quasi inesauribile, perché io li vedo dividersi ripetutamente, come un ombrello di fuochi d’artificio.

E mi prende la magia del pensiero infantile. Ho l’impressione che ci sia una felicità pre-filosofica e un benessere che nessuno ha prescritto. La salute originaria di quando era sabato: con tutti i rischi del caso, perché poi domenica è una giornata stordita. Come una casa in mezzo ai campi, dove si sono firmati i testi originali dei trattati di capitolazione. Il libro continua a stupire quando dice, come nulla fosse “La natura ha nascosto tutto quanto è funzionale, l’ha reso informe. La manifestazione è il rischio della persona.

Vorrei che tu fossi qui per dividere lo stupore, la meraviglia allegra, chiedersi se è vero, l’esclamazione, la nostra superbia giustificata. Qui è un febbricitante scrivere, alternato alle letture che sono più di una. Ed è un febbrile leggere, passando da un tomo ad un libretto, e ad una raccolta di pitture e foto polaroid, fino ai cartoon che illustrano avventure in fumerie di oppio.

Vorrei che fossi qui anche tu. Per non essere solo: ché mi viene di pensare la libertà, e come ci vuol poco a cambiare tutto: vita atteggiamenti proposte futuro ipotesi e, definitivamente, perfino i gusti di oggi. È facile. È sempre un gioco di ospitalità. Di convenzioni scambiate. Un gioco al relativismo. È retorica della vita di seduzione scambiare la propria vita con una vita futura ignota e allettante. La vita futura fa scattare i muscoli e dinoccolare la postura del riposo. I miei anni sono i più pericolosi perché sono l’era scanzonata delle decisioni davvero irreversibili dato che, presumibilmente, non c’è più molto tempo per cambiare idea.

L’ultima frontiera è una vetrata sul mare. Insieme noi due come una rima. Ora che non ci sei continuo a passeggiare sovrapensiero. La camminata è interrotta dalle citazioni: libere associazioni non casuali, credo, che infrangono la piattezza delle superfici. Il tuo sorriso, che inonda la stanza dalla linea di ingresso, è il pensiero che torna dalla fondazione del progetto di una vita sul mare. È il prezzo di noi come una quartina su un vetro pulito.

Coscienza e inconscio non stanno in luoghi diversi perché sono funzioni. L’irrazionale si fonda nelle transizioni tra le due, sulla superficie di un foglietto di separazione. La vitalità del pensiero richiama l’idea di una stimolazione cutanea globale. Il pensiero ha origine materiale e natura fisica. Si dice che sia basato sulla realizzazione di una immagine alla nascita. E tale  immagine conterrebbe tracce sensoriali della stimolazione cutanea intrauterina ad opera del liquido amniotico. Si ritroverebbe nel linguaggio, più specificamente nel segno scritto, la traccia dell’azione dell’acqua sulla pelle. Essa regala ai tratti della scrittura la qualità specifica delle superfici che tengono separate e vicine realtà differenti.

Vorrei che fossi qui a vedere l’esperimento del dottor Frankenstein. Tutta quell’acqua che irrompe dall’argine del fiume del traghetto. Quella cascata dalle falle sugli argini. Si sono create condizioni nuove. L’esperimento della nascita con l’acqua e la folgore luminosa è l’essenza di quanto succede. La materia ha differenti componenti nel suo complesso. Esse verranno riprodotte attraverso diversi gradi di densità del materiale con il quale si realizzano gli alieni cinematografici. La pelle opaca sottile della fronte, i siliconi delle guance, e la cera lucente delle labbra. La voce di sirena e le dita infinitamente precise: lente ma armoniose, mentre tagliano un arancio senza versare una goccia della sua polpa ambrata.

La creazione artistica del mostro cui manca un nome di persona ha molto a che fare con il neonato. Ci sono dati, nel passato della fotografia, in cui tutto quanto della meraviglia è mettere in gioco il pensiero e farlo bruciare per una azione chimica di fosforo e ossigeno. Certe volte il mio nome si muove, si volta all’interno della giornata, e sono un pesce nel giornale, e moneta frusciante o spiccioli. Mi trovo nel fondo delle tue tasche, neanche fossi un bambino da nascere. Sono uno in amore: cioè ho l’incertezza dell’attore durante le riprese dell’ultimo capolavoro del celebre regista. Sono un’entità scenica e precisamente l’interprete di un capriccio geniale. La preda preparata per la sorpresa a metà del primo tempo.

Al settimo chilometro della pellicola starò sull’emulsione tiepida di un certo fotogramma. In fondo alla bisaccia super tecnologica dell’astronave, a respirare raggi di luce polverosa. Essa è stata copiata esattamente dai quadri rinascimentali: precisamente è quella dei cieli delle annunciazioni e dello sfondo delle madonne che riposano nelle grotte e nei boschi durante fughe o avvicinamenti. Sono l’alieno pronto ad entrare in gioco intravisto in forme di luce intermedia. Tu in primo piano parli con qualcuno e pronunci l’ora di un appuntamento. Poi la scena si spegne. Sapremo solo dopo che l’ora del tuo appuntamento compone un numero identico a quello stampato sulla fascetta di plastica bianca che porto al polso.

Un attimo del tuo tempo ha il numero che mi toglie dal nulla. Mi restituisce il diritto di un posto negli archivi anagrafici del mondo da cui vengo. È il punto di ricamo di una merlettaia che mi tiene saldamente legato ad una trama. Nel film sarà l’unica volta che tra noi si stabilirà un contatto. Sono due storie diverse. La pellicola compone l’ordito chimico di quanto era pensiero. Nel succedersi delle scene si capisce che la profondità non è, di per sé, né tenebrosa né lucente. Il film è estensione del linguaggio. Realizza legature di valore e di espressione.

Quanto seguita a stupirmi riguarda questioni intuitive, conoscenze soggettive in modo e qualità di scoperte. Quando sono certo della tua esistenza e tu non ci sei ho l’emozione di una relazione tra lo spazio e il tempo differente da quella della realtà osservata.

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