le spose nei boschi dei quartieri popolari


la questione morale


Posted By on Dic 11, 2012

 

Sono tre rettangoli luminosi. Luce calda arancione e verde opaca immersa nel nero fatto di buio dolce. È la “Nostalgia Dell’Amore”. Uno dei tre rettangoli è come un’acquamarina splendente appoggiata sul rettangolo scuro del portone. Sopra c’è una finestra che accompagna la grande scala centrale del condominio e manda luce arancione. Appena disegnata dai raggi luminosi a destra nella foto una linea larga di luce si apre su una stanza di appartamento che non vediamo dal punto di osservazione del fotografo. Il fotografo sono io qualche notte fa. Ma la fatica di pensare di essere soggetto di allora in quella notte di passioni e in questo adesso di ricostruzione è tanta.

L’amore di cui parlo non è convenzionale. Non è una donna come sarebbe comprensibile. Non è un figlio o un’altra certa persona. È la civiltà di quel buio con porte e finestre fatte di verdastri splendenti e di vibranti arancioni come pietre da farci gli anelli per le spose. L’amore di cui parlo è la passione civile. La cittadinanza romantica piena di pianto e riso a seconda della sorte degli ‘altri’. Gli ‘altri’ sono tutto. E quella notte avevo tutto attorno. Ero davanti ad un portone e gli altri erano addormentati la maggior parte e mi offrivano il corpo disposto, nel sonno, a qualsiasi rischio nel coraggio di non controllare più le cose. C’erano altri che mentre facevo la foto salivano quelle scale di luce arancione ed erano una donna e una ragazzina assonnate e stanche e la bambina viveva un suo dormiveglia di protesta e di lotta perché l’avevamo svegliata alla fine del viaggio.

E c’era invisibile un punto femminile luminoso che girava sulla neve del quartiere popolare alla ricerca di un posto per l’utilitaria scura. E c’era un punto d’uomo più lontano a qualche chilometro da lì uno degli innumerevoli altri che lavorava ancora e che noi avevamo lasciato indietro. Solo per tornare ad aspettarlo.

Nel mezzo a quelle coordinate io stavo a camminare sul marciapiede bianco coi piedi nella neve e la testa nel buio e avevo guardato il portone con quel numero magico 101 e pensavo “Hanno strappato una stringa di un codice binario misterioso che contiene un segreto“.

Ero in preda alla fantasia di stare dentro un romanzo di lotta e di spie sui mari glaciali. Ho fatto questa foto mentre ero solo perché come sempre la solitudine mi tira addosso sensazioni dense di calore i volti delle singole persone certo ma sempre la forza di una certa prevalenza. E’ la prevalenza della mia passione civile e del mio senso romantico e idealista di cittadinanza.

Idealismo romantico e avventuroso sviluppo dell’identità politica che mi caratterizzavano erano il candore della neve e la dolcezza del buio nordico e porte e finestre di luce colorata. Il pensiero nella mente era idea di pietre preziose per farci gli anelli alle spose che aspettano numerose e in assoluta pazienza e silenziose nel bosco dei giardini dei quartieri popolari.

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