sciami


"SCIAMI"

“SCIAMI”

Le stelle vedo bene adesso che lo sguardo si è sollevato e i gomitoli di cotone da raccogliere hanno sciamato verso le nuvole. Attorcigliati alle dita si sono staccati. Lo sciame ha una sua variabile bellezza. Una estetica caotica che richiama esigenze di intelligenza che in questo caso, quando siamo di fronte alle migrazione di stormi sulla città, è una intelligenza a proposito delle scelte temporali. Particolarmente una intelligenza che è tempestività. Una città e lo sciame in cielo e i palazzi come donne e uomini. La civiltà del disegno è il cielo come pareti alte di una grotta. I graffiti fili ritorti. I capelli del ragazzino da passarci le mani distrattamente ridendo che dorme. Trovare frasi che non dovrebbero stare su e stanno su ugualmente. Che chiamano sciami di innamorati. Gli unici disposti ai rischi dell’assurdo. C’è un riposare nel fare riccioli sulla pagina. Poi farli salire su. Sentire la trasformazione di una figura in un altra. Traversare la frontiera dell’orizzonte. La terra che bolle. E l’acqua cambia di stato e i riccioli di vapore invadono il cielo. E pensare che una volta erano i fili con i quali erano state tessute le camice di contenzione. Ecco come, sciamando, la rabbia del passato si dipana e diventa cielo. Ecco come, disegnando riccioli sul foglio, l’immagine inconscia si distribuisce in piccoli segni tanti quante sono le forme attuali dei sentimenti d’affetto e ricordo. E allora ‘capisco’ che le voci di ogni giorno, racchiuse in suoni inizialmente ben chiari, anche dopo, quando non si riesce più a sentire nulla, continuano, sciamano via via più fievoli sui campi, oscillano sempre tra le pareti della stanza in forme d’onda non più misurabili. La linea continua dell’onda del suono inarrestabile genera la bellezza implicita del silenzio: il Regno dei Suoni Assenti. Sono figure di migliaia di note evaporate nella linea fluttuante di una sinusoide. Penso alla possibilità di molte stanze quiete mute lontanissime ma ugualmente risonanti. Sul momento il pensiero percepisce il presente silenzio e disegna i campi di cotone. Leggo libri somiglianti la ricerca.

“Il peso del tempo perde consistenza nel doloroso percepire le differenze. Qualunque esse siano sono ‘noi’. Sento il rumore di passi lontani. Il buio silenzioso di questa notte porta suoni nitidi. Fa male. Talvolta molto. Adesso che è corresponsabilità condivisa. “

Le parole di scrittrici lontane come vestali primitive mi confortano perché sento come sia bella la precisione delle parole che permettono un accesso non tragico al ‘dolore’ delle narrazioni della distanza. Il vento fa volare il cotone in piccole nuvole, mucchietti tondeggianti di vapore. Alla fine la figura consolante di te che sei tutta per me si trasforma nell’idea generale di donne di amori e di silenziosa bellezza.


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