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hasta siempre


Posted By on Feb 20, 2011

hasta siempre

Nell’insonnia gioco tra melodramma e sinfonia con preferenze per la seconda.

Mi vengono incontro soldatini di stagno: la sensualità delle cose materiali, il dorso forte di un libro, la lama d’aria che scivola alla finestra. L’indignazione e la passione indispensabili a praticare la mattina.

Il prof -personaggio immaginario- guarda il cielo e la narrazione assume un andamento verticale. Ci si avvia uno accanto all’altro: il professore un ombra d’uomo, una pasta d’ombra, una permalosità inesprimibile, che lo fa diverso.

E’ uno da cui è un piacere imparare, il sorriso un filo di lana azzurra, il volto deciso come gli spigoli del grattacielo intorno al quale, mi spiega, ha ruotato la sua vita. ‘…la mia vita intera..’ Professore ti ricordo.

Lui mancò a tutti noi che, con niente, avremmo amato la matematica e calcolato sul libro mastro la contabilità degli amori adolescenziali. Il professore sa di Paolo Conte e di piantagioni di canna da zucchero. Vive strategie di spiazzante timidezza. E ama.

Oggi il prof  guarda il cielo, la narrazione assume andamento ascendente, dalla piazza deserta verso l’alto. Il prof è un argomento solitario ma di ampio respiro. Gli metto un dieci, non fosse altro per quella bella giacca da fuochista.

L’ha scelta a mano, grigia, senza guardare: regolando il colore tra l’asfalto e le nuvole, il braccio teso all’armadio, lo sguardo alla finestra – in questa giornata di foglietti bianchi, asfalto, ragazze da avvicinare, obblighi mondani e passioni,

Una mattina d’un giorno di suggerimenti e piatti di pane con le rose, che venivano giù come niente, come mi sa che nascono le idee ai poeti. A mezzo mattino i professori di liceo, nell’ora libera, fumano per farsi belli agli occhi delle facciate dei palazzi.

Via via che il fumo sale, le figurine dei professori diventano definitive, per svanire tra applausi celesti al finire della sigaretta. Il prof svolge la sua funzione retorica a tre quarti del giorno che canta: “svegliarsi – ricordare – guarire – svegliarsi – ricordare”

Una giornata piena tra pavimento e soffitto. A cucinare piatti caldi senza posa e a recitare e a dichiarare e a ricordare. A fissare gli sguardi su punti di fuga più luminosi del presente. La sapienza che prende ordini da lei che viene.

Il prof attraversa il parco giochi, mandando in frantumi i vetri del quartiere, col riflesso micidiale del suo orologio d’acciaio. Pensa parole che descrivono figure del suo desiderio e aggiunge ” ..non ancora..”  e mette assieme intelligenza e silenzio.

Massimamente romantica -la matematica- è strumento di decifrazione dei misteriosi pensieri di una figura retorica, che diventa donna e pensiero e me stesso e il cielo e l’asfalto: fogli bianchi, nelle tasche di una giacca grigia da fuochista.

La giacca veste, con identica eleganza, macchinisti ribelli, narratori di algoritmi, e ogni donna desiderata che sia rimasta nella mente. Sto con donne sanguinanti  e uomini con maschere per vincere e lottare, e questo e’ un risveglio meritevole.

Ma c’è, a guastare tutto, una realtà maledetta di stragi di chi lotta contro la dittatura. E non si può continuare a dire che si ama e la bellezza altrui e il velluto le mandorle le scale in pietra il cuoio e le sue mani lattée.

Oggi e domani, e chissà per quanto, bisogna realizzare la vitalità per essere sicuri che non cesseremo più di scrivere – lungo il perimetro delle vasta residenza dei dittatori – la matematica del rifiuto: ” hasta siempre ! “

Procrastinare il desiderio è prova di identità: è intelligenza e silenzio.

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drive-in


Posted By on Feb 18, 2011

drive-in

Il cielo lo tengo alla catena con la coda dell’occhio. Mi tranquillizza che vada avanti ai quattro venti grigio e violetto. Un caffè in centro – un centro così piccolo che un caffè c’entra appena. In alto, sopra le teste di tutti gli avventori, un bastoncino di vapore bianco regge un lecca lecca a forma di aeroplano: allora scopro che il tempo non e’ passato: sembrava.

Si parla tutti insieme. I pensieri restano misteriosi. La polverina bianca dolce piove dai millefoglie sui dorsi delle giacche che tengono disciplinatamente il calore accosto alla pelle. La tecnologia di aristocratici piumini in kevlar diventa dolce di zucchero a velo: commestibile e ipercalorica come un budino di riso e una frittella alla crema. Il rhum allaga le aree frontali. La giornata si annuncia amica e comprensibile.

Non è certo che la maggior parte dei sorrisi di tutti non salgano al cielo dei volti e degli occhi – dalla canna del camino di queste incoscienti visioni – su per questi pensieri. Nelle aree frontali qualcuno ha urbanizzato selvaggiamente mischiando aree inibitrici ed eccitatrici: un bronx pericoloso alle ronde dei bravi cittadini reazionari. Eccoci tutti insieme – agli occhi vetro scuro – il parabrezza delle nostre esistenze così esposte.

La nostra vita stamattina si è incagliata nel porticciolo che è indicato sull’opuscolo della locale Agenzia Turistica: Dalla bella Mattinata -La Vacanza delle Colazioni. E’ tutto uno spingersi al banco della pasticceria, Stabilimento Balneare La Piattaforma Continentale. Le sfere di protezione – protocarrozzerie di plastica lucida – stridono. Si respira una gentilezza di guerra. Le scarpe puntute, fetish, sportive, lottano – se guardi.

Ho la mia colazione al Bar dell’ Università. Mi pago un master post-laurea su L’Incomprensibile Necessità della Tecnologia allo Zucchero Vanigliato. Il profumo del croissant fuso al brusio di frasi incomprensibili, gracchia dagli altoparlanti dell’aula “ …non la metterete più alla porta questa nuova amante erotomane che realizza i sogni proibiti del passato – capace com’è di fondere antichità e fantascienza, ceramica e carbonio…”

Anche stamani la vita, prodotto tecnologico d’avanguardia da decine di migliaia di anni, stava tra le mie mani -che tenevano dolcezza e calore la pasta dolce e il caffè – e lo schermo luminoso degli occhi che dipingevano attorno distrattamente la prateria e il mare di grigio e di violetto. Questa vita che sentivo tutta intera tra la gente che mi stava vicina con noncuranza, ha una sua memoria impalpabile e un suo tocco ‘avvelenato’.

Su per il camino di queste visioni saliva il pensiero che la vita è sesso e passione senza metafore. E’ noncuranza trascuratezza e attaccamento. E’ quello cui resto implacabilmente legato ed è la noncuranza con la quale lascio che nulla sembri importante. E’ aver scelto per sempre che la vita è una compagna che mi si è  stretta accanto nel drive-in di stanotte. Nell’auto d’epoca comoda e forse antieconomica. Ma che fa..!

Stamani in particolare è la necessità di stare accanto a Pam e a Lisa che hanno scritto cose bellissime che non dirò. Ho riposato fino a tardi su quelle parole che erano state pensate con amore ma non pronunciate perchè erano scritte su uno schermo. Quando ho spento lo schermo la commozione era rimasta. Avevo il cielo nella coda dell’occhio. La vita è la riconoscenza legata alla potenza delle immagini d’amore.

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giovedi mattina


Posted By on Feb 17, 2011

giovedi mattina

, non so la maggior parte delle cose e non basta studiare, le cose da sapere sono quelle che ancora non ci sono, sono quelle che nascono nella mente, sono le cose da immaginare, ogni giorno che ‘dio’ mette in terra, anche questo giovedi mattina, anche la letteratura di questo spicchio di sole, nell’atrio di fronte all’Hotel Borg, un posto dove bisognerebbe fare un salto almeno una volta, e poi ho fotografato le ombre come fossimo noi tra non molto, con gli zaini sulle spalle, il maglione legato ai fianchi, la voglia di svegliarci con un nodo rapido, alla vita,

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