nascite


salsa di mare


Posted By on Apr 8, 2011

salsa di mare

C’è una intelligenza che non c’è alla base della nostra attuale disperazione. Disperiamo continuamente che si possa trovare fuori di noi quello che è in noi ben chiaro. Ognuno di noi trova esaudimento nella sicurezza che a nulla serve se non c’è la nostra immagine nei tuoi occhi. Se non c’è sulle tue labbra il ghiotto sapore di noi. Ci provoca difficoltà sostenibili non essere nei tuoi occhi e nel fuoco incrociato dei tuoi stereoscopici interessi d’amore.

Guardarti senza più l’amore di un tempo: cose che succedono. Prelibate amarezze di questa discussione a proposito delle reciproche frontiere per decidere fin dove puoi spingerti nei nostri confronti. Esitiamo con magnificente condiscendenza come poveri che conoscono le necessità e ne traggono argomenti. Affrontiamo l’assenza e la prosecuzione del digiuno con la dignità della poesia.

In cuor nostro siamo certi che tu abbia da sempre e da subito voluto fallire e non amarci. Fallire attraverso una decisione di ragione che ha influenzato i sentimenti. C’è un difetto di sentimento nella ragione più precisamente si può affermare che la ragione è deficit d’affetto. Queste affermazioni sono il digiuno di oggi al sapore di spezie sul pesce affumicato e di pepe sulle carni tolte dall’acqua corrente.

Abbiamo amore in salsa di mare e tu non potrai più prenderci per fame.

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a tribute to massimo fagioli


Posted By on Mar 22, 2011

a tribute to massimo fagioli

Fare riferimento con l’arroganza di libri e film sparsi e le cose ricordate: la ricreazione della memoria nelle proprie parole. Sviluppare l’allegria della generazione di un certo pensiero. Un pensiero già pensato scoperto sviscerato che può restare amatissimo quando appare lontano e di nuovo si avvicina.

E’ quasi tutto nell’attimo iniziale. Una conoscenza degli eventi mentali che originano il tempo ci permette di prendere parte alla situazione ed agire. Tutto ciò che è decisivo lo è  prima di tutto per sé. Poi le cose prendono a muoversi. Mentre le giostre sono furbe ripetizioni di un movimento apparente in uno stagno.

Noi, al contrario, ci ‘creiamo’ a vicenda. E tenerti mi piace. Realtà aumentata, sei sempre dove ti aspettavo. E’ importante che tu compaia perché i miraggi sono l’unica scenografia possibile: nei deserti la velocità e’ l’orizzonte. L’arancia sta sul palmo e tu mi accordi te. Immagine bianca, desertica, desertificata.

La velocità è una ‘cosa’ un sasso grigio di spiaggia una pietra magica liscia e l’universo di miracolati. Mi fido della tua velocità e so tenerti come quel sasso in una tasca dei pantaloni. Tra le dita della sinistra. Sapere non riguarda dati freddi. Esclusi i riferimenti -come detto- è l’arroganza la scienza della conoscenza.

Parole magrezza onestà e ridere per mettere in azione la giostra. Eh si, è proprio vero, la voce se ne va nel lavoro, si allontana insieme al pensiero oggettivo. In assenza di oggetti verbali il pensiero è una funzione silenziosa. Insomma, voglio dire che è l’immagine stessa -l’immagine ‘assoluta’- di ‘fisiologia’.

Il pensiero di ‘immagine’ è idea della fisiologia della integrità di tutte le funzioni e azioni del pensiero medesimo. Bisogna lavorare e sperimentare la voce che se ne va e gli oggetti pensati che si allontanano e spariscono oltre il mare e le figure dei concetti, che potevano corrispondere a certe parole precise, come figure che alla fine scompaiono.

L’immagine – corrispondente alla parola ‘fisiologia’- corrisponde alla sanità della (parola) ‘immagine’. Alla base della possibilità di pensare non c’è alcuna precedente immagine o pensiero. C’è la vitalità. Essa è una qualità fisica della materia che si realizza nel canale del parto a partire da una forma di esistenza biologica indifferenziata.

La parola vitalità è stata scoperta-pensata come vicenda di trasformazione dei comportamenti fisici della materia nella specie umana alla nascita. La sua attuazione non comporta genesi di una immagine perché è prima dell’attività del pensiero. Aver portato con il pensiero la (parola) vitalità al momento della nascita umana, è una scoperta scientifica.

A tribute to Massimo Fagioli.

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il treno del tempo e le anime ragionevoli

(…queste due immagini potenti e leggere si trovano, insieme a tante altre di altrettanta qualità, nel libro “L’Ultimo Inverno” che ho appena  finito di bere. A frasi originate da fontane di questo tipo, io devo la mia dolce vita. Penso una figura femminile ampia e regale che allarga capelli e sottane nascendo nell’acqua. E’ allegria di una possibilità di leggerezza, per me. E  persino quando sono ‘al peggio’ considero che trovare sia, comunque, una felice incomparabile immeritata fortunata occasione per la continuità e la sanità del pensiero. Ci sono sempre cose che si capiscono subito benissimo. Non è perchè parlano di noi, ma perché -letteralmente- noi ‘siamo’ quelle cose. Quelle parole. Quasi ne fossimo persino l’origine, ma senza l’idea di un furto ai nostri danni. Semmai con la sensazione -non ancora del tutto definita nei suoi particolari punti di forza e di incanto- di una  nostra nascita nel centro del discorso che si fa avanti…)

Non era scattato neanche il desiderio: venne in anticipo il riconoscere l’altro con chiarezza. La mano si e’ appoggiata all’arancia con l’intera superficie del palmo. E’ un gesto di amore e di possesso fugace. Un gesto che ha la delicatezza di certe illusioni, di illusioni che si accettano come stati di esitazione durante una crescita e addirittura la ricaduta di obblighi conseguenti ad una scoperta. La misura dei valori -secondo un numero che definisce l’incremento della quantità  di nuovi criteri – puo determinare una riduzione di gradi di libertà a favore di una differente gioia. Nel corso di tali processi  a volte si può realizzare una trasformazione che si rivela come differente modo di pensare. Questo nuovo ‘atteggiamento nei confronti del mondo’ e’ il dato iniziale. Se non prevalgono stupidita’ e conformismo scatta una ‘procedura’ di stupore e riconsiderazione di quasi tutto. La conclusione della ‘muta’ e’ un tempo stralunato e scrosciante, una cascata di materiale cosmico che si accumula ai confini dell’universo. Quelle collinette -o ‘coni’- di scorie vive siamo noi che, sollevati da ogni rendiconto, ci si avvia coraggiosamente alle nostre precedenti case e ai nostri antiquati orologi a pendolo, per distruggere orologio e casa per alla fine scaldarci  le mani al fuoco dell’incendio che le mani hanno deliberatamente appiccato ad una galassia inutile nella nuova economia della vita. Dal crepitare della combustione si estraggono i frammenti sonori, vocali e consonanti, per coniare un nuovo nome. Alla conclusione della procedura di andata e ritorno ai confini dell’universo un colpo di bisturi recide il legame. Solo il corpo tiene una memoria, divenendo fulcro omeopatico di una vita nuova che così non ha lo sgomento di originarsi dal nulla. Tutto e’ avvenuto ogni volta definitivamente, ma anche contemporaneamente ad avvenimenti differenti non allineati e dunque non oppositivi o incoerenti. Tutto risiede nella passione dell’applicazione di ciascuno alla propria esistenza per quello che e’.  Nulla potrei dire di quello che pensi. E posso solo dirti quello che mi fai pensare. Noi confondiamo sempre l’altro con quello che ci accade nella mente al vederlo, ma sono cose diverse: quello che gli altri fanno accadere in noi siamo ancora noi. Posso dirti dunque solo questo: che il mondo come io lo vedo adesso e’ ricco di figure, e  che sono certo che le mie parole raccontano il deserto prima che fosse tale. Il suono delle parole oscilla, tra la presenza invisibile del mio Manuale Di Parole Per Moderni Amori, e l’evidente assenza delle cose che ho amato. Io sono il lascito di affetti distratti e densi, e il balcone promettente, sullo spazio incerto di un futuro che si è aperto tutte le volte che ci furono partenze premature e inattese. Che spero continuerà ad aprirsi dovessero esserci successive  soste alle fontane.

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