-che non esiste una realtà oggettiva perché il movimento non è illusione
-che sono illusorie l’immobilità e la permanenza
-che dobbiamo confidare sui fenomeni di relazione
-che dio è nell’uomo
-che il dio che è nell’uomo non è lui che fa dire all’uomo di un dio esterno all’uomo
-che il linguaggio che abbiamo è frutto di un’idea di corrispondenza con cose oggettive
-che il linguaggio persegue la verità come una cosa che si può afferrare
-che sarebbe meglio faticare per comprendere via via l’animo variabile di chi abbiamo accanto
-che l’esterno è l’anima altrui cioè è l’interno di chi sta fuori di noi
-che non si ha un linguaggio corrente per parlare a chi risiede dentro chi è sul balcone fiorito o irrigidito del nostro sguardo
-che è imbarazzante la tragedia di non avere più uno strumento di comunicazione con il mare nella testa degli altri
-che la tragedia è avere colpe commesse privi di una chiara consapevolezza dei sentimenti che avremmo suscitato decenni dopo
-che è imbarazzante il relativismo fino a che non sarà dichiarata la necessità di nuove regolazioni del pensiero al proposito
-che si scopre quanto c’era sempre stato altrimenti si crea quello che non c’era stato mai
-che il relativismo scopre quello che c’è e non lo determina
-che il relativo è preponderante
-che bisogna creare un linguaggio adatto al rispetto delle transizioni più che agli stati stazionarii
-che ‘ti amo’ continua ad essere necessario perché è il termometro che misura la passione
-che la febbre è il calore di cui siamo arrossati nelle veglie alla partenza
-che non è il riposo il fine naturale delle nostre azioni
-che la realizzazione delle cose non è il loro compimento ma la loro bellezza