la natura elastica del tempo che consente gli addii senza morire di dolore

Posted By claudiobadii on Ago 11, 2017 |


La duplice morale dei legami tiene viva la natura elastica del tempo sociale: tribù cittadine o eserciti nomadi sono in continua transumanza. È la vitalità del movimento che allontana la guerra restringendone i territori agli estremi dell’abitato.

La civiltà è appena accennata quando ci si bacia calorosamente negli angoli degli accampamenti. La superbia del progresso è un grano di brace sul palmo delle nostre mani e tu sempre ti svesti via la canapa: e la seta della tua pelle ha la grana fine della congiuntiva che tiene umidi gli occhi di lacrime subito pronte a scendere a piangere di fronte alla bellezza di un corpo di donna.

È perché la figura ha forme che commuovono il pensiero alla rappresentazione di qualità interiori di proporzionata grazia e di corrispondente lucentezza.

Sogno da sveglio l’immagine che la coscienza non ha creata ma che alla coscienza sale per essere baciata. Piangere è la grotta e il passo sulla roccia. Piangere è la fabbrica dei farmaci. Le lacrime antidoto ai veleni. Perché il sorriso muto nel buio non è soltanto amore e l’amore non è soltanto estinzione consolatoria di tutto.

La duplice morale dei legami, come premesso, per tenere viva la natura elastica del tempo d’amore durante il tempo nei traffici di scambi differenti in città e deserti, accetta che i baci siano anche i denti della piccola vipera che non si estingue.

La civiltà ancora teme la seduzione. La cultura vuole costituirsi ad antidoto a quanto appare alla figura rigida della ragione: non sa vedere più lo stupore che assalì la coscienza quando volgendomi all’arco naturale dell’ingresso mi apparve -o mi parve di vedere- la forma di te controluce dopo anni.

“Caro dottore, caro amore, cara donna mia, caro padre, mamma cara: sogno i serpenti lucidi in questi tempi in cui la coscienza sente salire il buono e registra il benessere che il buono fa se viene inarrestabile e innegabile.”

Così le risposi:
“I serpenti caro amore, cara madre, padre amatissimo, dottore caro, donna preziosa che sei più di un amore perché sei ossigeno e siero di intelligenza e sei genialità artificiale, medicina di eterna giovinezza e bomba contro la nuvola grigia della noia… i serpenti- risposi, letteralmente usando queste precise parole, i serpenti -risposi -chiamando la mia interlocutrice “preziosa presenza risolta in un si di fronte al cuore disteso a terra come un bastardo esposto trovatello alla pietà”, i serpenti -risposi- sono quello che la civiltà ha salvato di umanità. Sono domande rimaste inevase dopo seimila anni.

Le lacrime sono l’antidoto a quello che non sappiamo fare: la separazione tra di noi. Se parti per sempre ed io non ci sarò più per sempre io piangerò e tu piangerai. Non c’è altro che abbiamo trovato di fronte alle separazioni impossibili che piangere. Un’arco l’entrata delle grotte. E le persone legate e poi distratte, strappate via, ricondotte e nascoste di nuovo. E ciascuno con l’idea dell’amore e dell’assenza. Senza consolazione.

Se vai via i serpenti delle lacrime scendono lungo il nostro viso. Dopo che chi ci amava e che amavamo sono svaniti oltre l’arco, solo chi ci ama di nuovo non avrà paura delle lacrime e del nostro dolore e ci bacerà.

I serpenti resteranno fermi e il veleno dell’invidia della libertà che doveva ucciderci- si addolcirà con la saliva di un bacio sperato.

Neanche più il suono dei pensieri ci sarà dentro le labbra serrate le une sopra le altre. Chiameremo quell’assenza di pensieri ‘inconscio’ senza voler sapere il tempo che sarà necessario a pienare di immagini la nuova parola.