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"LA REALTÀ NON MATERIALE NON ESISTE" copyright: claudiobadii

“LA REALTÀ NON MATERIALE NON ESISTE”
copyright: claudiobadii

Dal tuono continuo al silenzio impensabile si sviluppano e si espandono le  popolazioni delle parole. L’infanzia (il ‘senza linguaggio’) non è tuttavia il luogo dove staremmo dirigendoci nel processo di astrazione necessario alla realizzazione del pensiero verbale. La vita mentale non ha in sé la nostalgia innata. Solo la cultura ha scritto l’eredità e confermato come unico lascito agli eredi eruditi le retoriche esemplificative. Ma basta distrarsi un momento e le parole, sottratte ai vincoli, volano sopra il profilo della superficie delle membrane cellulari. In ammassi la materia ribolle e riflette frammenti e soffi. La biologia umana canta la natura vulcanica dell’ispirazione. Protagonista principale la biologia dice:

“Masse spettrali di voglie turbinano dall’orizzonte marino ora che la quiete si espande”.

Sono frasi di questo tipo, di tal genere di affabulazione senza alcun valore poetico, che hanno generato nella società i profeti dell’avvento di una Realtà di Natura Speciale. Ora è certo che si può risolvere l’inganno, togliere il trucco della seduzione di un linguaggio impreciso. Per spaziare nella luminosa luce ispirata dai riflessi marini (tirrenici si sa) traggo di quella realtà i vantaggi e mi invento una storia differente, dopo il caffè del pomeriggio e sotto lo stimolo del sole e del calo della temperatura. Contro le allusioni.

“Realtà Non Materiale sta inciso sulla moneta di stagno che rimbalza lungo la scalinata. Un ragazzino agile aspetta, captando secondo calcoli previsionali, il punto esatto nel quale si concluderà l’ultimo salto. E si mette di già nel punto preciso che è un punto nella mente e poi il ragazzo lo individua fuori di sé in un altro punto lungo il margine dell’ultimo gradino: cioè un luogo dentro il tempo del pensiero corrisponde ad un altro luogo lungo il margine di una pietra. ‘Tutto qui il sapere’- scrive frattanto l’illustratore nella didascalia alla base della tavola del fumetto che ha appena terminato di disegnare. Chi legge pensa, a sua volta, che il ragazzino -e contestualmente l’artista- abbiano voluto concedersi qualcosa sfuggito da un’insenatura dell’universo dove l’universo meno ribolle.

Mentre scrivo mi dico che “Non si sfugge! anche il sorriso sornione che si fa è ‘pensare’ e ‘pensare’ diventa realtà materiale del disegno poiché era realtà materiale (…fisica) della biologia al lavoro. Non è realtà non materiale neppure la bellezza. L’energia potenziale è materia”.

Immobile come una pietra esprimo la vitalità della mente mentre, insieme, devo aver avvertito il ‘voler comprendere’ come una perdita ulteriore di altre speranze di accordo, la conseguente solitudine per allontanamento di altri ancora e, senza comprendere le vie che legano la biologia del pensiero all’armonia della salute e questa alle necessità della resistenza alla pazzia…. tutto questo diventa un dolore al fianco. Come un punto lungo il profilo del gradino bianco del tuo sorriso, che mi aveva lasciato ancora una volta innamorato, si sposta nel pensiero e segna il dolore psichico in un luogo dentro il tempo della mia giovane vita, nello stesso istante un disco vertebrale lattescente è scivolato durante una rotazione per guardare la luce, e una invisibile porzione del suo margine ha fatto ernia. So di certo che essa è in una posizione, lungo la colonna vertebrale lombosacrale, appena più alta dell’emergenza delle radici dello sciatico. La diffusione del dolore è a metamero,  come il fuoco di Sant’Antonio causato dall’herpes zooster, insomma è una lama nel fianco. Ma il mio dottore non l’ho chiamato. La biologia non guarisce mai davvero. Solo la realtà materiale del pensiero continua sempre imperterrita a dar nomi alle cose: fino alla fine.

Siamo ragazzini che osservano una moneta di stagno rimbalzare giù dalla scalinata del paradiso. Dio vi aveva fatto incidere ‘realtà non materiale’ che è un inganno. Sul versante assolato (tirrenico) si canta: “Semmai voi chiamate realtà non materiale la natura della realtà materiale umana”. La spinta inflazionistica, nell’universo silenzioso della mente, genera la domanda sulla natura della realtà materiale di cui sono costituiti i sogni e gli esseri umani.

È che il cuore pensa e la mente fa il resto: che si dorma, o si sia in stato di coscienza.

Disegno la parola ‘cuore’ dal cui perimetro si svolge l’altra parola ‘pensa’. ‘La mente’ -scritto in un quadrato sottostante- da origine a sua volta, alla linea di inchiostro che traccia ‘fa il resto’ che è quanto rimaneva da scrivere. Ed è come avessi esaurito il pagamento di un debito. L’addio ad un amore ‘impossibile’.

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natura della materia umana


Posted By on Mar 16, 2014

La potenza frusciante dell’ideazione si alimenta di fiumi succhiati traversando filtri di limpidezze dal fiume della pigrizia. I blocchi di coscienza sono affetti neutrali indifferenziati diffusi non ancora formati che restano accoccolati ma non fissati ai tratti logici (i segmenti rettilinei) dei legni della zattera. Blocchi caldi di giovani corpi naufraghi su isole pietrose. I frammenti verbali sono accenni di dita forti che rubano i granchi grigi e rossi sul nero della lava da portare ai denti che li immobilizzano per renderli inoffensivi alle labbra che succhiano via la polpa. La coscienza è un guscio disarticolato. Le parole si formano perché il vento di mare si insinua nelle vie della fortezza dove la polpa non c’è ormai più. Il linguaggio verbale ultimo corvo volteggia sulla testa del soldato nemico dietro il tronco a cento metri. Per l’amore il centro del torace è il bersaglio succulento di Cupido nascosto e Cupido è dunque un cecchino col becco d’aquila che strappa il cuore. Tanto parlarti è una pretesa di conquista perché ogni amore è il cimelio di un orologio cioè una pendola atomica per contare le ore che abbiamo disperse ma non scordate. Mi ero perduto sulla spiaggia del delta e contavo i tronchi grigi lisciati dalla schiuma. Si può non fermarsi più e chiamare solitudine Venere emergente dalle onde e allora chi guarda chiede come è possibile e non capisce che è la luce della spiaggia del delta la fabbrica delle armi di metallo per sterminare la noia in combattimenti isolati. Bontà, cattiveria, bravura, imperizia non consentono confusione di fastidi intermedi. Gli esseri umani soli non hanno la dialettica a causa di una indecifrabile contrazione del tempo che l’isolamento determina in loro. La densità necessaria a sostenere la solitudine rallenta ogni successione e gli scambi verbali si dilatano mentre le figurine degli attori divengono scure scure di puro carbonio. Nella ricerca in psicoterapia il linguaggio segue alla struttura fonetica delle parole. Si scopre che non c’è alcuna dialettica di istanze che garantisca una scelta coerente tra sinonimi alternativi per costruire il significato. L’ideazione varia tra scelte di amori ugualmente anarchici. È riflesso di come vanno le cose nella materia quando essa si assottiglia fino alla generazione del linguaggio. Il linguaggio che mantiene tracce della propria morfogenesi dai fonemi esprime la sensibilità dei fasci di sensazioni immanenti al suono delle frasi che si dicono. Forse nella relazione umana il latente invisibile è di esseri che hanno resistito alla disperazione della solitudine. Conoscono luoghi dove nessuno ascolta o guarda, dove non ci sono ancora mai stati quelli che ti guardano sorridendo non a te, ma solo alle proprie future aspettative nei ‘tuoi’ confronti. Si esce allontanandosi piano dalle sabbie dorate del delta. Dopo tanti passi, che quasi sprofondi ogni volta, non sono importanti le leggi di uguaglianza e libertà: nella solitudine non c’è uguaglianza e la libertà è fin troppa. Si esce piano verso una ricerca di base, ci si scopre diretti, non si sa come, ad uno studio accurato del fenomeno di generazione del pensiero, come se non fosse importante, adesso, la critica dei contenuti. Ci interessa la sua natura. Questo implica nozioni di estetica della scienza della materia, ed una certa resistenza all’attrazione delle abitudini normative della morale. In sintesi: si esce dalla solitudine che non ci ha disperati con una differente comprensione della natura della realtà umana. Potrei dire dell’intuizione che le ‘cose’ umane non sono come appaiono, sono migliori.

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quiete, tempo, materia….


Posted By on Gen 20, 2014

La quiete è evidente nella disposizione delle cose nella stanza. Si vedono specchiate le nuove forme dell’anatomia cerebrale corrispondenti ai convincimenti le scoperte le capacità acquisite negli anni. Tutto questo, còlto come ordine delle cose nello spazio, si è realizzato con finalità differenti dal volersi manifestare. È dunque accaduto inconsapevolmente. La trasformazione anatomica delle disposizioni sinaptiche si coglie come senso del cambiamento senza una figura precisa.

L’anatomia, che si volge qua è là (anemone di mare), suscita la poesia, l’intuizione, l’idea di rivolta, il rifiuto e infine le aspirazioni ad ‘altro’ e ‘di più’. Accade e poi spinge. Un attimo prima d’essere accaduta, come esperienza di attività mentale senza coscienza di pensiero, pare che soffi ed evochi e mostri le prove indirette di un versante bruno, come è l’aria attorno al tavolo che tiene il foglio da disegno. Un’aria non colpevole.

Il non cosciente è tutta la biologia che sostiene la vita psichica ed è intempestivita dell’accadere con la sua comprensione. L’origine materiale della vita mentale fa il pensiero che sa di fare altro pensiero, mentre …. pensa. Così non abbiamo mai la sensazione di essere abbastanza veloci in relazione alla naturale molteplicità delle nostre infinite alternative. Esse ci forniscono il sentimento impressionista e la poetica dell’indicibile.

La biologica è una attività indifferenziata. Il sublime sono le storie possibili escluse ma in attesa di noi domani o dopo. I fenomeni subatomici di origine sono dispersi sulla terra come sabbia nei deserti. Scivolano via e si ricompongono ad ogni movimento delle tribù nomadi.

Il vuoto argenteo tra donna e uomo calpestato e accarezzato è la sabbia. Non ci si affranca dall’inestricabile legame con la realtà fisica. Ho disegnato un nido di cellule grigie, la sostanza dove i fenomeni di ideazione che presiedono al disegno hanno origine e riparo. La danza dei due è un continuum di potenza, e per questo ho fatto i corpi solidi.

Il bianco e il nero senza volume sono aree funzionali e il bianco definisce e accoglie il nero e allora il nero si muove balla e ….. chissà cosa vorrà fare. Penso che voglia dire “ti amo” che è una cosa fisica non una promessa, una cosa che fa parte dei comportamenti fondanti le relazioni. Dunque il disegno è anche per dire che è finalmente il momento che cominciamo a fornire gli uni agli altri tutto quanto è necessario.

Il bianco lattescente è colore che tiene le figure. Come nelle opere allegoriche medievali (pre-rinascimentale) si cercava di svelare le qualità della natura divina con rimandi, qui è la natura umana che cerco. Non sono dentro l’umanesimo ma nella scienza dell’uomo. Disegno un AMOR VIVO.

Ho la sensazione di abitare sulla terrazza lungo la strada nella roccia che porta alla cima delle montagne, ed è talvolta quasi impossibile. Quelle volte ho bisogno di tempo e vengo a chiederlo a te ed esso sta annidato dorato di sole nei tuoi sguardi. Allora dico “ho bisogno di te e senza te non riesco a vivere”. Mi sembra che amare sia una realtà “fisica”. Un discorso di scienza che soltanto ha l’apparenza d’amore.

La ‘ricerca’ deve rassegnarsi. L’amore è aleatorio e fisico e ‘probabile’. Ma nonostante tale precarietà nessuno ce la fa senza una relazione con l’altro. Fossimo spirito sarebbe facile. Ma siamo legati, ‘decisi’ da una biologia senza determinismo. Disegno uomo e donna dando risalto alle mani e ai piedi e anche ai genitali esterni. Più che risalto è non trascuratezza. Sono legato mani e piedi all’oggetto del mio interesse.

 

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