Posts Tagged "tempo"


flash forward


Posted By on Mar 8, 2017

Il tempo iniziò quando la pulsione si unì alla vitalità: il riflesso della chiusura degli occhi, dopo che i fotoni ebbero attivata la retina, sarebbe stata la pulsione che avrebbe riportato al prima della nascita ma il pensiero continuò attraverso il buio fatto dalle palpebre per via di un salto evolutivo per cui il neonato dell’uomo, nel suo primo rapporto con il mondo oppone il proprio sé libidico alla sbrigativa reazione dell’istinto di fare buio contro la luce. L’affetto della conoscenza si rivolge, come fantasia di esistenza del mondo, contro il mondo fatto sparire nel buio dal riflesso di una razionale esclusione di quanto ha irritato la vista.

Ne nasce un pensare specificamente umano che è diverso dalla presa d’atto passiva delle cose del mondo come di luce e buio.

Flash/forward è giocare con il bambino nei successivi momenti della sua vita dopo la nascita per capire quanto, alla nascita, è accaduto. Come i personaggi di Van Ghog abitano il grano dei campi, si osservano, nei giorni immediatamente successivi al parto, comportamenti complessi che specchiano sfumature: espressioni mimiche, movimenti parcellari delle dita, guizzi degli occhi, singulti brevi e sommessi in mezzo al ritmo marino del respiro: diverremo certi che non si potrà mai inscrivere il neonato in uno schema cognitivo/comportamentale o di programmazione neuro linguistica: se non si vuole isolarlo da noi, rendendolo comprensibile nel blocco di gelo della nostra fretta, oltre le barriere del nostro asettico manierismo.

Un giorno avremo capito l’ubiquità inquietante di un tempo che subito si fuse alla vita mentale della nascita.

Nel flash forward vedremo che l’istintiva chiusura degli occhi non riuscì a realizzare intera e definitiva la pulsione di annullamento della nuova situazione extrauteeina. Quando vedremo i nostri figli chiudere gli occhi per gioire del sonno o socchiudere le palpebre come per cogliere più precisamente un nostro sorriso vedremo bene il segno di una realtà psichica e come l’affetto della conoscenza alla nascita dovette essersi realmente rivolto, come fantasia di esistenza del mondo, contro il mondo fatto sparire nel buio dal riflesso di una razionale esclusione dalla chiusura degli occhi irritati dalla luce.

Il pensiero del neonato traversa il buio ed è immediata possibilità di agire il pensiero come genesi di sé nello spazio nuovo del mondo pieno d’aria e mai più vuoto di senso.

Flash/forward: mi dirai il nostro nome, mi dirai bene tutto, quello che immaginasti. Sarai segmenti e curva. I segmenti tutti uguali. Le curve una famiglia di cose differenti dai segmenti. Mi dirai la circonferenza e la retta che passa per il centro. E che emozione il punto dove si incontrano! Misureremo la lunghezza del raggio e del cerchio e vedremo che a tenerli insieme è Pigreco che non finisce mai. E ci chiederemo se quel continuare sia quanto si traccia come linea. Ci verrà il dubbio se il punto, la pretesa esistenza dell’inesteso, può somigliare alla natura della pulsione. Se si dovrà trascurare come elemento indispensabile alla ricerca o meno.

Se esiste questo tempo della vita mentale che inizia con la nascita…. allora il disumano dell’uomo, la pazzia, è dentro la durata della nostra vita e la cura della malattia mentale è circoscritta nell’ambito medico perché il pensiero ha origine materiale e il passaggio dalla pazzia alla sanità si verifica nel contesto della biologia cerebrale che ha la natura continua di ogni realtà fisica discreta.

Flash forward: molto dopo, oggi addirittura, nel portare avanti il discorso della ricerca sul disumano, ci è venuto in mente che esso fu identificato con l’irrazionale. Ma ecco che sorge all’orizzonte il semicerchio del sole. E insieme la buona coscienza di aver voluto studiare la matematica che nomina irrazionale il rapporto che non ha fine tra circonferenza e raggio.

Domani, chissà, sorriderò della irresolutezza del paradosso di Zenone che ci avvertiva della inesauribilità delle traiettorie di una freccia. Sappiamo che quel paradosso non è sostenibile poiché le frecce del dio dell’amore colpiscono fulminee il cuore delle persone e in loro, l’amore che ferisce, porta ogni volta la genesi del tempo e la genesi del tempo porta in loro il pensiero nella modalità che ha alla nascita: e l’io della nascita, che è inizio del tempo, è affetto di una conoscenza originaria che si rivolse, come fantasia di esistenza del mondo, contro il mondo fatto sparire nel buio della anaffettività dal riflesso di una razionale esclusione di quella bellezza che ha irritato la vista e colpito il cuore.

La parabola celeste descritta dalla freccia del dio dell’amore che mi ha quasi ucciso riporta il pensiero a Zenone: il paradosso è una aporia che compare alla mente, per bruciare subito. Ho studiato che il paradosso di un moto illusorio fu per uno scontro filosofico per avvalorare le idee di Parmenide. Che pare avesse in mente la realtà di un mondo concluso, misurato, controllabile, ragionevolmente prevedibile.

Adesso mi appare come un pensiero mostruoso: perché sarebbe la fine dove andremmo a fracassarci le ossa nell’improvviso arresto di tutto. Nel buio che si determinerebbe non appena, in una pretesa simultaneità di un mondo già tutto concluso nella creazione senza mutevolezza, le stelle smettessero necessariamente di bruciare al loro stesso accendersi.

Cosicché tu amore mio non avresti mai potuto leggere queste righe…e poi, invece!

Read More

l’aria sottile della ricerca


Posted By on Mar 6, 2017

Il pensiero rivolto alle cose del mondo riceve la frustrazione di non saper misurare una volta per tutte nessuna cosa. Un abbraccio non è mai uguale ai precedenti perché nessun abbraccio consente di sapere come si deve replicarlo per averne uno di identica appassionata tenerezza. Da questa tensione -incredula dei propri fallimenti di duplicazione- origina la matematica. Che soffre in eterno di non trovare una prova finale della propria appropriatezza. Lei, nata quasi divina, non è capace di liberarsi per sempre delle cose. Perché le cose hanno natura discreta e continua. E sebbene la realtà sia indiscutibilmente piena di fascino essa rimane intrinsecamente contraddittoria. Il numero e le cose si rispecchiano ma non si corrispondono definitivamente. Così a volte la matematica pare reale e le cose simulacri del numero. Ma poi, se si vuole scomporre ogni forma discreta dividendola progressivamente, si ottengono infiniti tratti componenti: che vuol dire che la scomposizione richiede una durata imprevedibile. Il pensiero si arresta perplesso del suo ininterrotto svolgersi all’interno di sé. Sono incantesimi fiabeschi. Come se l’imperfezione di ogni misurazione dipendesse non dal deficit di uno strumento ma dal non essere mai capaci di disporre a piacimento del tempo necessario ad una corretta nostra applicazione ad ogni cosa. Perché il tempo è ovunque ed è dunque un componente della natura di tutto ciò che è in natura. Essendo noi composti anche di tempo non possiamo distinguere il battito del cuore dal fremito e dalle vibrazioni di fibrille del tempo che vive in ogni cosa di cui cerchiamo di conoscere il valore. Così va che per gemellaggio e partecipazione qualcosa si perde librandosi in aria. La delusione di una mancata corrispondenza definitiva ed esatta tra la domanda e l’oggetto fa l’aria sottile della ricerca.

Read More

il tempo


Posted By on Gen 25, 2017

Vorrei disegnare la linea del tempo che addensa i legami. Disegnare i tuoi capelli tra le dita quando risalgono la tua fronte per traversare il confine tra lo sguardo e i pensieri.

Read More

un amore oramai troppo giovane


Posted By on Set 30, 2016

Voi giovani vivete il tempo eterno che non si muove e dentro di esso protestate e gioite. Io fui vecchio presto e colsi il muoversi della macchina del tempo che scricchiola e invita. Ora che finalmente l’età mi dà ragione sono intollerante più di sempre al vedere comune. Magari è la mia incapacità di cogliere il lusso della noia e del fastidio. Mi è sempre parso che la curiosità di sapere quello che ancora non conoscevo fosse più grande di tutto. Però tu devi accettare questa nuova età in cui vado trovandomi. Imparerò a trascurare i segni di una gioventù provocante e annoiata. Ma non cambierò più io: resto in disparte. A cercare perché come sempre è l’unica certezza, l’ignoranza da vincere fino alla fine. Buona giornata amor mio.

Read More

amori feudali


Posted By on Apr 6, 2016

Nave nella nave. Una visione vera e propria. Leggendo Marc Bloch. La civiltà feudale.

Il tempo non era fatto come questo tempo. Nessuno sapeva precisamente l’anno e il passato che non c’era. Perché tutto era potenza in atto. Le cose così prossime e ignote nelle loro leggi si spargevano e si innalzavano incombenti e minacciose.

Nave dentro una più imponente nave è stata la visione. Un medio evo che ci contiene. Dalle fibre di giornate con troppo tempo morto escono grida e oscurità in forma di crisi. Il panico quotidiano. Mi precipito addosso al nemico. Vediamo di che è fatto.

Paglia e pitture in chiese umide. Gli anni di vento e siccità che contengono gli affreschi. L’arte nei muri alti. Ai soffitti. Non doveva essere raro che chiunque voltasse gli occhi al cielo. La mindfullness assai frequente. Le intuizioni di serendipità accettate come miracoli. Irruzioni spirituali.

Nave dentro la nave. Mari sterminati. La civiltà dei poteri che controllano niente. Perché il controllo annienta lentamente e inesorabilmente tutto. Non è ancora concluso. Sfuggono i distratti. Coloro che confidano ciascuno in se stesso. E sono letteralmente fuori dalla storia.

Gli occhi al cielo. Nuvola o affresco non importa. Inebetiti dall’ischemia che stordisce per via del collo troppo piegato in su. Verso i colori uguali a fuori. Come la chiesa fosse priva di una volta sotto azzurri e bianchi reali. E invece è anni di fatica e genio. Il genio non accorcia il tempo. Se ne serve solamente.

Navi dentro navi. Come me in te. Ma ho in me altri. E tu in chi vivi e ti muovi? In quale mare si alternano le tue variabili sensazioni? Quale affresco intimo colora le tue pareti? Me, dici, colori e tingi?

Così io in te, dentro la cui anima vivo, trasparirei riflesso nei tuoi occhi? Nei muri alti del tuo portamento?

Sospinto dalla tua scienza, io dunque, senza più figura, solo forma e colore, salgo -dal muro al cielo- da figura in idea.

Intanto che il desiderio di te sfuma e lievita in una nuvola il tuo modo soggettivo di sapermi esistente, senza costringermi ad essere in modi prescritti, rafforza il legame. Questo chiamo io il nostro amore feudale.

Read More