100.000 volte (*) meglio il nero di Caravaggio del tuo candore avvelenato

Posted By claudiobadii on Feb 17, 2012 | 4 comments


Il pubblico è visione ‘da lontano’. Il privato ha l’ambigua familiarità delle cose dattorno. Esse sono circospette. Il fuori del pubblico è circostanza e invece l’esterno del privato è circonvenzione, controllo, mondo affranto.

Il nero di Caravaggio attorno alle figure che circostanza propone, devi chiederti per restarmi vicina. E perché circonda la figura in quel modo. Io penso che quel nero è l’enigma del nodo che tiene una tunica. E’ farsi gioco del mistero. Tutto è pubblico ed evidente in quel nero. Il paradosso concettuale è determinato dalle possibilità di accettare lo sfondo come l’interno che entra nel mondo. Attraverso quel nero la sua arte fa del mondo una circostanza privata. Una faccenda personale dell’artista. Lo rende comprensibile attraverso l’unica indagine che pare proporre e forse tollerare: quella della sensualità. Quel nero pone la grande ambiguità dell’arte che non ha la parola scritta. Bacco, qui sopra, è figura silenziosa, ambigua ed erotica in quanto irrisolta. L’ambiguità aumenta di intensità via via che si continua l’osservazione. La mano, sul nodo del nastro nero, continua a tenerlo e non scioglie e non lo chiude di più.

Ma adesso perdonami la divagazione. Non voglio porre questioni esemplari. Io discordo addirittura da quel volto così distante dalla definizione di certe fisionomie eroiche di cui fu farcita la mia educazione scolastica. Quel volto da strada mi è difficile da digerire. Capisco che questo è perché ho l’adattamento a preferire una estetica facile. Penso che è scontato per un borghesuccio come sono porre questi distinguo. Però, per quel poco che capisco, a volte l’arte entra nelle cose personali e private. Abbiamo un fondo nero, erotico, eroico, sensuale appassionato, noi? Dopo che anni fa borghesi capitolini d’alto rango meglio vestiti ma non sempre migliori, ci avevano suggerito di diffidare del nero per ragioni di ‘scuola’, possiamo oggi riemergere ad apprezzarne il tono? Andarcene insieme alle piazze e ai gelati? Noi, dico, recitare in piena coscienza sulla strada le parole dal nero di ieri?

Ora che hai visto come l’amore mi combinò in quello che sono, puoi decidere se valga o meno la pena? Lei c’è stata e resta per sempre DNA. Appartiene ad una vita precedente. Dalla quale derivo.

note: (*) oggi il blog ha registrato 100.000 visite dal suo primo giorno e non avevo voglia di lasciar passare la faccenda inosservata.

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4 Comments

  1. La notte tiepida di aprile era invito ai tuoi baci e alle nostre bocche sconfinate. Ti dissi “sei il profumo dei colori e il sapore degli odori” e, per non farmi abbagliare dalle stelle,chiusi gli occhi.
    Appoggiata sulle mie gambe, ho accarezzato tutto il tuo volto, centimetro per centimetro, curva per zigomo, palpebra per ciglia… rassicurante il calore appena percepito del tuo seno.
    Il nero fu la condicio sine qua non per le mie mani per disegnarti nella mia mente, per darti e DIRTI la bellezza che meritavi.
    Chiudere gli occhi e fare il buio fu mescolare il tuo rosso ( non trovo colore più appropriato) sul mio nero.
    Il nero come fusione è la scoperta che va fatta, mi chiedo, per saper POI utilizzarlo per separare?

  2. Per il realismo rappresentativo e l’uso della luce, un pittore moderno che a molti osservatori richiama Caravaggio è Edward Hopper, il pittore della “solitude” (che non è esattamente la nostra solitudine…più simile ad “intimità e silenzio”). Peculiare anche in Hopper è l’uso del nero rispetto agli altri colori: sono i toni dei colori stessi e non il nero a separare le figure. Il nero vive come colore a sé stante, è significato e non significante. Non è funzionale alla figura e credo che perciò di per sé proponga un’immagine…lo vedo vivere della sua neritudine e definire le figure per separazione.

  3. Se la vita è luogo di contraddizioni, l’arte può risolverle, superarle o esaltarle.
    Se a Plutone bastano pochi chicchi di melograno per legare a sé e all’Ade Proserpina, all’artista basterà ricreare movimento e luce per far riemergere le immagini dal buio.
    Le figure sul nero fanno parte della nostra storia, corpi abbandonati su sottili linee curve, ciò che il nero nasconde non deve interessare. Quel nero non è disperazione, è storia della ricerca, è scienza della cura. Soluzioni spaziali armoniche. Sviluppo diagonale sfuggente.
    I dreamed..
    Una mano di uomo grande, nodosa e sapiente sulla pancia di una donna in attesa. Nuda riversa sul letto, sul fianco sinistro, con seni turgidi e gonfi, un riccio madido sulla fronte, il ginocchio destro leggermente flesso, come ad aiutare la gamba a coprire leggermente il pube, la mano sinistra a sorreggere la testa.
    La mano d’uomo attende leggera senza alcuna pressione. D’improvviso un movimento, un guizzo veloce. La perfetta rotondità del ventre viene alterata dalla vita. Sotto l’indice ed il medio della mano di uomo la pelle si tende in una sporgenza.
    Millimetri di tempo disegnano l’opera d’arte della vita.
    Concavity end convexity
    I don’t know

  4. Il nero attorno alle figure: disponibilità al riconoscimento dell’altro, come altro da sé?
    o atto di onestà, contro l’ipocrisia di colori accanto a colori, senza linea di contorno, come se fosse superfluo dare ad ogni cosa il suo posto?

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