la vita dei re

Posted By claudiobadii on Mag 23, 2012 | 2 comments


Ma forse poco è cambiato. La massa dei profughi moscoviti e i carretti in risalita sugli Appennini e lo spavento diffuso nelle Americhe dei dittatori e le razzie di fucilieri e preti nella foresta. Ogni gesto compiuto irreversibile e azioni che sono gesti verso o contro altri. Non arte o produzione e scambio. Azioni irripetibili. Accumuli e sottrazioni. Il concetto di storia si sovrappone all’idea della predeterminazione. Ora studiamo la fisiologia della funzione cerebrale che si opporrebbe al destino. Come una specie di libero arbitrio stabilito, certificato sulla carta intestata con valore legale. Rilascio il presente certificato su richiesta del paziente per gli usi consentiti dalla legge. La Legge che certifica le cose come stanno. Il libro che riflette solo un attimo ma pesantemente su quella faccenda per cui la permalosità di un uomo, la superbia di un altro determinano che milioni di uomini diventano improvvisamente omicidi e compiono azioni illegittime con una specie di leggerezza di cui forse si muore anche senza ferite. Dentro. Tutti insieme gli uomini mettono in gioco (o in scena?) altro. Tutti insieme compongono una realtà senza figura. L’idea del pensiero è quasi vinta. Lo sciame è lo specchio di un disegno. Il singolo compie azioni che essendo irreversibili, essendo anche l’entrata in scena ed in corresponsabilità del singolo con il resto degli agenti mondani, forse ha bisogno di un nome. Storia. La ricerca della funzione originaria e basilare dell’attività del pensiero, l’attività mentale fondata sulla registrazione e modulazione degli stati dell’animo che adesso chiameremmo in altro modo, ma poco importa, si svolge anche, di questi tempi, con approcci sociologici, di elaborazione sperimentazione e ricerca ‘collettive’: riguardanti comunque realtà umane complesse per le interazioni in gioco. La parola d’ordine del brano in questione è ‘incomprensibile’ e sono anche ‘irreversibilità’ ed ‘irreparabilità’. L’irreparabilità di una azione toglie la libertà, perché dopo l’azione irreparabile niente è più come prima. Niente, nella rappresentazione dell’ambito umano, niente nel mondo come noi ce lo si era presentato e offerto. Noi ci offriamo e ci presentiamo il mondo. Offriamo il mondo ai nostri stessi occhi. Stringiamo il mondo in un abbraccio al mattino mentre ancora non è accaduto niente. Le azioni degli altri e le nostre cambiano molto o poco di quanto visto e immaginato. Le azioni che trasformano l’immagine del mondo fanno l’idea della storia. La storia è una parola che sembra restare fuori da noi. Si fa presto a trovare altre parole per quell’esterno che ci sfugge. Seppure sappiamo che in qualche modo anche noi, nel nostro piccolo, con le nostra azioni irreparabili non potremo opporci a noi stessi e alle conseguenze delle nostre azioni. La grande parola chiave della riflessione di Tolstoj sembra essere tra storia e divinità. Tra etica e provvidenza. Tra visone fisica, cioè meccanica, che è metaforicamente celestiale o fluida o d’attrito o di rotolamento o di scarto e cascata in un mondo che si perde nel nulla del buio e della luce oltre la visione delle cose. Ma non sembra che questo trovi altro che il deliquio, la ferita che porta lo svenimento e l’arresto della raffigurazione l’arresto della ricerca come se lo svenimento fosse una pulsione di annullamento. L’altra visione è letteraria, è la genialità della narrazione che non finisce, che insiste sempre più incalzante a trovare successioni desiderabili di stati dispiegati delle condizioni del pensiero. Esso, o meglio la narrazione del pensiero dalle forme dell’amore della perdita e dell’etica – che si scioglie come il pianto della felicità e si annoda come un cappio soffocante di lutto e disperazione- porta, via via, sempre più intensamente, a quanto dovrebbe essere una conclusione sull’esistenza di una forza esterna ma senza tuttavia alleviare nessuno. C’è una forza che appena trovata torna nella complessione corporea degli uomini e delle donne del romanzo e che non assolve nessuno perché rivela un disegno di un progetto che è quasi un mistero, ancora più articolato e difficile da decifrare di quel mondo rumoroso assassino e incomprensibile da cui si voleva salvarsi nell’ambire ad un ingresso trionfale in una fede risolutiva e provvidenziale. 

Continuo ad ammirare lo sforzo di scrittura che non pone il lieto fine nel nucleo mistico della religiosità e rimanda ad un indispensabile sforzo di comprensione e insieme di accettazione della corresponsabilità che il singolo contrae con la storia attraverso ogni sua azione. Ancora da qui deve partire la ricerca sulle dinamiche che riguardano la storia. Perché: “Il cuore del Re è nella mano di dio, il Re è schiavo della Storia. La storia, cioè la vita incosciente e comune, la vita di sciame dell’umanità, si avvantaggia per sé di ogni momento della vita dei re, come di un mezzo per raggiungere i propri fini.” Non possiamo sentirci estranei e regalare la storia al capriccio. Abbassare dio ad una mente capricciosa è il primo atto di assenso al dominio. Non sappiamo ancora quale sia l’immagine della vita di sciame, che si avvantaggia per sé di ogni momento della vita dei re e della vita di tutti coloro che al re sono sottoposti. 

Col finire del 1811 cominciò l’armamento intensivo e il concentramento delle forze dell’Europa Occidentale e nel 1812 queste forze, milioni di uomini, si mossero da occidente verso oriente, verso le frontiere della Russia. Il 12 Giugno le forze dell’Europa Occidentale varcarono le frontiere della Russia e cominciò la guerra, cioè si compì un fatto contrario alla ragione umana e a tutta la natura umana. Milioni di uomini commisero, gli uni contro gli altri, così innumerevoli malefici, inganni, tradimenti, rapine, falsificazioni, saccheggi, incendi ed assassinii quanti per secoli interi non ne raccoglierebbero gli annali di tutti i tribunali del mondo e che, in quel periodo di tempo, la gente che li commise non considerò come delitti. Che cosa produsse questo avvenimento insolito? Quali furono le sue cause? Gli storici, con ingenua sicurezza, dicono che le cause di questo fatto furono l’offesa recata al duca di Holdenburgo, l’inosservanza del blocco continentale, l’ambizione di Napoleone, la fermezza di Alessandro, gli errori dei diplomatici eccetera eccetera eccetra… Per noi è incomprensibile che milioni di cristiani si siano uccisi e torturati a vicenda perché Napoleone era ambizioso, Alessandro era fermo, la politica dell’Inghilterra era astuta, e il duca di Holdenburgo era stato offeso. E’ impossibile comprendere quale legame abbiano queste circostanze col fatto stesso dell’assassinio e della violenza. Perché l’offesa fatta al duca abbia portato per conseguenza che migliaia di persone, venute dall’altra estremità dell’Europa, abbiano ucciso o rovinato gli abitanti delle provincie di Smolensk e di Mosca e siano state uccise da loro. Il fatalismo nella storia è indispensabile per spiegare le manifestazioni irrazionali, cioè quelle delle quali non comprendiamo la razionalità. Quanto  più ci sforziamo di spiegare razionalmente questi fenomeni storici, tanto più irragionevoli e incomprensibili essi divengono per noi. Ogni uomo vive per sé, gode della libertà per raggiungere i suoi fini personali e sente con tutto l’essere suo che può immediatamente fare, o non fare, una data azione. Ma non appena egli l’ha fatta, quest’azione, compiuta in un dato momento di tempo, diventa irreparabile. Viene a far parte della storia, nella quale essa non ha più un significato libero, ma un significato predeterminato. In ogni uomo vi sono due aspetti della vita: la vita personale, che è tanto più libera quanto più astratti sono i suoi interessi; e la vita elementare, la vita di sciame, dove l’uomo obbedisce inevitabilmente a leggi che gli sono prescritte. L’uomo vive consciamente per sé, ma serve come strumento inconscio per il conseguimento dei fini storici dell’umanità generale. L’atto compiuto è irreparabile e il suo effetto, coincidendo nel tempo con quello degli atti di milioni di uomini, assume un significato storico. Quanto più in alto sta l’uomo sulla scala sociale, a quante più persone egli è legato, quanto più potere ha su altri uomini, tanto più evidenti sono la predeterminazione e la necessità di ogni suo atto. Il cuore del Re è nella mano di dio, il Re è schiavo della Storia. La storia, cioè la vita incosciente e comune, la vita di sciame dell’umanità, si avvantaggia per sé di ogni momento della vita dei re, come di un mezzo per raggiungere i propri fini. (“Guerra e Pace” Lev Tolstoj)

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2 Comments

  1. Si diceva…se provoca dolore,il dolore ci si deve concedere di sentirlo o e` suicidio. Certe azioni sono irreparabili ed allora e` vitale riconoscere che lo siano ed e` vitalità soffrirne senza restare uccisi. Non e` chi vince che fa la storia, e` chi sopravvive…

  2. che dire… sto qui accanto. Inizio ”Uomo e natura”. La storia racconta tutto. Sappiamo di irripetibilità e gesti inspiegabili. E’ capitato pure di dire di morire anche senza ferite. Vediamo cosa portano queste pagine. Apro la prima. Un abbraccio

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