quello che sarà domani

Posted By claudiobadii on Dic 31, 2012 | 0 comments


domani:

se davvero si deve amarci facciamolo in silenzio segretamente che tu non debba essermi riconoscente e io non debba accorgermi quasi di noi

e la nostalgia sia soltanto il colore di una sfumatura nostalgica e tu ed io foglie attraverso il vetro del centesimo piano

io l’albero della legge, e tu la giusta causa e il giudizio, e noi l’ombra senza peso, e la nostra felicità la pienezza delle conseguenze

non rispondere più a quelli che ancora ci chiedono l’anima scrivendo pretese sui muri come non volessimo anche noi tutti essere quelle grida di protesta

dovendo inventare un amore domani ricordarmi di farlo ammantato e osannato dai venti e nascosto però: nascosto per vigliaccheria perché non sarò neanche domani all’altezza.

dire poche cose come sempre poiché non sono molti quelli cui rivolgersi, non so tu, per me non sono molti. Non so tu. Non so. Pochissimi restano i destinatari nella miniera

servendomi di te domani continuerò a costruire la legittimità delle frasi: non essendo stato amato continuerò, e tu potresti accennare un sorriso eterno

è il Disamore mia madre e mio padre la Navigazione e per te domani non mi hanno lasciato eredità. Chiama Fatica e Dedizione l’amoroso mostro che sono

domani ti dirò come il terrore di essere capace di non amarti più mi ha travolto che ero solo il mozzo sulla nave ma avevo il terrore di un capitano

spero che tu ascolti sempre che ascolti anche domani, spero sempre che da qualche parte tu stia in attesa di me: scrivo per trovare chi ha pensato le mie medesime attese

adesso:

le tue scarpe sul marciapiede bagnato e il suono misurato e deciso della pietra focaia sul sasso e il tuo amore la scintilla arancione

voglio solo dire che tu sei molto migliore di me e non potrò riconoscerti dovessi incontrarti e allora baciami tu per prima

voglio finire di costruire una casa con le ore della tua assenza che sia come suonare la protesta degli schiavi ma anche ricordarti e bere te come il vino

da sempre:

un essere amletico il mio amore mistero e passeggio svagato sulle mura armate: ho anelli alle dita scale d’oro per le tue labbra pietose

è tutto un arrampicarmi in ginocchio fino a te ma che vuoi che sia stato per uno abituato a salire le linee aguzze della parola MAI, e scivolare contro le cime del proprio confine

domani:

non accade nulla è tutto un accordo su un sogno è la prova generale del terremoto dovessi tornare attraverso la città: strada e cielo

adesso:

solo la perplessità è il mio mantello da viaggiatore perché fermi non si può stare e il dubbio ci spingeva l’uno addosso all’altra nel contrappunto

ti scrivo per negare, malato, il pensiero verbale e per desistere e scalare la montagna con le dieci dita delle mani e dirti che sapevo di noi

domani:

svegliandoti saprai di non aver sognato mai, che era una doppia vita piena di sentimento, nelle due città, con tutti i diritti della persona

le mani si riempiranno di inchiostri e antibiotici colorati e traboccheremo di generosità

adesso:

fotografa il buio della rivoluzione che si possa studiare bene il futuro a cui mi tira la tua mano

quello che non ti ho detto mai:

in un primo momento si è pieni di mancanza poi vengono i nomi e la curva dell’oboe e allora tu devi venire presto come una sicurezza e sarai una sostanza nuova che scolora.

quello che so esattamente:

è che quello che scolora è la luce.

che il momento presente è un olivo sotto il sole

domani una nuvola

il tempo un affresco sulla parete della stanza di mezzo

ma specialmente sei ‘tu’ che mi apri la porta

 

 

 

 

 

 

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