la forma di quello che resta

Posted By claudiobadii on Apr 6, 2013 | 4 comments


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“La Voce (dei maestri)”
©claudiobadii
per
OPERAPRIMA

Ciò che va bruciato è più del resto. Il resto prende una forma. Una linea sottile nel mondo bidimensionale di “Flatlandia”. Il reverendo Abbott e i pinguini, penso: dato che si è scoperto, con gli infrarossi, che questi animaletti diventano più blu del blu. Il freddo non attraversa la loro pelle perché essa ha una temperatura inferiore della temperatura esterna. La soluzione è all’opposto di dove si cerca. Bisognava dunque opporre al freddo un freddo ulteriore. È questa la vera natura della linea che separa dal bianco la figura sul foglio. Nella fisiologia della visione, la stimolazione del nero non è neutrale: eccita i circostanti recettori per il bianco. Il nero si serve del bianco per vantarsi di sé, per restare nero com’è. È una corazza e una mimesi. L’amore, turbinando, si veste di algida eleganza per rafforzare la propria linea di condotta. Il nero è il calore, il bianco è la neve e il gelo. Il candore, anch’esso, si ammanta di entusiasmo di facciata, nella placida sfilata degli abiti bianchi alla comunione. Le conversioni scavano solchi di temperatura. Ognuno sosterrà che la vita stia dalla propria parte. La lezione dei maestri risuona nell’aria. I volti sono scolpiti  in una mimica immobile, statuaria. Ci resta di sapere, tuttavia, che il trucco dei pinguini non può riguardare i piedi e il becco.

Ciò certifica che, dove si ha freddo, restiamo in rapporto a rischiare il viaggio e la voce. 

4 Comments

  1. Questi sguardi non li dimenticherò mai. Grazie Michela.

  2. Negli anni ‘70, l’artista serba Marina Abramovic visse un’intensa storia d’amore con l’artista tedesco Ulay. Per cinque anni i due vissero in un furgone, realizzando insieme moltissime opere e performance. Quando il rapporto di coppia inizio’ ad incrinarsi, rischiando di distruggere la parte più creativa dei due, capirono che non valeva più la pena di continuare assieme. Si lasciarono con un ultimo grande abbraccio, per non vedersi mai più.
    Ventitré anni più tardi, nel 2010, quando Marina era ormai un’artista consacrata, il MoMa di New York dedicò una retrospettiva al suo lavoro. In questa retrospettiva, Marina condivideva un minuto di silenzio con qualsiasi sconosciuto si sedesse di fronte a lei. Ulay è arrivato senza che lei ne fosse a conoscenza…
    La forma di quello che resta è tutta in questo minuto di silenzio:
    http://www.youtube.com/watch?v=OS0Tg0IjCp4

  3. Poi, quando,
    a volte
    arriviamo in cima alle montagne

    ghiacciate

    per pura folle gioia
    come panciuti pinguini
    scivoliamo via veloci.

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