teoria della funzione mentale umana

Posted By claudiobadii on Giu 30, 2013 | 1 comment


pensier

“Il Pensiero Umano E’ Imprevedibile”
©claudiobadii
per
OPERAPRIMA

“Ma poi tu”. Vediamo tutta questa piatta pianura. Le teste di legno svettano come i campanili e le torri dei borghi. È una fanfara di zanzare malariche. Stragi di mafia proprio come nelle vendette pontificie. Le foglie grandi bizzarre tengono innovazione di pensieri al bando sventolano sui capelli impomatati e quasi subito rinunciati tagliati maltrattati. “Ma poi tu” è ritornello rap che canto mentre camino al mercato. C’ero tre giorni fa colorato di fucsia pastello e morbido antracite di magliette da uomo molto belline e apprezzate. Stavo dalla parte padronale del lungo bancone insieme a un’amico irriconoscibili così ne ho vendute due anche io una fucsia e una bianca col colletto blu scuro. Misure grandi perché nessuno sta più nella pelle al buffet dei salumi. Parlavamo di amori infelici cioè in fondo solo di infelicità perché l’amore infelice non è amore. Io: che ci sono passato e ne sono fuori anche se per puro spiaggiamento -dico da me- per essermi arenato in una saggezza che ribolle ancora di desideri scandalosi… e lui: alto con una barba elegante incolta nera una coppoletta da guappo bonario (e che altro se si è fatto fregare!!?) che si lasciava consolare dai (miei) sorrisi calmi di uno che appunto è sopravvissuto ed è (sono) un esempio che poi non si muore. “Desideri scandalosi di nuovo” è un secondo loop più articolato perché tornano cambiati i desideri di chi invecchia senza nostalgia. Procedere in modo curvilineo spostando di lato la prospettiva sulla conclusione che ha una quinta dorata ed una di merletto trasparente e procedendo slittare il macchinario scenico intorno a sé medesimi come via via ci vediamo. Si sa che ‘in mente’ si vive in anticipo cioè si sa che si vive ‘a memoria’ pre-gustando gli attimi il che fa bella la bellezza e scura la tortura. Il nuovo scandaloso desiderio e insomma la musica che ogni volta trovo nella rete delle rotte oceaniche sfavilla quotidianamente tra gli occhi e l’asfalto della plancia delle petroliere e serra il discorso amoroso della ricerca psichiatrica in poco meno di due metri che sono adesso la misura della misura insomma la gloriosa modestia segreta dei solitari per mille ragioni non ultima l’onestà indispensabile. L’infinito camminare è il felice destino che proprio perché si concluderà senza un senso univoco è letteralmente ‘senza fine’ ed è anche questa vita attuale una scalinata una scandalosa serie di passi. La natura discreta delle durate ci concede vittorie mai definitive e dunque ecco l’incompleto finalmente, finalmente il cardine incompiuto della porta dell’amore. Il pensiero che la cultura occidentale, che potrebbe essere il fuoco prospettico di tutte le culture, sia quello che è, è certezza di malefici innumerevoli ed inevitabili ed è lo stesso pensiero che nel mercato, però, si era sciolto. Sopravvissuto all’amore potevo intrattenermi davvero qualche ora senza mentire. Non ho nulla da dire di fronte a chi si trova dentro la propria vita abbracciato da ogni parte dalle minacciose promesse e dalle ortiche della felicità attuale ma credo che mostrarmi ancora vivo consenta la trazione di un argano che porta via dalla palude per un momento. Si attorciglia una fune d’acciaio -il discorso sconsolato o infuriato dell’amante- alla base del tronco secolare tropicale e -continuando a tirare spietate conclusioni coerenti e conseguenti alle inavvertite premesse- tutto il nostro corpo oggetto concluso della retorica viene sottratto all’inutilità del dolore finalizzato che l’amore offre promettendosi. C’è umiltà nella pretesa, prova. “Ma poi tu” penso. E il futuro è nel “mai” che creo allontanandoti ogni volta un poco e sottolineo che sono io che ti scosto per non volerti insomma potrei dirti che una volta che ti avessi in possesso non saprei che farmene di te. Il futuro è nel mai che temevo, perché invecchiando senza nostalgia si scopre ad un certo punto che avanzando il nostro futuro con la carovana del far west il futuro è spinto dopo “tutto”. Dopotutto procrastinare è un fermento biologico un brusio funzionale il mondo fisico che geme e si porta avanti insieme alla intera macchina del presente che non è che il mondo che conosciamo. “E poi tu” è il ‘loop’ appena differente di un altro passo in avanti che è la breve caduta di uno svenimento cioè la crisi della cultura di fronte alla macchina del tempo che è imprevedibile quanto un terremoto. Le tre teste di legno che avevo disegnato caracollanti nell’articolo sulla “Cultura” non sanno che ‘imprevedibile’ è per essere la cosa che si vuol presumere di un mondo di natura differente. Che il pensiero umano che è capacità di immaginare è di natura differente dalla coscienza delle cose percepite propria anche delle altre specie.

1 Comment

  1. Ci sono notti in cui mi vesto d’oro per festeggiare la vita sopravvissuta ad un amore che dura per tutta la vita…

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