la clinica medica

Posted By claudiobadii on Lug 9, 2013 | 1 comment


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“La Clinica Medica”
©claudiobadii
per
OPERAPRIMA

(alla pubblicazione di questo articolo è necessaria la riconoscente indispensabile premessa che l’irreversibilità fu stabilita nella cultura, ma soprattutto nella Clinica Medica della malattia mentale, dal libro “Istinto di morte e conoscenza” di M.Fagioli…”hy max!”)

Il pensiero NON umano, che si estende alla sensibilità degli organismi vegetali, è comprensibilmente espressione della funzione dell’ISTINTO. L’emergenza della vitalità nell’uomo si porta dietro la separazione ‘catastrofica’ tra materia e materia umana. La materia della biologia cerebrale non umana non ha la funzione della vitalità e assicura solo sopravvivenza e riproduzione di tutte le specie e rimanda ad un tempo in cui l’uomo non c’era: è cioè lo specifico dell’esistenza mentale animale. Correttamente dunque l’istinto non può essere attribuito neanche come ipotesi disfunzionale alla nostra specie. Solo lasciando il discorso antropologico affacciato su una voragine di confusione si può pensare un ISTINTO animale nell’uomo cui attribuire la pazzia come inclinazione del pensiero verso l’animalità.

Per l’attività responsabile della etiologia della malattia del pensiero nell’uomo è stata coniata (1970) la denominazione di PULSIONE e finalmente adesso la malattia del pensiero è separata e distinta 1) sia da una idea che la causa sia una irruzione della natura nell’uomo ( la favoletta di Alien) e 2) dalla confusione che possano coesistere stati di specie differenti quando la clinica medica distingue ogni singola specie secondo identità biologica e specificità funzionale.

La cura della pazzia non è ‘estrazione’ di un corpo estraneo, è il ripristino di una condizione di integrità. Non c’è la permanenza dell’animale nell’uomo perché l’uomo si costituisce proprio nel momento che si sviluppa, nel neonato, un pensiero irreversibilmente differente dal pensiero animale e dalla sensibilità degli organismi vegetali. Da quel momento è possibile separare e distinguere la specie.

Su queste ‘giornate’ di studio e riassunti di tre anni di lavoro che ho chiamato ‘Operaprima’ sarà possibile, mi auguro, insistere sul concetto di IRREVERSIBILITÀ attraverso una serie di accorgimenti essi per primi non reversibili. Mi piacerebbe trovare legami stretti tra forme linguistiche (la letteratura degli articoli e dei commenti agli articoli, intendo)  che esprimessero catene di trazione verso il futuro, il dopo la nascita. La ricerca vuole scoprire se esistono  fenomeni di irreversibilità NEL pensiero, NEL QUAL CASO si potrebbe affermare la differenza definitiva tra la ‘natura’ del pensiero e la ‘natura’ dello spirito.

Sarebbe lo spirituale il disumano nell’uomo. La specifica malattia del pensiero umano sarebbe una inclinazione al divino più che all’animale.

Disegno una data di nascita sullo schermo e stabilisco l’irreversibilità attraverso la composizione di un sigillo che lega un evento ad un tempo: è una forma dell’irreversibilità implicita nella idea di ‘numero’. Il numero che è la possibilità di scriverne infiniti senza sbagliare la loro successione, è legato indissolubilmente alla fantasia di una catena di zeri invisibili che sostengono la gerarchia orizzontale dei segni. Non ho disegnato gli zeri che tutti sappiamo accucciati a tener saldo il conto. E’ dunque questa una forma di ‘immagine’.

La fisiologia umana segna e nomina il nulla che non esiste. È affascinante che sia la nascita della mente a consentirci di nominare la non esistenza per  vincere il terrore di sapere che per realizzare i sogni si dovrà ogni volta alterare la realtà materiale delle cose.

1 Comment

  1. è altresì affascinante come si sia stato possibile passare da una visione della pazzia come perdita di resilienza nei confronti della realtà ad uno studio del pensiero umano come acquisizione di conoscenza della sua proprietà di isteresi…ah, ma allora è SCIENZA E TECNOLOGIA!

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