natura e natura umana

Posted By claudiobadii on Giu 25, 2016 | 1 comment


natura e natura umana

natura e natura umana

Se l’essere umano non si è mai liberato dall’animale da cui deriva incrementare la sua umanità consiste nell’umento dei meccanismi di coscienzializzazione?

C’è mai stata l’idea di sviluppare ulteriormente qualcosa di specifico dell’essere umano che non sia la razionalità il giudizio e il controllo?

E infine: ha ancora senso parlare di animale/uomo nell’epoca delle intelligenze artificiali?

1 Comment

  1. Milena Jesenskà e il 1920. Una lettura a quel suo sguardo sul presente e si resta pietrificati di fronte all’attualità che stiamo vivendo noi, dall’altra parte.
    “Labirinto di possibilità pietrificate”e di rapporti alienati, “una vita monotona, meschina, vuota a cui mancano il dramma, la gioia, la speranza”. “Tragedia del non tragico! Incapacità del tragico! Che orrore, che sofferenza, che malinconia! Gli uomini si sono rassegnati, senza essere coscienti di essersi rassegnati senza lotta, con una naturalezza sconvolgente”.
    Lei e la cerimonia del the nel campo di concentramento.
    E sì che male certamente non ha fatto studiare.
    In certi tempi veramente bui, in cui il problema vero – evidentemente!! quanto banalmente – è sociale e non più soggettivo, io guardo la mia mano. Sono due le dita della mia mano su cui posso contare le persone che conosco la cui intelligenza non ha mai vacillato di fronte a me, pur rischiando ogni volta la stupidità. Da loro ho avuto ogni volta il dono di poter imparare la stessa capacità di presenza a se stessi. Credetemi, non regalo nulla che non sia meritato dicendo una cosa del genere. Io so che è un lusso la loro presenza e quel numero due oltre la mia persona. L’1+1 non basta. “Ne servono almeno tre!” diceva un ragazzino in un film, e non aveva torto.
    Non è un fatto giudizioso, un meglio/peggio, è più pratica questione di intendersela con alcuni e non con altri. Mi ha dato la libertà di scegliere. Io me li sono scelti e non mi schiodo. Me li sento affini. Mi sono leggeri sul cuore. Giocando ora li chiamo ‘imperdonabili’ ma potrei anche dire – rubando ancora – ‘esercito dei temporali’. Me la dico con il loro aver rinunciato all’immunità al dolore, con la passionalità che hanno di rivolgere l’attenzione a certe questioni prettissimamente umane, nel ribattere che nessuno si potrebbe davvero permettersi il lusso del disinteresse, ma che sono comunque capaci di ‘lasciar andare’ continuando ad amarli. Me la intendo perché per loro la presenza non è una faccenda di pura maniera ed esercizio ma il tempo condiviso che mi conferma, senza mai tradire, l’affetto: tutto ciò mi regala la solitudine chiara, placida, silenziosa e raggiante di sterminati campi di girasoli, che annuso a occhi chiusi sentendomi – in nonnumerabilisecondi di stare al mondo.
    Finalmente si capisce, grazie a un 2+1, la tanto indagata storia della ‘’certezza che esiste un seno/altrodasé/ugualemadiverso” (o come la si vuol dire… Tecnicismi, in fondo).
    Era per questo che “L’amore viene per ultimo”.
    E’ un lusso sorridere di certi tempi. Mi ritengo fortunata in questo breve tragitto mare-casa a pedali.

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