Quello che possiamo dire, quello che possiamo dire… è l’importanza della ripetizione. Subito conosciamo che niente si ripete: perché è il tempo che differisce volta dopo volta ed ha natura di ‘cosa’ e si subisce e le passioni ordinano le successioni.
La passione per te -indispensabile- è una forma di personale necessità che riduce l’invadenza della casualità universale. Quello che devo dire quello che devo dire è rafforzare la proposizione: con la riproposizione di me.
Amiamo anche cullarci in altalena lungo archi di cerchio di diverse ampiezze. E recitare, aggiungendo frasi a frasi precedenti, per intensificare l’enfasi o la spoliazione. E il linguaggio ha forma di universo.
E l’universo ha la forma delle nostre frasi e si dice che si espanda da una affermazione “In Principio Fu Il Logos” …. poi le passioni ordinrono le proposizioni. E alcune tra quelle proposizioni divennero scoperte.
Togliendo il sassolino dalla sabbia si disegna lo zero che è Zyfr: la Cifra. La creazione della fantasia. Astrazione al cospetto del vuoto. Il nulla non è costitutivo ma sparizione dopo una sottrazione.
La sottrazione del sassolino lascia un’impronta circolare sulla sabbia, e l’impronta è la cifra. La cifra è ogni numero. Ogni numero è il segno di un’esistente precedente il nulla.
Questo è il pensiero umano che dalla percezione delle cose fa la figura ma dalla sparizione delle cose fa l’immagine.
La capacità di immaginare è del sé prima delle percezioni. L’io della nascita non è coerente agli oggetti esterni del mondo. L’incoerenza è il peso che si solleva e lascia l’incoscienza del primo anno di vita.
Il prima della storia è lo stato attuale dell’evoluzione. Come al primo uomo si propone a noi una società tendenziamente ineccepibile che abbiamo solo in mente.
L’evoluzione è nonostante l’aridità dei tempi attuali. L’evoluzione è, in certi contesti di ricerca, alle soglie delle speranze: è insomma, ovviamente e alacremente, alle prese con se stessa.
Come i nostri antenati, osservando pietruzze che portate via dal tempo hanno inciso la sabbia, ci pare che sia in noi -non nel mondo esterno- l’idea di una bellezza che traversa indenne la storia e che può ancora salvarci.