barricate


mi piace pensare


Posted By on Mag 30, 2011

mi piace pensare

Mi piace pensare che giorni fa mentre scrivevo certe cose ero certo per una mia vitalità che sarebbe arrivato questo momento e ripropongo, dunque, felicemente:

“….ci sono quelle ragazze e donne e uomini così ‘maledettamente comuni’ che paiono strappati per caso alla vita di tutti i giorni e messi lì nello spazio del balletto come miracoli metafisici per via di quella loro aggraziata presenza nel mondo quell’essere evidentemente realizzazioni di un modo artistico di pensare…” (…….)

“…i pensieri che affannano gli esseri umani e sono pensieri di amore e pensieri a proposito delle potenziali nuove sorprendenti teorie della politica – e sono i pensieri delle soluzioni possibili e del dolore di quello che non è possibile di quello che non c’è ancora per porre fine agli affanni dei quali si compone la storia quotidiana delle persone.” (…….)

“…mi paiono riproporre l’essenza dei sogni, il loro movimento pieno di grazia inarrestabile. L’accordo operoso con cui si affiancano si intrecciano e si liberano mi ha fatto venire alla mente l’accuratezza di metodo della ricerca di quelli dei quali ho amato il silenzio travolgente.”(……)

“…chiariscono ai dittatori che c’è una irrazionale possibilità di accordi reciproci non solo tra mani esili ma addirittura una possibilità di tutti gli accordi possibili tra popoli in cammino e tra ceti differenti di una società maltrattata e divisa.”(……)

“…hanno il candore luminoso delle nuvole, la forza indispensabile a fotografare il cielo certi giorni in cui bisogna ribellarsi ad una solitudine fastidiosa chi vuole può vedere come casuale sia la grazia, capire quanto smisurata sia l’importanza del termine vitalità nella cultura della scienza del pensiero umano che presiede al miracolo del movimento incosciente.”

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la metà del mio cuore


Posted By on Mag 15, 2011

 

la metà del mio cuore

” Se qui c’è la metà del mio cuore, dottore, l’altra metà sta in Cina, nella lunga marcia verso il Fiume Giallo, e poi ogni mattina dottore, ogni mattina all’alba, il mio cuore lo fucilano in Grecia. E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno, quando gli ultimi passi si allontanano dall’infermeria, il mio cuore se ne va dottore, se ne va in una vecchia casa di legno a Istanbul. E poi sono dieci anni dottore, che non ho niente da offrire al mio popolo, niente altro che una mela, una mela rossa, il mio cuore. E’ per tutto questo, dottore, e non per l’arterosclerosi, per la nicotina, per la prigione, che ho quest’angina pectoris. Guardo la notte attraverso le sbarre e malgrado tutti questi muri che mi pesano sul petto il mio cuore batte con la stella più lontana.” ( Nazim Ikmet – “Angina pectoris” )

C’è oscurità sulla retina, le palpebre abbassate, se volessimo sapere il contenuto di pensiero di oggi non sarebbero figure costruite dalla sensazione ottica, sarebbero necessariamente immagini, condizioni fisiche della biologia libera da stimoli esterni. Oggi è una nuova foto assai scura per confessare che non sappiamo cosa abbia nella mente una nazione intera, ma che qualunque cosa sia è originato da un’idea del sogno che si legherà alle sensazioni della coscienza al risveglio, e farà un pensiero e una decisione che nessuno può realmente conoscere. Oggi come sempre sapremo solo tardi il pensiero attraverso l’esame cosciente delle decisioni prese da ognuno. Nella mia mente una cascata di lucciole in un angolo della semisfera del cielo il resto ignoranza. Cerco gli istanti buoni, i momenti di felicità per iniziare, ed è sempre più difficile di questi tempi stare bene, perché sempre di più risulta chiara l’impossibilità di sapere perché molte cose nel modo di pensare di una nazione sono andate come sono andate, e si deve sempre più spesso constatare la prevalenza dell’odio. Filosofi, politici, letterati, pensatori accreditati, dicono da molto tempo dell’origine dal nulla – dicono affermandolo con sicurezza cosicché si avrebbe modo di credere che il nulla esterno all’uomo sia il rilievo di una scoperta scientifica del pensiero umano – ma se si cerca di approfondire si evidenzia che il nulla esterno all’uomo è una credenza, e non una scoperta scientifica, e si può addirittura affermare che -al contrario- è la conclusione di un errore di pensiero che non sa esercitare al proprio interno la differenza tra figura ed immagine e che non la può esercitare perché non la sa: forse non si è mai preoccupato di saperla. Al contrario è comprensibile a tutti che la figura è per stimolazione fisica della retina e solo l’immagine è pensiero per cui siamo tutti in grado di capire la poesia che dice ‘…la mia ragazza è il mondo….’ In quell’ambito della ricerca si può azzardare una genesi del nulla: esso non deriva dalla stimolazione dei sensi che è impossibile per assenza dell’oggetto fisico in grado di agire sugli apparati sensoriali, e invece è certamente immagine e creazione umana. Dunque la sanità è non temere il nulla ed essere in grado di ‘lasciare’ il mondo delle figure emergenti alla coscienza stimolata dalla realtà del mondo fisico esterno, e dormire, o rifiutare la realtà materiale delle cose nella faccenda circostante la rivoluzione. La vitalità è la fisiologia della biologia della materia cerebrale umana: essa si è rivelata -unica nel panorama della natura delle creature viventi- in grado di realizzare la realtà mentale della propria ‘storia’. Noi sappiamo, in qualche modo, la necessità di non annullare le vicende del signolo e della società successive all’azione della lotta rivoluzionaria contro sistemi politici e condizioni sociali insopportabili. Noi -soli- sembriamo in grado di salvare il concetto di storia, anche riguardo alla vicenda interiore delle variabili condizioni mentali conseguenti a gesti decisivi di insofferenze e impavide ribellioni, a carico delle persone piene di odio e del pensiero filosofico che fa del nulla una realtà da cui deriverebbe ‘tutto’.

C’è oscurità sulla retina, le palpebre abbassate, e se volessimo sapere il contenuto di pensiero di oggi, non sarebbero figure costruite dalla stimolazione ottica: sarebbero necessariamente immagini, condizioni fisiche della biologia in assenza di stimoli esterni. ‘Nulla’ in tal caso è realtà di immagine che faccio quando inizio a scrivere ‘ …amore mio…’  nel mezzo della agitazione allegra di un mondo di suoni e balli disordinati. E’ gioia del pensiero dire che l’immagine ‘nulla’ è creazione mentale e massima espressione di una sana vita psichica che denuncia ripetutamente la confusione tra il nulla e ‘nulla’ . Il nulla come ‘origine’ proposto dalla cultura è una falsa scoperta scientifica, che propone una realtà di inesistenza materiale fuori dall’uomo e vuole confonderla con il pensiero che è esistenza di una realtà non materiale dentro l’uomo. Sulla corteccia del salice cui giorni fa ti eri appogiata nel baciarmi resta evidente l’impronta dell’assenza di te che non fa paura perché è realtà di pensiero per distanza d’amore, certezza che ‘nulla’ è materia di fantasia che ricrea te come realtà del ricordo.

C’è oscurità sulla retina, per via delle palpebre che sono distese sugli occhi, e sapere il contenuto di pensiero di oggi non corrisponde a figure costruite dalla sensazione ottica, e saranno necessariamente immagini corrispondenti a certe indeterminate condizioni fisiche della biologia, quando si libera, per il sonno o la distrazione, dalla dittatura degli stimoli esterni. Come sempre, alla base di ogni movimento delle persone, saranno le attività del pensiero a realizzare anche oggi giorno di elezioni, le decisioni imprevedibili che faranno la volontà popolare. La volontà popolare farà gli equilibri di poteri violenti che stabiliranno i limiti entro i quali si articolerà per anni la nostra vita e in sostanza le nostre possibilità di essere felici o infelici nel mondo. Per queste implicazioni tra pensiero e realtà bisogna fare la ricerca sulla differenza tra figura ed immagine, per denunciare la natura delirante dell’idea del nulla come fosse la verità rilevata da una prassi scientifica. Prima di procedere a perseguire con determinazione le decisioni a proposito degli esseri umani la scienza politica e le scienze sociali e filosofiche, e chi si occupa dello statuto scientifico delle prassi umane e dei metodi che sostengono tutte le affermazioni culturali, dovranno occuparsi di quella distinzione. Comprendere la differenza tra vedere le figure per stimolazione della retina, e pensare le immagini che è una creazione del pensiero -che solo successivamente si lega alla figura durante la veglia e la vita cosciente e può cambiare la nostra percezione del mondo- e che comunque può sempre originarsi dalla realtà della biologia cerebrale in assenza totale di stimoli esterni. Nella ricerca della demarcazione tra figura ed immagine si genera la possibilità di comprendere come la biologia umana sia dotata di una propria specifica qualità, una vitalità che consente che nell’uomo possa nascere l’idea del ‘nulla’ che esprime la potenza della fantasia, la pienezza del pensiero di fronte al vuoto fisico esterno e al vuoto psichico interiore di chi potrebbe essere impazzito.

Oggi traccerò una crocetta sopra un simbolo, e la X proporrà di nuovo la pretesa irrazionale del mio rifiuto insieme alla certezza di non sapere nulla di ciò che accade nella mente delle persone accanto a me. Per un attimo farò il ‘nulla’ sulla rassegnazione, su tutto quanto si opporrebbe ragionevolmente alla pretesa di trasformare la mia vita e quella delle persone che amo attraverso un segno grafico tracciato su un marchio colorato. Ho la certezza del dolore se prevarrà l’odio, come accade sempre quando l’odio si oppone a qualsiasi possibilità di fare la ricerca. Posso continuare a resistere perché so che il nulla esterno all’uomo non è una scoperta scientifica e che il pensiero umano deve essere ancora riconosciuto nella scoperte che hanno chiarito la sua origine e natura, ed è evidente che ci siamo inventati parole per dire le immagini di cose che sono dentro di noi e non derivano da alcuna percezione di una realtà esterna.

Traccerò una crocetta su un marchio colorato con la certezza senza ragione che vale la pena agire di fronte al vuoto fisico e alla miseria psicologica che si è determinata in una nazione. Può accadere che uno, di fronte al vuoto fisico e all’assenza psichica, non riesca sempre ad opporre la propria immagine e che sia preda di una angoscia per quella mancanza di vitalità: è l’angoscia della nostra impotenza a reagire con una immagine alla assenza di oggetto -fisico o soprattutto psichico- che viene poi proiettata all’esterno come idea dell’esistenza del nulla. Quel nulla è irrealtà di pensiero che viene proiettata fuori di noi dentro la realtà di inesistenza suggerita dallo spazio vuoto. Ma può essere pensato un ‘nulla’ differente: la creazione di una realtà di immagine esistente come pensiero umano, tanto più potente quanto maggiore è il vuoto fisico e psichico percepito cui si oppone. Quell’immagine di potersi oppore alla confusione trova il suono della voce che pronuncia la parola ‘nulla’ per sfuggire alla impotenza del pensiero quando non deriva dalla affettività indispensabile alla ricerca.

Traccerò una crocetta sopra un simbolo, farò ‘nulla’ delle ragioni di una inutilità di quel gesto dopo che le cose da troppi anni vanno come vanno, e sarà come in un giorno di molti anni fa quando le presi la mano ed ebbi l’impressione che ‘nulla’ più esistesse  ma non fui preso dall’angoscia.

(*) la foto del presente articolo : Tina Modotti, Ragazza messicana, 1929. (diritti: Letizia Argenteri, Tina Modotti. Between Art and Revolution, Yale University Press, 2005)

 

 

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realtà del mondo umano


Posted By on Mag 11, 2011

realtà del mondo umano

In uno spazio ‘vuoto’ e turbinoso la mutazione in ore diverse del giorno delle tinte delle pareti – le indicazioni per esprimere il mutare della luce sul muro in un pomeriggio arioso e assolato – le finestre spalancate sui cortili condominiali – le ombre delle case su una meridiana di marmi e asfalti differenti – il sonno perché gli occhi guardano l’infinito attraverso verticali giustapposti di cielo traslucido – le cose cieche e mute – la vigilanza senza precisa consapevolezza riflessiva – l’assenza dei nomi – le macerie dell’esterno allegre e composite – il mondo sfarinato tra le macine di cristallo delle pareti d’aria giustapposte – il cedimento della percezione del molteplice e del discreto – il fondarsi di una recettività formicolante di tutto senza differenze significative – il pensiero che si riversa fuori e impone alle cose allagate la realtà del soggetto – la disposizione fisica della materia cerebrale che crea la realtà per diffusione dello sguardo sulla luce – il pomeriggio che allaga la pianura la terra illuminata il mare stesso lontanissimo laggiù in fondo e il mondo che si stende da là fino ai confini del sistema solare – la resistenza della coscienza – il disinteresse per le descrizioni che pone in decisivo discredito il mestiere di inviato di guerra – il trattato di pace alla luce traversa delle tre del pomeriggio del dieci di maggio – il mondo ai nostri piedi – la fondazione dell’impero con le briciole di terra sotto la carezza strisciante della meridiana – tu che mi vieni in mente come un’ombra che ruota con l’eleganza sensibile ed inesorabile del sole – il tempo umano che è l’opposto di quello della natura perché non è scandito mai dalla ripetizione – l’ombra carezzevole dei palazzi sull’asfalto come idea stessa dell’amore – un omaggio doveroso al concetto di ‘transfert’ e di proiezione – la densa importanza delle illusioni – la felicità purché sia anche derivata dalle menzogne e poi faremo le differenze.

Priva di figure la mente non realizza la concatenazione logica adatta a sostenere l’architettura del pensiero come macchina funzione edificio ideale arte ponte palazzo fortino canale linea di collina armata contro la notte – differente da tutto quanto ragionevolmente auspicabile il pensiero fa la propria dimora nei sottoscala del mio disinteresse per la descrizione giudiziosa – l’io diventa uno schema corporeo incerto che si regge appena in piedi di fronte alla invasione della luce – la luce si moltiplica mille volte nella conca scavata dallo sguardo nello spazio di fronte e sotto di noi – le fiaccole illuminano le notti dei cavalieri di ritorno da assai lontano e ci sono signorie al di qua delle frontiere mentre l’oltre frontiera è degli infedeli – la cultura degli altri registra differenze dalla nostra che forse sono apparenti ma rafforzano l’illusoria prevalenza della coscienza che serve la furbizia per lasciare esclusa la povertà – la povertà è rischiosa come la vigilanza della veglia senza la coscienza superba della consapevolezza di sé.

Nel ricordo di adesso come nei sogni la materia ha fatto il pensiero dalla attività spontanea della biologia cerebrale non stimolata dall’esterno e si è generato il ricordo di noi fermi sulla terrazza il municipio alle spalle e sotto la vallata infinita e in fondo una terra azzurra che tramonta e il cielo che sorge ben separato giorno e notte da una riga di luce bianca – eravamo mani grandi accosto al parapetto e altezza e affreschi sulla spiaggia e ricostruzione della storia immaginaria di ringhiere barocche di ferro nero e pesante che le amministrazioni comunali fanno sempre costruire a proprie spese sulle terrazze naturali che danno sulle vallate per vedere le navi e gli sbarchi mensili sulle isole e il resto – eravamo dunque in fin dei conti tutto il mondo dei risvegli che si innalza ci circonda e non ci lascia in pace da che c’è la vita umana.

Nello spazio ‘vuoto’ e turbinoso la mutazione delle tinte delle pareti in ore diverse dei giorni di quasi tre decenni ha permesso un linguaggio come una luce che rimbalza sui volti delle persone e riassume il fenomeno dell’amore di ‘transfert’ -che accompagna sempre la conoscenza- nelle parole: vitalità, pulsione, immagine, realtà umana.

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E, il nuovo mensile di Emergency. Per chi è stanco di farsela raccontare.

Nasce il nuovo mensile di EMERGENCY. Diretto da Gianni Mura e Maso Notarianni, parla del mondo e dell’Italia che vogliamo. Una rivista bella, utile e intelligente, che racconta storie vere e approfondisce l’attualità ispirandosi ai valori di EMERGENCY: uguaglianza, solidarietà, giustizia sociale, libertà. Le cose in cui preferiamo credere. E queste non sono favole.

( ps: come sempre, per intenderci, restiamo umani ! )

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tutta la vita in un minuto


Posted By on Mag 1, 2011

tutta la vita in un minuto

“La pista é circa sei metri per dieci, lei è sul lato lungo, ci sono tavoli tutto intorno, e in questo momento non balla nessuno” (‘Profumo di Donna’ –tango-)

Arrivato al limite del ballo, avendomi oramai ridotta alla donna allacciata al danzatore cieco, quando oramai eravamo due amanti perduti nel tango che si lasciano guidare sulla pista dal profumo dei corpi maschile e femminile, mentre spudorati e inarrestabili  cedono l’uno all’altra, hai affermato sussurrando con prepotenza che la certezza di noi è solo suggestione, che dalla realtà materiale dei corpi tenuti allacciati dalla macchina attrattiva della musica nasce il pensiero umano, che esistiamo esclusivamente in relazione allo spazio libero dello sfondo – e alla materia delle cose animate ed inanimate semplicemente esistenti  o addirittura vive da sempre immobili o in costante movimento di fronte intorno e accanto. E’ stato dopo il sesso che hai concluso – quasi liberandoti di me come fossi una ciambella della colazione al miele non del tutto ben cotta nel forno – che siamo consistenza di relazione con tutto e che è evidente che il tutto comprende anche l’invisibile  di fronte e alle spalle e che siamo comunque sopravanzati dal sogno, dalla savana, dalla prateria, dai rami degli alberi di natale, e da molte altre differenti cose fruscianti alle nostre spalle. E’ stato mentre – ancora accucciata sul cuscino alle tue spalle mi lisciavo i capelli tra il medio e l’anulare della mano sinistra e tu sembravi osservare la luce alla finestra del primo maggio ed il ventre non si era ancora convinto che tutto era davvero accaduto tra noi – che hai recitato come una preghiera a memoria che siamo anche tutto quello che incombe come luna dietro al nostro avanzare e che ci precede come un sorriso delle muse originato dal fondo di una grotta. Mentre conto con le gambe tremanti i passi di questo ballo come una donna allacciata ad un danzatore cieco che percorre la ferrovia luccicante del suono rigoroso del tango, affermi che siamo visione non solo frontale del mondo, che non siamo soltanto previsione di un procedimento lineare del pensiero, che siamo volti contrapposti che si guardano, ma che siamo anche tutto questo rumore di fondo -fatto di scoiattoli muse poesie e frontiere superate leggero e costante appena descritto che ci accompagna- questo rumore che siamo e che costituisce un secondo cuore invisibile che noi a ben ascoltare possediamo. Ora di fronte alle tazzine del caffè, senza sapere su quale strada della città si affaccino le finestre delle stanze dove abbiamo dormito dopo la scena del tango, sappiamo di avere due cuori e per questo siamo suggestioni complesse, siamo le porte del cielo e del sole, il vortice degli uragani, le piogge battenti, le correnti calde, le lagune lontane, i fasci di luce calda dei fari, la ripresa del ritmo del sangue dei sopravvissuti alla morte, il levarsi di fronte alla spiaggia di tutto quanto abbiamo amato e saputo, che siamo tu ed io, che vuoi comandare ed io lascio che tu lo faccia, che ti amo mentre vai con il pensiero alla ricerca della origine materiale del pensiero. Adesso che l’altoparlante sofisticato suona di nuovo la musica di stanotte penso che io sono tua complice nel tango e nella ricerca, che il pensiero cosciente è che non voglio essere altro, che non so la verità sull’immagine di donna e di uomo e della loro relazione. che con i miei due cuori posso solo parlare per me e parlare per me è sapere di te. E’ rimasto il profumo di te nella stanza, provo a muovermi appena in assenza della massa del tuo corpo che riempiva lo spazio, lo spazio svuotato di te fa l’immagine del pensiero e recito come dicessi una preghiera imparata e memoria che siamo motrici elettroniche sulla ferrovia che traversa i sobborghi poveri delle città, ci muoviamo silenziosi con la potenza della macchina retorica della reciproca simpatia, che in quello che dici io finalmente posso avere la restituzione di me che muovo la macchina potente del mio desiderio, che il desiderio mi lega al tuo modo di pensare e che quel tuo modo di pensare è quello che sei. So che hai ragione a tuo modo, che la tua è una ragione indifendibile, un pensiero senza una causa che lo protegga alle spalle, so che è vero che non siamo altro che suggestioni e ti imploro restami vicino tu che disegni il mondo con il coraggio di fuggire dall’umiliante assenza del poco a costo di restare del tutto incomprensibile.

Se non avessimo sviluppato il linguaggio, non sarebbe necessario dire le cose controintuitive, illogiche e irragionevoli che contrastano la luce come l’ombra. Se non avessimo sviluppato le parole e i loro legami – nel discorso – non sarebbe possibile tracciare intenzionalmente la linea scura della scrittura e indagare e definire in formule eleganti di numeri e cifre di costanti cosmiche la fisica della luce e del buio: essere certi, in più, che tutto questo accadeva via via che il linguaggio diventava più complesso e ricco perché ci avvicinavamo, col pensiero, al mistero dell’origine del pensiero medesimo dalla realtà materiale della biologia. Il chiaro scuro delle parole scritte corrisponde alla realtà fisica delle fluttuazioni dell’energia che non diventa mai il non essere di una inesistenza anche quando realizza il non materiale della realtà astratta dell’immagine. L’immagine è la funzione appassionata del pensiero, che descrive, con pressioni variabili di inchiostro sul foglio, le azioni della materia che costruiscono il mondo così come noi alla fine lo percepiamo e lo amiamo.

La suggestione ci costringe a comprendere un pensiero che si riavvicina alla propria derivazione molecolare, e nell’essere sempre più astratto – per rendere la fisica della funzione del sogno evanescente fino all’immagine della materia senza figura – riesce ad evitare il poco di una mancanza umiliante perché non crede all’origine delle cose dal nulla.

Detto tutto questo, sarà comprensibile l’idea che, giorno dopo giorno, ‘noi’ facciamo all’amore con la ‘tragedia’ che tutto è un dialogo di persuasione e stupore. Nel retropalco di una commedia shakespeariana siamo artisti che sintetizzano nell’energia del sesso – seppure talvolta affrettato – la retorica senza peccato della seduzione che s’è operata dal principio, e che adesso si mette in scena, per restituire, al tempo, i secondi necessari alla finzione della vita in forma di racconto. Con la premessa del nostro innamorato ballare, possiamo dire liberamente che la vita non è mai stata un racconto, che lo sanno tutti, che quella del percorso dell’ascesa e caduta è una favola da gesuiti oscurati dall’odio. Non è un dio a provvedere al nome ‘labbra’ regalato alle labbra. Stamani, primo maggio, ho voglia di affermare ‘Amore Mio’ che i santi di moda sono modelli di sartoria, figure di delatori a spiare lo stropiccìo dei passi del mondo all’ incrocio tra la taverna e il casino. Rifiutiamo un ‘pensare’ che sia ‘così per fare’ e cioé in fondo per non indagare sulla rabbia sfogata nelle trine ai polsi e nelle marsine usurate di velluto rosso stinto. Nell’accoppiarsi fugace – da ombre, quali siamo, di figurine senza un posto definito nella società – denunciamo che la narrazione è un’illusione posta sopra ad una unica forma di esistenza, che è una esistenzaa che non scorre , che non scorre perché è permanenza di una realizzazione neonatale di pensiero. E’ umiliante la mancanza di fantasia, il terrore conformista a sovvertire la logica, l’impotenza di realizzare il movimento della mano che resta immobile di fronte al capezzolo tinto di azzurro, del volto che non si volge verso la supenova che si è accesa nell’angolo orientale del cielo. E’ umiliante lo sguardo inebetito dei fedeli rivolto  al balcone  mortale, all’irrealtà della santità, la totale assenza di sensibilità che accetta come normale  il processo di  beatificazione del morto.

Lontani dalle piazze vivo di nuovo la festa inavvertita accanto a tutti gli altri, e il movimento distratto dei passi senza una meta, fa riasuonare, non so quante volte, il motivo della canzone senza parole che ballammo insieme strettamente abbracciati. Mentre il pensiero torna alla propria origine materiale, la musica somiglia al disegno degli anatomici, e io vedo comporsi, nell’ordine rigoroso di una recitazione perfetta, le tue labbra che mi hanno appena sussurrato di non dire certe cose. Ti dico che sono convinto che, soprattutto adesso, siamo solo suggestioni e che è specialmente in giorni come questi che dobbiamo fare strage di beatitudini, e nventarci un paradiso di canzoni. L’intelligenza è il linguaggio che torna all’origine biologica del pensiero, fa l’astrazione grazie alla complessità cui è riuscito ad arrivare, fa la delicatezza del movimento del corpo nell’aria, come quando mi avvicino a te con capriole diverse, faccio il buffone e il saltimbanco, il bastardo e il filosofo da strapazzo, il servitore, l’asino d’oro e l’amante saffica, il gracidio assordante delle rane lascive, quando realizzo di essere un capriccio inventato dal tuo pensiero, e resto in equilibrio tra la parola ‘cultura’ e la risata ironica che quella parola suscita sempre.

Tu e dio. Tu ed io.

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venerdi 15 aprile 2011


Posted By on Apr 15, 2011

venerdi 15 aprile 2011

annoverava tra le forme di violenza il silenzio degli onesti

http://guerrillaradio.iobloggo.com/

http://www.rassegna.it/articoli/2011/04/15/73460/vittorio-vik-arrigoni-un-ragazzo-a-gaza

http://194.20.17.85/tools/News.asp?r=612&a=5660&s=8436&v=3529&l=44464&t=5

http://tv.repubblica.it/copertina/la-lotta-per-liberta-e-i-diritti-umani-e-nel-mio-sangue/66358?video=&pagefrom=1

http://www.youtube.com/watch?v=NBgI_QWgXaI

http://www.youtube.com/watch?v=SblB2O7AfP4

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