c’è un po’ di vitalità che cura anche nella contenzione fisica dell’acting-out

Posted By claudiobadii on Giu 12, 2014 | 1 comment


Di sangue e fili d’acciaio inseriti sotto la pelle. Guarigioni inesorabili sotto edemi modesti. Progressione e riparazione di tessuti protette dalla linfa che fa la barriera. Nel gonfiore delle ferite la biologia sembra assopita. Edema, sonno, lentezza, riposo: inazione e torpore ‘segni’ di una attività primaria di guarigione. Non parole ai contorni: le funzioni della biologia sono piovre innamorate: tutt’uno coi relitti di triremi commerciali sul fondo. Si va senza pensare. Per prolungare l’apnea.

Dalla qualità degli stimoli le differenti anatomie cerebrali. La materia avanza e indietreggia, si fa strade di conquista e vie di fuga, non cresce nè deperisce: semplicemente però può avere comportamenti ibridi nelle ridondanze o netti a causa di aree sclerotiche. L’alternanza dei suoi stati fisici siamo noi stessi. La specifica identità singolare che si trova nella speciale forma della ‘parola’. Fisici e biologi si occupano della ricerca di base su quale sia la costituzione della realtà fisica.

La radice dell’identità è nella biologia. L’io della nascita, che segue allo stimolo della luce sulla neurologia cerebrale, è pensiero. L’infanzia del primo anno è io di pensiero non verbale. Mai esiste il non materiale, perche la vitalità, che è funzione congenita della vita mentale, è traccia di una vicenda biologica. La luce coagula una attività globale attorno all’incisione del nome.

Di sangue e fili di acciaio si compone la necessità della medicina. Di costrizioni impietose. E guarigioni su volti ridenti. Ma si svolge nel torpore, nel silenzio dell’immobilità, dietro le grate delle membrane cellulari che hanno il loro tempo per la diffusione del farmaco.

Ieri sera abbiamo sospettato che la contenzione fisica dell’abbraccio che impedisce la lesione corrispondente all’acting-out del pazzo, è comunque una cura, ed è assolutamente differente dalla limitazione di libertà in carcere del delinquente dopo la condanna: perché la condanna è una punizione. Data la nostra passione per l’idea ancora imprecisa della vitalità come funzione essenziale della vita psichica, abbiamo pensato che l’abbraccio della contenzione che ferma la violenza fisica ha, nella stretta muscolare e nella immobilizzazione del corpo di chi ha perso la testa, una affettività che nella motivazione della sentenza di condanna del collegio giudicante è del tutto assente.

1 Comment

  1. …e forse la mano che “sa” di essere utile a causa di una “alleanza” tra organi e mente guarisce prima

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