come può essere?

Posted By claudiobadii on Nov 14, 2013 | 0 comments


Disaccordo con le figure di potere. È cominciato inavvertitamente da un certo momento in poi, come possibilità non remota di separazioni senza rabbia e annullamento. Pronuncio i comandamenti: Sono dio sopra di te e sopra ognuno degli altri. Non avrai altro dio all’infuori di me. Mi cade a terra quello che stringevo. Manciate di semi. Siccome inaspettatamente non si determina la rabbia, la mano non tiene il pugno contratto e capisco che è in questo ‘lasciare la presa’ che stanno certe altre possibilità. L’aquila che volteggia senza fame non è più ‘rapace’. Le ranocchie sul prato vivono giorni stranamente ininterrotti. L’aquila ha dimenticato fame e sete forse a causa di una transitoria anomalia metabolica. Fatto sta che non compie il gesto impulsivo della caduta. Questa aquila simbolo, rivela una funzione nuova del pensiero, e -come io feci trent’anni fa- seguirà altri voli. Andrà salendo a precipizio e gettandosi verso la lana di una nuvola/agnello sarà un uomo che non uccide. Aquila che non ha il riflesso del lupo. Trenta anni fa -non come un predatore forse per quella nuvola di anni di terapia- almeno una volta ti ho seguita e ho fatto quanto ti avevo visto fare.  Una sola volta ma una volta per tutte: come dev’essere, credo, nella disposizione di voler bene. E come è bello che possa essere non ho avvertito né rischio né sospetto. Con te ipotizzavo che stavolta poteva finire senza l’omicidio. La biologia, quella volta, ha escluso la mitologia. Durante le sedute della cura del mio rapporto malato recuperavo l’allattamento e, grazie alle parole dell’altro, grazie al canto di suoni differenti della ‘sua’ voce, non c’è stato tempo per organizzare nella mente la prospettiva del nulla cioè la picchiata dell’aquila rapace su Sisifo incatenato. La ‘sua’ voce rompeva nella mente la concatenazione degli eventi che in genere disegnano la prospettiva culturale di un ‘pensiero unico’: il punto di fuga essendo il nulla (il nulla nascosto nell’agire giudizioso delle previsioni così acconcio di menti prudenti). Avveniva il contrario: avvenne che il benessere relativo all’intimità dei corpi si riflettè alle pareti della grotta col ricorso a disegni ma non a simboli verbali. La stanza del medico alle mie spalle assumeva significati differenti ogni volta, per lo più arcaici. Stavo per lo più disteso sul cotone che copriva la seggiola lunga all’ombra di infissi forti. Tranne camminare due passi e mezzo dalla porta al lettino e distendermi dopo essermi appena volto verso di ‘lui’ a rubare un’espressione mimica qualunque, poi rialzarmi distendendo le gambe forti e, recuperata la stazione eretta dirigermi confuso verso la porta da cui ero entrato per regredire e innamorarmi, quando era possibile. Negli anni che sono seguiti, mai li ed allora, l’intimità fisica del corpo del bambino con il seno è assurta ad una scena di rincorsa leggera di rami rotti di ossa fragili di prede che volano sulla pietra. Allora né ‘lui’ né tanto meno io, avevamo abbastanza poesia, cioè non avevamo abbastanza competenza scientifica, per trovare una tale espressione a proposito del primo anno che si ripercorreva. Adesso faccio la ricerca sull’assenza, nei disegni di caccia alle pareti delle grotte, di segni corrispondenti ai fonemi del linguaggio accanto alle cronache dei giorni. Forse un’altra anomalia durante lo sviluppo del pensiero umano verso la propria completa espressione. Dico così: “Allora, sebbene cacciatori, essi avevano menti non rapaci e disegnando nel buio preistorico non hanno mai cancellato niente. Hanno aspettato e aspettato e aspettato come nelle favole. Hanno aspettato il disegno che corrispondesse al suono delle voci umane”. Forse sbaglio ad immaginarmi che essi avessero già tutta la civiltà. Che i segni che vennero poi, corrispondenti ai suoni della voce umana, contengono il silenzio della pazienza che li aveva preceduti. Nell’interpretare i sogni e le dinamiche del rapporto ‘medico-analizzando’ resta una traccia di mutismo, di silenzio, un segno invisibile di rispetto per il mistero della genesi del linguaggio. Al centro dell’insediamento si guarda il fenomeno inaudito di un’aquila che sale a prendersi le nuvole. Un essere senza la reazione dell’istinto. Come può essere?

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