dati scientifici e ti regalo più di una canzone

Posted By claudiobadii on Giu 1, 2012 | 1 comment


Definiamo la formazione cura dell’identificazione. Vuol dire che si dà per conclusa la ricerca su una prima terra inesplorata che la barricata l’abbiamo costruita. Abbiamo costruito una barricata lungo il sentiero nella foresta. Dove andremo. Tra ritmi latini e lo studio della forma sonata. Suonando e ascoltando e fischiettando per far passare il terrore della noia e sognando fotografie romantiche in bianco e nero e riflettendo sulla fisiologia della retina e su quello che, solo dopo la nascita, viene fuori anche dalle vibrazioni improvvise sul timpano.

La formazione nella lettura dei dati scientifici. Lo stimolo è il luogo fisico della nascita. Lo stimolo luminoso sulla retina è il luogo fisico di origine della perturbazione della materia del tessuto cerebrale periferico dei coni e bastoncelli depositati al fondo dell’occhio. E’ la barricata sul sentiero. Noi con le nostre cerbottane, con flauti oboe e clarinetto completamente armati. Strambe derive di scimmia con legni ben disegnati. L’oboe e le navi. Il flauto e la pirateria. La barricata è la nascita che spreca il buon senso e per la vita del pensiero determina la distruzione dei salotti e il disinteresse.

Lo spreco costruisce e viene incontro ai fratelli. Non si sa mai. Le scatole stanno addossate al muro. La stanza per il resto è vuota e luminosa. Il pensiero, una biblioteca, le mattine quando il sasso non ricade sulla testa di mia madre né dei miei figli, io sono solo con il destino del tavolo dei caffè non avendo che l’imbarazzo della scelta. La formazione va altrove. Sale. Fa l’utopia perché sfugge alla vista. Portata via nella schiuma del cappuccino.

Se pensiamo alla nascita che sia la divisione tra prima e dopo noi stiamo dopo. Prima non c’eravamo. C’era l’esistenza della realtà materiale del corpo. Prima c’era la realtà materiale del corpo. La realtà fisica di una speciale conformazione della materia. La biologia resta grossolanamente uguale ma la fisica cambia. Non si sa come. A livelli profondi cambia. Durante il parto, sembra. La fisica subisce delle variazioni: avviene insieme al passaggio del feto nel canale del parto, dicono.

Dicono vuol dire: non ci resta che pensare così. Prima c’è una realtà materiale, un feto. Poi c’è la nascita del pensiero e allora c’è il bambino. Nessuno vuole ufficialmente ammetterlo. Sembra un’eresia. Che dove studiosi, eminenti teologi, filosofi e medici si sono scontrati in una assenza di accordo si possa trovare un momento della nascita. La natura specifica dell’essere umano. Ma questo è un problema annoso e forse è ciò di cui non si può parlare. La guerra delle barricate. I clarinetti.

L’oboe. Le barricate. La foresta. Le strade di Parigi. Di Roma. Le città. I movimenti. Il lavoro collettivo. Il sentimento. I legami tra la nudità parziale dei ribelli, la città, la letteratura, i vicoli, i mobili ammassati nelle barricate e la legittimità del diritto dell’uscita dalla disperazione. La formazione è la costruzione di barricate. Pensiero che cambia la topografia della città. L’amore è una distribuzione ottimale del disinteresse. La sua felicità è un’opera di ingegneria sinaptica.

Per via di te. Come sempre.

Ciò di cui non si può parlare. Poi comunque parliamo. Dopo un certo tempo parliamo. Improvvisamente siamo una spianata di idee. Siamo la piazza prospiciente i mobili ammassati per la strada nei moti rivoluzionari. Il tumulto inevitabile. Poi gli anni della formazione: le volte quando scopriamo un modo di essere senza confidare in una identificazione. Quasi senza amore. Quasi senza bisogno di nessuno. I legni della barricata ammassati senza organizzazione e successione. Non un senso. Non un manuale con figure di monumenti ed eroi. La formazione è un punto dentro il gomitolo dello sguardo.

Il gomitolo: il cuore, un serpentello avvolto su se stesso. Io che sono il tuo cuore. Dove mi sono annidato. In te mi sono rinchiuso a tenermi il corpo con le braccia, a tenermi il sole nell’illusione del calore delle mani sul corpo. Che è quando impedisco al calore di andare via grazie alle palme distese su aree piccole di pelle. Che faccio mentre accosto le mani. Ricreo una traccia di una calma cioè di un modo originario di mantenimento di me. Quando quasi del tutto, rischiando la malattia della mente, ritorno alla natura senza idee.

Quasi. Ormai sono nato e proprio tornare del tutto non è possibile. Nella follia lo è. Nella follia la fantasia diventa fantasticheria, attività malata di pensare che ciò che esiste diventa nulla. Non è inesistenza è delirio: irrealtà. Non è realtà dell’attività di pensiero è morte del pensiero nell’irrealtà dell’immobilità: come fosse pensabile la materia della biologia senza la vita dell’azione dell’energia. Dall’essere al non essere viene confuso (pensato realtà possibile) come fosse dall’esistenza al nulla.

Dati scientifici e ti regalo più di una canzone.

1 Comment

  1. più di una canzone sì 🙂

    una difficile disciplina di emozioni fa luminosi i miei pensieri. gratitudine è la gioia di questi momenti..specchio della sapienza del filo di te per noi.

    http://youtu.be/znlUBaLH2zY

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