diafana coscienza del mondo esterno

Posted By claudiobadii on Giu 3, 2015 | 2 comments


Verdi e il verde mare. Libiamo. Se la marea si è svolta si vedrà dalla crescita misurata del riso ai lati degli ultimi duemila trecento metri prima di svoltare a sinistra per la spiaggia. L’orizzonte è una lingua di verdemare. La semiretta dei corpi punta ovest/nord ovest. Sistema tutto una luce di mani evanescenti che allineano il pranzo di pesche mature, il the alla menta, le salviette profumate per il sole. La musica sale alla mente dal filo del registratore attraverso gli auricolari. Distrarmi da questo eccesso di perfezione è impossibile. La cura della disposizione dei bagnanti è quella di un arazzo. Io ho trascorso qui i miei anni migliori. La vita è corsa con la rapidità dei volteggi del tuffatore che infila il proprio corpo in anelli invisibili, precipita lungo un filo di acciaio ritorto, cade dentro dedali trasparenti, poi in fondo trapassa la seta d’acqua col rumore di un soffio e sparisce sembra non tornare mai più a respirare seminando sorpresa e trepidazione sulla riva.
Disteso su uno degli asciugamani sono perpendicolare all’orizzonte. La musica lungo il filo bianco degli auricolari si versa nella mente e dal punto di vista sensoriale ha lo stesso timbro diafano della luce agitata quando ancora non ha incontrato corpi solidi. Questa perfezione lucente dell’aria piena di sole insieme al vuoto cognitivo dei suoni determinano una felicità regressiva. Dall’immagine acustica all’analfabetismo semantico fino alla nascita. Resto a lungo su questo telo da mare profumato, col the freddo su un rilievo di sabbia, sulla spiaggia apparecchiata dalla luce diafana di giungo. L’eccesso di perfezione si completa nell’arazzo dell’inquadratura aerea dei bagnanti. A quella distanza tutto corrisponde: la sapienza delle interpretazioni degli anni settanta nel riposo turbinoso del setting ha dato luogo alle evoluzioni della vita di tuffatore e alle intuizioni traslucide della attuale ricerca sulle funzioni prime della specie umana. Figura, immagine, diafana coscienza del mondo esterno, nascita.

2 Comments

  1. Mi inviti a bandire la punteggiatura ed io mi concedo finalmente di sognare lo zero e non in una notte qualunque.
    La cura prosegue tra coriandoli di sabbia che profumano di zenzero
    e l’immagine ancora viva dei suoi capelli lunghi di pece nera cattiva.
    Odio il mare mi hai detto…a guardarti riposare non sembrerebbe.
    Immagino tu stia sognando il tuo zero.

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