die Nacht

Posted By claudiobadii on Mag 3, 2012 | 2 comments


Ora che sto cercando di imparare questa lingua nuova con questa nuova pronuncia è come se nominassi me stesso ancora una volta. L’idea delle cose è la stessa ma il suono è differente e allora le cose sembrano più interessanti. Offrono un lato nuovo prima invisibile. Tradurrò: pensiero, fisica, realtà. Idea, figura, linguaggio. Percezione, comprensione, azione.

Mi devo ricordare che l’infinito ha due limiti sul versante del molto grande e del molto piccolo. Che le misurazioni che si compiono su quei margini comportano errori di rilevanza da accertare. Che i livelli di errore che gli scienziati si concederanno come tollerabili misureranno a loro volta i livelli di confidenza tra ricercatori e metodo.

Differenti scienze, fisica e matematica, arrivate a quei confini di non-finito si differenziano: i matematici sono assai meno generosi con se stessi. Mi devo ricordare che la locuzione ‘livello di confidenza’ è assai vantaggiosa da adoperare per valutare la relazione tra esattezza dei risultati e autostima. Tra metodo di valutazione e confidenza con il metodo operativo della scienza.

Mentre sto cercando di esprimere le figure della percezione e le idee degli affetti in suoni del tutto nuovi da quelli usati fino ad ora, forse anche io esploro difficoltà di misurare le cose difficili, non percepite, mai viste e mai acquisite del tutto. Cose della mente che possono avere suoni diversi. Parole nuove per rendere conto del proprio grado di confidenza con quanto non ha un oggetto esterno di riferimento.

Pensiero, fisica, realtà. Idea, figura, linguaggio. Percezione, comprensione, azione.

Ma ho studiato un poca di fisica e di storia della matematica. Ho ascoltato la fiaba: la parabola, che per i greci era la sezione longitudinale di un cono, poi è diventata l’equazione Y=X al quadrato. Dicono che questo pensiero non ha una figura corrispondente. Ascoltando le conferenze dei matematici mi sono detto: l’intuizione non è un evento visuale.

L’intuizione ha a che fare con la possibilità di essere di certe cose a certe condizioni. La parabola, sezione longitudinale di un cono, corrisponde ad una realtà esterna. La funzione Y=X al quadrato è una condizione di possibilità data una precisa relazione. L’intuizione ha alterato la percezione. Posso avere l’equazione senza avere più alcuna realtà esterna.

I matematici e i fisici, per quanto assolutamente protesi verso un avvento di limpidezza, si sono imbattuti (nel ventesimo secolo, precisamente) in condizioni di incertezza a proposito della individuazione di alcune caratteristiche della materia, e nella certezza che intuire non era legato all’attività della percezione specificamente visiva, ma alla attività ideativa in generale.

Y uguale a X al quadrato è una equazione e non è qualcosa che si sia mai vista. E’ una immagine che si crea nella mente dei matematici, senza la percezione. Fisici e matematici hanno affrontato l’universo senza scandalizzarsi che esso perdesse via via un provvidenziale centro e, semmai, tenendo conto che era l’infinito che li riguardava.

E che li riguardava proprio dove, appunto, non era più possibile eseguire misure di esattezza. Agli estremi, quella dimensione di non finito, assumeva davvero il senso della propria definizione: al confine con il molto piccolo e verso l’infinitamente grande. Hanno misurato cercando quelli che chiamano i livelli di confidenza con i risultati delle loro misure.

La confidenza che possono concedere agli scarti  delle misurazioni è il livello di inesattezza che possono permettersi. Poi si chiedono se gli scarti nel misurare i margini del mondo siano una qualità della materia o l’inevitabile erroneità del proprio metodoImmaginare e capire sono ormai cose differenti da quando è divenuto impossibile tracciare una ‘immagine quantistica’ delle particelle.

Immagine quantistica. Non so come sia che lego quella serie di problematiche alle affermazioni sulle infinite proposizioni psicologiche a proposito della condizione della realtà psichica. Essa non coincide  con una figura esatta, non sta dopo una liberazione. La presentazione del fenomeno psichico, la realtà non materiale del pensiero, ha natura fisica e margini a confidenza variabile.

Non è esclusione di tutto, gloriosa liberazione del segno dal contesto. Fluttua, pretendente ad un  proprio diritto, funzione logico-grammaticale ad esistere. Una equazione. Idea di qualcosa mai vista. Identità (guarigione?) non più trionfo del guerriero imponente. Solo prevalenza del rapporto e ricerca costante delle leggi variabili della relazione.

Le discrepanze, rilevate nella ricerca tra livelli di confidenza propri di differenti scuole di pensiero antropologico, sono l’inevitabile incompletezza e incorreggibilità dei nostri limiti conoscitivi, o la crisi della conoscenza attuale che fondano la necessità di una antropologia differente ed una ricerca ulteriore?

[banner size=”468X60″ type=”images” corners=”rc:0″]

[banner network=”altervista” size=”468X60″ corners=”rc:0″]

2 Comments

  1. Si Alessandra. È tutto vero. In tal senso suonano gli accordi. Un abbraccio. Grazie.

  2. Un pensiero che risuona

    Pensiero, fisica, realtà.
    Idea, figura, linguaggio.
    Percezione, comprensione, azione.

    Il pensiero all’inchiostro è brivido che si fa seguire,leva per oltrepassare i margini dell’idea del mondo. Intuizione da seguire, parole nuove da cercare ,tracce …
    Nella variabilità della natura fisica il confronto con lo specchio dei propri suoni.

    Rinominarsi nella relazione .

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.