due volontà necessarie per l’identità sessuale

Posted By claudiobadii on Mar 10, 2012 | 0 comments


 

“Mare dentro, mare dentro, senza peso nel fondo, dove si avvera il sogno. Due volontà fanno vero un desiderio nell’incontro. Un bacio accende la vita, con il fragore luminoso di una saetta. Il mio  corpo cambiato, non è più il mio corpo. E’ come penetrare al centro dell’universo. L’abbraccio più infantile, e il più puro dei baci. Fino a diventare un unico desiderio. Il tuo sguardo nel mio sguardo, come un eco che ripete senza parole ‘ più dentro! più dentro! ‘ Fino al di là del tutto, attraverso il sangue e il midollo. Però sempre mi sveglio, e sempre voglio essere morto. Per restare con la mia bocca, preso nella rete dei tuoi capelli.”

“Ramon… Perché morire?”

“hm”

La figura umana percepita ha cose che non vanno primariamente alla coscienza. Una qualità di natura di stimolare e attivare, ricreando le condizioni mentali della nascita. Il rapporto umano è relazione di immagine. La conoscenza umana va oltre il dato della presa d’atto vigile delle cose e delle persone. ‘…restare con la mia bocca, preso nella rete dei tuoi capelli.

‘Sempre voglio essere morto’ è insorgenza di una identità maschile che sviluppa un sentire relativo alla preponderanza della immagine femminile e non ha le parole. ‘Morte’ ha il suono adatto a raccontare la premessa della conoscenza del rapporto uomo donna nella carenza relativa dell’immagine maschile.

Il linguaggio maschile che alla pubertà va all’immagine femminile perde i legami del proprio ordinamento. Il ragazzo con tumulto e desiderio va ai silenzi lunghi della poesia e del sogno. Resta morto nell’immobile chiarore di rimandare il desiderio cercando le parole. ‘Mare dentro, mare dentro, senza peso nel fondo, dove si avvera il sogno’.

Però sempre mi sveglio, e sempre voglio essere morto. Per restare con la mia bocca, preso nella rete dei tuoi capelli.‘ Le frasi declamate agli spettatori piangenti dicono che l’identità alla pubertà deve essere sessuale per non temere la ‘morte’. L’immagine maschile rimane esposta al desiderio innegabile ed ha bisogno di coraggio.

Il tuo sguardo nel mio sguardo‘. Nell’oscuro vivere della notte il soggetto ha l’identità sessuale che allinea le parole senza intenzione narrativa. Il chiarore del corpo addormentato ha la forma di un oggetto investito di grandissimo amore. ‘Mare dentro‘. La figura percepita ha cose che non vanno alla coscienza.

La pubertà è quando l’identità diviene identità sessuale, volontà di tenere salvo il materiale non cosciente delle due immagini di uomo e di donna nate insieme. Il due. ‘Due volontà fanno vero un desiderio nell’incontro. Un bacio accende la vita, con il fragore luminoso di una saetta.’

‘Il mio  corpo cambiato, non è più il mio corpo. E’ come penetrare al centro dell’universo. L’abbraccio più infantile, e il più puro dei baci. Fino a diventare un unico desiderio. Il tuo sguardo nel mio sguardo, come un eco che ripete senza parole ‘ più dentro, più dentro’ Fino al di là del tutto, attraverso il sangue e il midollo.’

Il volto di donna. La luce accesa su un ovale di natura densa di biologia cerebrale. Realtà di superfici eccitate, figura di donna e mistero di trasformazione della fisiologia della coscienza nella fisiologia della sensibilità. Mente che sono parole. Sangue. Midollo. La rete dei tuoi capelli. Centro dell’universo.

La figura umana percepita ha cose che non vanno primariamente alla coscienza. La frase ‘sempre voglio essere morto’ non è istanza di suicidio. Anche se nella miseria di quello che siamo può accadere che la voce si arresti dove il film si chiude. Il regista lascia andare l’autore della vita poetica del film. Ramon racconta la fine della figura. Noi scivolammo fuori della sala.

Ramon dovette raccontarci lo svanire della figura dell’uomo senza che perdessimo l’amore per l’identità. La donna domandò perché e l’uomo replicò con una smorfia di fiato piena di tenerezza. E’ uno che si nasconde al centro dell’universo, pensai. L’immagine fornisce all’essere umano i luoghi della propria riservatezza.

Luce accesa di un ovale di natura densa di biologia cerebrale. Realtà di superfici eccitate. Stavamo al cinema come si sta al mondo. Con la volontà di tenere salvo il materiale non cosciente delle immagini di uomo e di donna nate subito insieme. Quel tanto di te con quel poco di me a tenersi per mano. Fare la sessualità che sfida il terrore della morte. Fare la nascita che si oppone alla creazione.

Lo schermo di fronte era la terrazza e il davanzale. Io ero immobilizzato dallo splendore di tutta quella discesa verso la morte. Ma pensavo la parola vita. E pensavo, ‘non è la morte è la sensibilità: è -cioè- il prezzo che si paga per non essere capiti. Per la sensibilità che è troppa e troppo poca.’

Ramon siamo tutti noi. Non tutti abbiamo il mare dentro della vitalità assoluta. Bisogna vedere se saremo capaci di ottenere la bellezza del coraggio. Il volo del linguaggio per confessare la somiglianza con le persone offese. La preponderanza dell’immagine femminile che resterà sempre. L’amore che resterà legato ad un desiderio di impossibile uguaglianza.

L’immagine della nascita è identità di essere umano. L’immagine di maschile e femminile è identità sessuale che può mandare in crisi l’identità. ‘Mare dentro, mare dentro’ ripetevo nella mente. Pensavo al linguaggio che va alla ragazza e perde i legami sintattici.

Il ragazzo con tumulto e desiderio va ai silenzi lunghi della poesia e del sogno. Vorrà restare morto nel chiarore di dover rimandare il desiderio per trovare le parole. Perché la pubertà è quando l’identità diviene identità sessuale, due volontà di tenere intimo il materiale non cosciente delle immagini di uomo e di donna nate insieme. Che non potranno poi più realizzarsi in assenza l’una dell’altra.

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