fibre muscolari per assorbire il dolore della tristezza

Posted By claudiobadii on Mar 17, 2014 | 0 comments


Se tutto passerà questo è stato. Devo piantare sotto uno strato di fertilizzante le cose. Gemme e foglie rendono l’idea del tempo ad un osservatore che mi assomigli. Nelle discussioni ti chiamo vicino al margine della tavola. Gli scontri sono rifiuti per vivere. Prepararsi. Prepararsi. Me lo ripeto sempre. Il rifiuto non riduce le opportunità. Ne crea sempre una in più. Il rifiuto non è la discrezione dialettica. É altro. È una cosa che non avrebbe ‘dovuto’ realizzarsi e invece. D’altra parte non so come procedere diversamente. Guardo l’ombra disegnata dalla luce tra i bambù. Si, no, si, no. Il ‘no’ del rifiuto fa un ritmo binario che arreda le pareti con una sottilissima composizione pittorica di vettori. L’irregolare distribuzione degli interstizi illuminati è, per analogia, la necessità di stabilire una velocità angolare al margine delle sfumature come si effettua il calcolo infinitesimale per realizzare l’esattezza del ricordo di un sogno.

Ma basta, mi dico, e zoppicando a causa di una gamba impigliata nei pantaloni faccio il verso ad una cicogna sul bordo del mattino nella sala che esplode di giallo. Volumi interi di giorni stanno arrivando e decido che l’estate me la preparo da ora. Non voglio che nessuno…. penso dentro di me festeggiando la data di oggi. Salto sui quadrati delle piastrelle del corridoio mentre la gamba imbavagliata scivola alla fine fuori dai jeans e sento un rapido dolore -un momento di tristezza, credo- smascherato da questo sole perfetto e indifferente.

Le cannucce della tettoia sui fiori sono anime regolarmente disposte per consentire il chiaroscuro. Il dolore svanisce assorbito e distribuito in milioni di fibre muscolari del polpaccio. Dopo la tristezza lancinante per cause sconosciute, con regolarità l’amore variabile torna sempre. È ‘te’ senza figura, te/immagine. Vieni sempre dopo la crisi del pensiero quando l’illusione cosciente ‘vorrebbe’ fermare la vita mentale per un riposo che è una fisiologia  ‘impossibile’: il riposo sarebbe assenza di vita che è nell’asfalto nero della strada ma soltanto più lontano, oltre il filare delle rose.

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