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Posted By claudiobadii on Gen 15, 2011 | 2 comments


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Il miracolo non è il sogno: è il sognatore. Ultimamente si cerca l’uomo nel sogno. La direzione andrà invertita. Per ora si capisce l’operazione della cultura dominante. Si vuole l’artificio di erotizzare la parola. ‘Sogno‘ cosparso di crema a specchio e gelatina di annata. Le creme però non agiscono sempre. E ‘sogno‘ – ultimamente – ha preso un cattivo odore.

Gli esseri umani ci hanno lasciato la pelle dietro ai sogni. Famelici di erudizione. Ammalati di scorbuto. Sfiniti di sonno tra libri compassi candele e telescopi. O scorticati vivi. O abbrustoliti nella traversata. La corona di rughe sulle fronti assorte. Una per ogni passione definita.

Ai confini della galassia l’orizzonte degli eventi proietta il rogo di una strega. La donna ha un tatuaggio. Per questa evidente colpevolezza viene bruciata lassù.

La chiarezza del disegno non è erotismo. Dunque il tatuaggio è peccato. L’evidenza di una soggettività che guarda ‘fuori’. Dipinge il coraggio e manifesta il sé senza retorica. Dice che talvolta si è definitivamente senza spiegazione. La donna  tatuata sarà oggetto di futuri studi accurati. In quanto  poesia che dura sempre ed è l’incubo dei distratti.

L’umana sensibilità non ha la poetica d’una definizione. Chiede. E’ specificità di genere e genera la capacità di non dormire. Realizza ciò che non si sogna. Dice che i sogni  non contengono segreti. Si scandalizza delle versioni della storia. Non impara niente definitivamente. Continua. Continua.

Sarà ulteriormente necessario uno studio accurato della caparbietà. Capire – una per una – la vita di ciascuno. Che siamo al sole subito. Che è l’erotismo sulla parola ‘intuizione‘ che fa la letteratrura del venire al mondo. La narrazione salottiera di uno scandalo sommesso. Ma bisogna anche dire che non basta attribuire un timbro di azione oltraggiosa, a quel che non sa d’amore, per nasconderne l’inefficacia.

Che l’esistenza non è ‘riducibile’ ad una figura retorica. E certe cose non si prestano alla poesia. Che l’ intransitività è bellezza in sé. Che le cose che non si riesce ad attraversare col simbolo e l’esemplificazione siedono agli angoli di strada. Che il miracolo quasi sempre resta nella parola miracolo. Che è sempre esistita una cultura dominante.

Da tempo non sono più solo. Posso parlare per altri – dire che siamo compagni di viaggio di un cercatore d’acqua. L’acqua è questione di vita, perché non si inganna chi ha sete. Perché la sete è fedele e perseverante come l’orizzonte. La sete è impoetica è ci ricorda la verità: che siamo sempre sotto gli occhi di tutti coloro che disprezziamo.

Donne e uomini prendiamo volta a volta gli eventi per comprenderli. Attribuiamo sentimenti ipotetici agli eroi. Pensiamo con scarsa penetrazione. Esprimiamo pareri con compiacente disinteresse. Si ottiene così il piacere erotico del pensiero. Un balsamo di componenti in eccesso. E ci si asfaltano le strade di accesso alla fortezza volante della Morte Nera.

Cerchiamo dunque – come si deve – il sogno attraverso l’uomo. E’ ineludibile accorgersi, immediatamente, che i poeti, che scrivono di noi sui muri, sono quelli che non ci amano perché li abbiamo disprezzati. La poesia senza erotismo è quella trascrizione di noi. Il ‘sempre’ della nostra potente antipatia che ritorna.

….aiutami a diventare più adatto a me ….

2 Comments

  1. “…Il leone nella foresta,
    lascia i cani ad abbaiare…”M.K.

  2. Avevo scritto tempo fa la parola INADATTITUDINE. E penso che ora ci sia un salto in potenza. Sono sospesa: dietro di me il ricordo di una bocca fatta per contare attimi di sparizione. Davanti, la punta della freccia. A mezz’aria, con me, la parola INADATTITUDINE. Suona dolce senza peso. E seria anche.

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