gli Adesso

Posted By claudiobadii on Mar 11, 2012 | 0 comments


E’ che la ricerca sulla natura del tempo viene iniziata secondo la relazione uomo-natura. E si tralascia di indagare se c’è un tempo specifico della relazione tra esseri umani. Possiamo accettare che il tempo non esista, data la mancata esperienza di un oggetto fuori di noi che si distingua come oggetto-tempo. Sembra in effetti che il tempo sia quello che serve per occupare differenti luoghi (opportunità) dello spazio. Dunque sarebbe un nostro modo di temporizzare le estensioni fisiche delle cose materiali diversamente raggiungibili. Non è che cambia poi molto: il tempo come metafora dello spazio resta comunque un tentativo di entrare in stretto contatto con i limiti della nostra biologia al cospetto della realtà del mondo fisico sempre troppo opaco o troppo illusoriamente fulgido. Il tempo sarebbe una misura della limitazione del corpo nel suo spostamento tra altri corpi più o meno ingombranti.

Ma si deve pensare al tempo nella relazione con l’altro. Nella condivisione degli spazi comuni, essendo gli uni di fronte agli altri e chiacchierando assieme, il tempo ha la stessa natura di una illusoria esistenza del tempo della fisica che sta per essere reso inutile nelle equazioni che descrivono i fenomeni della ‘realtà’? La lettera di accordo dopo esserci incontrati stanotte, e quella d’amore per prometterci il tempo che viene, contiene quei tempi? La lettura delle nostre promesse sulla carta vale ancora dopo che siano state spedite dentro le buste bianche? O ci saremo costruiti l’illusione del tempo per non perderci le albe e i tramonti, e la caccia al mattino, o semplicemente l’idea del tempo era bella per ricordare ed essere certi dell’altrui permanenza in luoghi lontani raggiunti nell’esilio?

Certo che rendere illusoria la contemporaneità dei fenomeni fisici quando essi accadono in luoghi distanti, secondo la teoria della relatività ristretta einsteiniana, provoca serie perplessità alla veridicità delle frasi poetiche, o meglio alla loro credibilità. Ma in fondo ciò che cerco leggendo le parole non è una corrispondenza con il mondo fisico, ma con il pensiero di altri esseri umani su quel mondo, secondo la mia attuale capacità di sentire. Il tempo della relazione umana di affetto sembra avere modi meno intransigenti di quelli dell’immagine di una fisica teorica rigorosa, proprio laddove deve farci digerire una non misurabilità assoluta dei fenomeni. Ma allora perché a partire dalla fisica prende campo questa messe di riflessioni sottili e inquietanti? Penso per una voglia di trasformazione e una esigenza di maggiore verità. E affermare che il tempo non esiste è provocare l’allontanamento, tramite scandalo, delle schiere dei pedanti.

L’affermazione metafisica che il tempo non esiste e quella della fine del tempo -nel suo fascino tragico-, pone al centro della discussione lo spazio e mette alla prova le nostre capacità di abitarne differenti aree senza pretendere eccessive garanzie di continuità, secondo una nozione di tempo dato e garantito. Così temporaneamente ci restringiamo al dato che l’identità individuale consiste di -1) relazione con l’altro e -2) memoria. La sua caratteristica di unicità (soggettività) si oppone al relativismo.

Le discussioni e successioni delle teorie, seppure siano anche solo sulla natura e le sue qualità intrinseche, mettono comunque in gioco le nostre relazioni. Perché gli accordi nelle relazioni chiamano in gioco la memoria di altre teorie e altri modi di un attimo prima. Ora sappiamo che non dovremmo più restare affezionati ad un tipo di memoria tessuta col filo da ricamo delle bandiere degli eroi e delle vele dei grandi conquistatori. Che dovremo poter consistere anche senza il rifugio d’ombra delle sicure vicende dei padri.

Spetta a noi decidere quanto resta vero quando affermiamo “era bello stare con te…” Se accadde ieri o continua, e resta in un luogo al lato di Adesso.

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