“if you go away” o un aspetto della vita umana

Posted By claudiobadii on Ott 29, 2011 | 3 comments


“if you go away” o un aspetto della vita umana

Sto per addormentarmi ma tiro in lungo le riflessioni in uno stato fluttuante di coscienza e l’oscillazione di stati differenti realizza la cantilena dell’idea che il linguaggio verbale talvolta mostri evidente -con la fisica del suono- la forma di una base di pensiero originata tra vitalità e stimolo luminoso, al momento del parto, che resta costante e mai cosciente fino alla morte degli esseri umani e fa la nascita caratteristica della specie.

Tra le tue dita il rosario di racconti di pianto e grida nella sceneggiatura di una fiction del canale satellitare alle scale dei poveri a Rio fa la nostra storia in una collana in chicchi di sonno. Vado su e giù traversando la frontiera dato che la cosa più difficile da rendere in parole è la mancanza di una persona ed io appena so dire che essa comunque si avvicina al senso di costante esilio dei profughi ed è per questo che attraverso continuamente sul confine la sbarra colorata, e la rete furba ed annoiata degli sguardi dei gendarmi preposti al controllo dei bagagli nei fazzolettoni colorati degli eroi in cerca di fortuna, e vado e vengo nei due sensi oltre confine come un credente fa la spola tra il peccato e il perdono. Il cercare oltre confine ha un senso perché so che le case furono fatte per placarci più che per il riposo, per placarci dalla tentazione di fluire, di arrampicarci nelle favelas tra i fumi della colla nella bottiglia che toglie il respiro e l’attesa ai minorenni abbandonati e per alcuni il trash ha il suo preciso buongusto nella casa occupata ed è così che strisciano spellandosi la schiena lungo il muro per andare a lezione, per attrarre l’attenzione dei moribondi.

Piuttosto che restare e al posto di restare devo costruirti la figura di materiali residui e avendo voltato le spalle alle amicizie solite uso -per cucire- gli spilli rossi che indicavano le zone calde sulla carta della mia vita precedente: devo dire precedente perché neanche ascolto più la stessa musica anche li ho portato le tue pretese che io cambiassi che non fossi mai più lo stesso siccome dicevi

Cambiare è possibile anche se non è facile perché non è una azione volontaria che le persone si scelgano tra loro.”

È una variazione nella cantilena del linguaggio che avverte di una mutazione della forma di quella base di pensiero originata tra vitalità e stimolo luminoso il momento del parto che resta costante e mai cosciente fino alla morte degli esseri umani e fa la nascita caratteristica della nostra specie: le cui variazioni nel tempo fanno la vita umana.

Ora sogno di fotografare la frontiera, la guardia di dogana che fuma sotto il monumento ai fuggitivi, il monumento che troneggia -di fronte al chiosco della carne arrostita con salsa forte- scolpito assai grande nel marmo bianco e mi è nata di lì l’idea di costruire te e nei limiti delle mie possibilità io a mia volta ho congegnato il volto delicato e i tuoi fianchi appetibili e molte altre meraviglie meccaniche, e poi ho sintetizzato con il software musicale una voce rauca febbrile così adesso che non sono più solo nell’attraversare ossessivo per sperimentare la levitazione della perdita di una terra, è tutto un chiacchierare insieme, la tessitura complessa di noi come un tappeto che si fa tutto il giorno e a sera è pronto per dormirci assieme perché il pensiero deve trovare una sposa aggraziata florida come la regina del grano dipinta nella piccola icona che divide i possedimenti terrieri.

” Oohh !! le tue frasi sono lucciole sulla mano di cui ogni volta devo decidere la sorte in un tempo non troppo lungo mentre si affievoliscono nella mente ma prima che si spengano ed incendino l’universo. Infuriate .”

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3 Comments

  1. Mi viene alla mente il film Melancholia e penso a come talvolta il raporto tra uomo e donna finisce per diventare distruzione e annullamento. Nel film è l’uomo che molla, che non regge la situazione e anche se sono le donne ad essere depresse, loro le emozioni le vivono fino in fondo. La ricerca serve a tutti.

    http://www.youtube.com/watch?v=wzD0U841LRM

  2. continuo a esprimermi con termini del tipo odio e amore ma forse sbaglio. La rabbia, il rancore, l’odio, l’amore, non le penso come maniere didascaliche da applicare ad affetti che siano stati oggettivati, sigillati ed analizzati.
    L’odio come lo intendo è l’espressione che più si approssima, forse per le troppe O, all’idea chiara di socievolezza che fluttua nel grande calderone fumante che è la mia testa. Odio per me è come dire: “attendere insieme rompendo cose già rotte”. In questo senso amore mi piace già un pò meno.

  3. La devastazione è l’unica idea che rimane nella testa delle donne quando vengono portate fuori dalla pantomima in cui trascinano la voce e il sorriso, e gli uomini e il mondo diventano il bersaglio di una millantata ricerca.
    Così un uomo come una Dea deve dire “Io sono ciò che avete distrutto, e adesso raccogliete i miei pezzi”. Ma un mattino andando in un trionfo di foschia (bosco sacro alle eumenidi) mi accorgo che è forse, come sempre in fondo, troppo tardi, e torno a credere senza imbarazzo al destino triste di non poter essere nemmeno odiato di un odio capace.

    j.j. Mangione

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