il blog contro l’invidia che causa l’isolamento

Posted By claudiobadii on Mag 17, 2014 | 6 comments


Vuoto numero due, anno numero ventinove di scritture e invii, anno trentasei di silenzi attorno, di assenza di qualsiasi notizia, come dovessi e potessi pensarlo ‘normale’. Resto con quarto e quinto dito della mano sinistra legati insieme, due ami di acciaio, due soldi preziosi, gli aghi d’oro per la perfusione di intelligenza nel canale rachidiano su fino, forse, a ledere lo stupore dell’impossibile da accettare di 29 anni di silenzi. Scrivimi. Rispondimi. Possibile che….? Per questo da subito, nella ricerca in psicoterapia è escluso di misurare il tempo con il succedersi delle ‘lusinghe’. Ed è meglio così. Perché invece capiamo, da certe piccole cose, che al contrario delle lusinghe c’è un brusio diffuso multifocale un fuoco d’artificio nero, un formicolìo per la compressione irritativa di certe radici nervose, è insomma odio che lima i denti e affila le unghie. Adesso è quasi evidente il motivo contro cui si scatena: è la grana fine degli ultimi commenti. Il brusio risonante restava impossibile da rendere cosciente fino a che non ci si è scontrati con le parole sognanti delle ragazze e dei ragazzi che scrivono i commenti confondendo le figure della coscienza e le immagini dei sogni. Impossibile rendere cosciente l’odio finché il frusciare ai timpani non è diventato eccessivo ottimismo, distrazione, caduta e frattura. Perché è chiaro che, in ogni caso… non si cade per caso. Si alternano nella vita pulsione e fantasia. La pulsione inevitabile, la gravità della materia fisica. In mezzo stanno le ‘forze’ che legano energia velocità e massa. La scienza le contiene e riassume nel pensiero intuitivo che forma nella mente la grafia della formula. Gli scienziati, felici delle scoperte, si lasciano andare sotto i telescopi ad amori illuminati dalla frequenze infrarosse nella notte quando gli astronomi misurano lo shift (slittamento) delle stelle che si allontanano. Le lezioni nell’aula universitaria con i disegni delle dimostrazioni. Il volo delle mani in aria. Le mani che si spostano in aria interpretando. “Non stai mai fermo…” diceva a scuola il maestro rivolto all’irrequietezza di alcuni risplendenti di domande e di geniale epilessia perché riconsideravano continuamente la propria postura sul banco. Adesso l’età eccessiva ha placato il corpo ma non la curiosità. Il corpo immobile sulla poltrona si avvale e gioisce delle mani libere. È una traccia che si estende dai sei anni fino a certi giorni di febbre dei quindici anni e traversando il bosco delle pagine e degli odori di ‘lei’… arriva fino a ieri. Avevamo liberi, tra le ore delle lezioni, i dieci minuti per lo studio degli affetti. E banchi forse appena più ergonomici di quelli di sei sette anni prima. La lavagna era, come sempre, uno specchio per osservare tutti gli altri. Il più bravo e la più brava si guardavano perché capivano le cose che il docente avrebbe scritto prima che le scrivesse. Amore era avere il presentimento del gesso che incide il segno sul nero. Io ancora ho di queste intese e dico che è la natura fisica della vita mentale che consente la poetica della biologia cerebrale. Ho restituzioni.

Ne ho più di prima adesso che sono caduto come una luna muta. Non mi ero preoccupato della mano fasciata, pure se so che si deve interpretare una castrazione. Qui l’analisi del controtransfert, accettando che ci sia per forza la verità di una castrazione, dice che è stato anche per non essere riuscito a trasformare in ‘pensiero’ un amore che mi aveva improvvisamente abbandonato. Lasciandomi muto e immobile. Il gruppo, sognando e facendo associazioni, dice che io dunque, cadendo, ho ricreato nell’impatto soffocato sul catrame della strada, concentrandolo in un attimo, (avevo infatti consigliato la lettura de “L’Infinito Istante” …) un certo periodo di tempo ottuso sordo come l’ira muta che mi era presa, impedendo con l’annullamento il pensiero, prima di diventare altro ma non più un nulla, e infatti adesso questo ‘quasi’ nulla emerge dal senza coscienza come una lavagna nera con la bianca ed elegante scrittura del maestro. Infatti scrivevo in ogni caso il blog ‘come non fosse successo niente’.

Ma che qualcosa era successo si capiva perché non disegnavo più: forse per dire della ferita dell’assenza. È stato il tempo, che è pensiero, che ha guarito in ogni caso la malattia aggredendo, con la vitalità dei secondi del lavoro non interrotto, il sangue annullato. Ho ricreato le corride e il sangue nella sabbia. Sono caduto travolto da un toro nero che…. non c’era! :)). E d’altra parte non si chiamava “Imparo a leggere e a scrivere” Operaprima” anni fa? Il maestro elementare era già un’ombra nel pensiero non cosciente. Il maestro, lo zio, il muratore, l’antico analista, erano lungo la via che porta fuori dall’identificazione. Purtroppo si sa che non può ancora essere il fratello: che ancora io sto cercando. Ma seppure da anni neanche una telefonata, la fantasia che nasconde le cose senza annullarle, faceva parlare di erotismo. Sulla poltrona un movimento accennato mentre, il corpo immobile, restano le mani libere.

Così si cade, mettendo avanti le mani per difendere il volto. Non si difende, con le mani in avanti durante la caduta, la razionalità del pensiero. Le mani si protendono, come i razzi forti che spingeranno poi in cielo l’astronave, a difendere il fascino irrazionale del volto, le sue linee, il disegno della fisionomia. Come quando ‘lei’ dice certe cose che incidono sulle linee dell’espressione. Quando ‘lei’ è la prima e l’ultima cosa che si ricorda. Nasceva, nella tristezza dell’assenza, la possibilità di ripensare il sesso come una fisiologia, una normalità, una calma e soprattutto una ipotesi di respiro non oppresso. Ma di questo non so dire molto.

Improvvisi, i commenti: appena avevo scritto le poche cose della medicina che cura, della disavventura che ride. Poi la gioia ritrovata del cuore rosso trafitto dalla freccia di Amore, segno evidente  chirurgia erotica sotto le fasce bianche.

Oggi mi hanno raccontato “….c’era una volta un fratello che aveva deciso di regalare al fratello la cosa più cara purché restasse per sempre fuori dalla portata della sua invidia”. Non ho la coscienza del motivo per cui il brusio diventa fragore. Io ho sempre mostrato la bellezza degli altri, del maestro, dello zio, del muratore, dell’antico analista e questa volta ho raccontato della bravura di un medico differente da me. Ma chi è il fratello lontano che mi ha affidato la cosa più bella in cambio del mio isolamento ‘impossibile’?

Torno alla ricerca: avevo scritto dell’altro chirurgo degli occhi. Oggi forse se ho raccontato per la seconda volta di un medico altrettanto bravo penso che continuo a cercare, con la mano ferita come un ramo nero torto al cielo sulla tundra, l’aria leggera trasparente degli occhi di un fratello che mi è sempre mancato. Uno che posso fantasticare che è venuto al mondo per insegnarmi ad essere paziente nella disposizione all’intervento. Non ricordo come fu che una volta avevo appreso ad essere paziente nella disposizione allo studio. Il blog dove respira la scrittura è memoria non cosciente della poesia del rapporto. Riassumendo con serietà di scolaro scrivevo, ieri, “Transfert. Contro transfert”. Come una poesia, oramai. Non importa se il brusio di una reazione di odio da fuori aumenta.

Infine Simone devo ringraziare che mi ha regalato una possibilità di definirmi. Lui sa forse che la ricerca ci espone alla nostra somiglianza struggente con differenze implacabili. Con la disabilità. Mi prendo il lusso, ringraziandolo, di dirgli che si, la ricerca è se si sa distinguere l’affetto nella frustrazione, trascurando così il peso delle parole che a volte, nell’ansia di rispondere, non si trovano, e ne vengono su certe non del tutto esatte, ancora sporche di catrame e terriccio.

6 Comments

  1. L’uomo entrò nella stanza in cui avevo dormito. Lo guardo e lo riconosco, è il vecchio dottore di Freiber (!) Lui mi guarda dicendomi di quanto io sia antipatica.
    Io sorrido… (pensandoci ora lo riconosco quel sorriso. E’ il tuo, quello che mi hai insegnato a riconoscere, quel sorriso a cui si appoggiano gli occhi con una certa curvatura, quella buona, che rende le rughe affascinanti poi nel tempo che verrà.. quel sorriso che diventa scudo davanti alle reazioni di odio ed invidia).
    Sono sotto le lenzuola bianche. Guardo l’uomo e dal mio sorriso capisce che deve uscire e chiudere la porta. E’ ora di alzarsi!
    Un bacio sulla mano
    G

  2. se pensiamo alla riflessione della luce, possiamo ritenere che questa non sia un semplice mutamento di direzione di un raggio luminoso, ma un accadimento che va contro tutte le concezioni del senso comune. uno shock di quantizzazione. un tempo sospeso nel silenzio. una bocca appena dischiusa. alla parola…ti prego continua.

  3. http://m.youtube.com/#/watch?v=U9iYfamfByA
    Stanotte il cielo si è mostrato a noi spettatori rinascimentali..una tenda di velluto e broccato a coprire l’immagine poi Su il sipario.Ci mostrarono la bellezza ,una scia di pianeti visibili di giorno e di notte ;molti simili al nostro 76 volte Terra.Non cadde il cielo quel notte/giorno

  4. Contro gli anni di silenzio, cercando di dimenticare la paura dell’ inadeguatezza delle parole. Tutti questo tempo e ancora mi commuovo di un nastrino, un fiocco, quel dato di bellezza in più che regali ai sogni di tutti noi. Credo si tratti di generosità, di una speranza di guarigione miracolosa in cui tu, per primo, hai creduto. In cui credi ancora. Un rene artificiale, non è cosa facile da portare, ricorda della differenza di ora, del mancato funzionamento d’ allora, di un’ interruzione della fisiologia. Esterno e sempre visibile quel piccolo fiocco bianco, rende impossibile dimenticare la cura. Grazie di esserci riuscito.

  5. Mi curi lasciandomi libero di cadere. Grazie a te Dr. Claudio Badii, ti voglio molto bene.

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