il rogo del 17 febbraio 1600

Posted By claudiobadii on Feb 17, 2012 | 1 comment


pagine 527 – 528 – 529:

” La sentenza di condanna venne letta a Bruno in pubblico dal notaio Flaminio Adriani – nel palazzo del cardinale Madruzzo, vicino a S. Agnese in piazza Navona – l’8 febbraio 1600, alla presenza dei cardinali Inquisitori, dei consultori Benedetto Mandina, Francesco Pietrasanta, Pietro Millini e ‘aliis quam pluribus personis presentibus testibus’.   

 (…..) La copia superstite della sentenza dà notizia solo dell’imputazione di aver negato la transustanziazione, senza informare sulle altre; nella lettera di Schoppe -che ascoltò direttamente la sentenza – a Rittershausen è, però, elencata una lunga serie di ‘heresie et errori‘ basata in larga parte sulle deposizioni dei ‘testes criminosi‘, riscattate, una per una, dalla impenitenza finale del Nolano.

 (…..) Dopo la lettura della sentenza, egli rispose con queste poche parole:

Certamente voi proferite questa sentenza contro di me con più timore di quello che io provo nell’accoglierla’

 Dopo la sentenza, fu trasferito nel carcere di Tor di Nona, dove rimase otto giorni, senza dare segno di pentimento: ‘Il meschino – si legge nell’Avviso di Roma del 12 febbraio 1600, – s’Iddio non l’aiuta, vuol morir ostinato et esser abbrugiato vivo’. Ma il Nolano non aveva voglia di essere aiutato né da Dio – da cui si era sentito sempre abbandonato -, tanto meno dai confortatori dell’Arciconfraternita di San Giovanni Decollato, che ardevano dal desiderio di assisterlo nelle ultime ore. Nonostante ‘ogni affetto‘ e la ‘molta dottrina‘ invocata per mostrargli ‘l’error suo‘, Bruno stette dunque ‘sempre nella sua maledetta ostinazione, aggirandosi il cervello e l’intelletto con mille errori e vanità. E tanto perseverò nella sua ostinazione, che da’ ministri della giustitia fu condotto in Campo di Fiori, e quivi spogliato nudo e legato a un palo fu brusciato vivo, aconpagniato sempre dalla nostra Compagnia cantando le litanie’. Ma Bruno non morì subendo l’oltraggio della morte: ‘Diceva che moriva martire e volentieri, et che se ne sarebbe la sua anima ascesa con quel fumo in paradiso‘. E quando, morente, e con ‘la lingua in giova‘, gli fu mostrata l’immagine di Cristo crocifisso, voltò – riferì Schoppe – il viso ‘pieno di disprezzo‘ da un altra parte. Mentre le fiamme lo avvolgevano, rifiutando il crocifisso il Nolano volle mostrare che si può morire in modo diverso da come aveva fatto il figlio di Dio, lamentandosi di essere stato abbandonato dal Padre, e chiedendo che da lui fosse allontanato quel ‘calice‘. Ergendosi al centreo della scena, Bruno bevve il ‘calice‘ fino in fondo, dimostrando con la sua vita, e anche con la sua morte, di essere, lungo la vicissitudine universale delle sorti e dei destini, il vero Mercurio, il messaggero inviato dagli dei.”

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1 Comment

  1. distogliere il volto dal conforto altrui è la scelta in un giorno di sole

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