il saltimbanco che si oppone alla morte

Posted By claudiobadii on Ago 30, 2016 | 1 comment


L’angolo del grande palazzo in primo piano nasconde il corpo del saltimbanco quando si sposta sulla strada: il personaggio sparisce e riappare come nella mente delle persone ripetutamente fanno: la felicità, la fortuna, la salute, l’amore, la speranza di vita, la certezza della morte.

Il saltimbanco è il disegno di una cosa dentro la mia mente. È l’immagine silenziosa di gambe e braccia flesse secondo angoli acuti che delineano un corpo perfetto.

Lo sfondo ha un rigore sordo. I palazzi sono baleniere. Le facciate si concludono alla linea di prua di coteste navi pietrificate sul mare del progetto urbano.

Il saltimbanco invece, anche muto, grida. È infatti il disegno di un dolore. Il dolore quando il pensiero cosciente non ha le parole è soltanto movimento per esser certi di non morire. 

Il disegno del saltimbanco -cioè questa certa rappresentazione del dolore indicibile- nasce dalla memoria del corpo trasformata da una azione della mente che viene definita fantasia-ricordo.

Abbiamo incisa addosso l’esperienza della nostra inermità perché siamo stati esposti, prima o poi, al rigore della distrazione. Una massa di aghi sulla pelle è il corteo della cerimonia degli abbandoni.

L’abbandono dà forza ai sogni in cui accadono cose che non dovrebbero accadere. Più spaventosa di tutte la vita senza amore. Se diventa certezza è la pazzia. 

Ho fatto un saltimbanco, figura bislacca di una esclusione. La paura della morte fisica sono angoli acuti. Il mutismo é il lusso della mente sopravvissuta. L’energia del corpo perfetto è un insulto.

La figura è la vita che cerca l’amore tra navi metafisiche di acciaio cavo. La natura umana e la natura non umana, il rosso e il nero. È una scommessa radicale sull’ultimo banco di gioco all’ora di chiusura.

Una figura forte in precario equilibrio compare e scompare tra i palazzi di una città. Dalle finestre riflessi di luce accecante lasciano pensare agli occhi di vetro delle bambole.

1 Comment

  1. Perchè mi abbandoni? Sento odore acre di melanconia, quel sapore di aspro contro il dolce profumo di lavanda che dovrebbe accompagnare una vita vissuta con pienezza anche se con tanta soffernza, ma non sempre, perchè non sempre la era, si chiamava consapevolezza. Il saltimbanco ci ha permesso di conoscerci e anche di volerci molto bene. Ci ha permesso la forza di sopravvivere a tutti gli accadimenti non desiderati che hanno aperto il cuore all’ignoto. Abbiamo conosciuto mille mondi e anche di più, mille modi di amare non erano distrazioni, ma bisogno urgente di riposo, un pò di assenza per riguadagnare forze dalle mille apnee, enormi erano gli sforzi per non morire da un vivere senza. Certo siamo stati anche inermi, era la nostra umanità slls quale dovevamo rispetto.

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