incertezza per resistenza

Posted By claudiobadii on Ago 27, 2015 | 4 comments


"uncertain"

“uncertain”

In attesa di cominciare l’attesa è diventata crisi che ha fatto scomparire ogni traccia degli ultimi avvenimenti. Ultimi avvenimenti intendo un mese fa: quanto avveniva alla fine di luglio. La crisi è tempo di agosto. La parola crisi -cioè frattura- mi appare, in questo caso, più che altro un processo di trasformazione dolorosa. Un dolore costante di trenta giorni invivibili vissuti. Poi, lentamente, non separato dalla sofferenza, l’affermarsi dello stabilimento di nuove convinzioni. O, meglio: precisazione con scalpelli e strumenti incisori e chirurgici dell’operazione psicologica. Metto insieme due tra tante cose che fondano la banchina strabiliante del nuovo scalo quaggiù nell’area portuale.

Una frase di Hanna Harendt in proposito a quanto accade alla vita mentale umana di fronte all’impossibile sia da perdonare sia da dimenticare insomma di fronte al non emendabile più. La frase ha tuttavia esigenza di sperare e di riparare tutto quello che, e fino a dove, si possa. E si deve potere e si potrà portare a termine il processo di intenzione di terapia della grave ferita, solo se ci si accorderà tutti sul fatto che:

La realtà non è tenace, ha bisogno della nostra protezione.”

L’altra cosa è la foto del manoscritto dell’Infinito di Leopardi. La grafia del sentimento imprecisato e incerto suscitato da una cesura dello sguardo. Per metafora, la aggiungo: ché la frase è ‘siepe’ e crisi. Questa stupefacente frase della Harendt è per me la grande siepe al di qua della quale tutti ci troviamo. È la frase che dovevo trovare per fermare il dolore dei trenta giorni di vano nomadismo sotto un sole altrui. Allora va bene anche agosto così come mi è apparso ogni istante. È stato, sarà stato… ciò che, avendomi celato ogni buon oggetto nel suo doloroso svolgermisi addosso tuttavia ha in sé che uno possa ‘fingersi’ nel pensiero ben altro. Un altro ‘bene’. Fingersi che vuol dire ‘immaginare’ ma non necessariamente esser cosciente di sapere. È una conoscenza irrazionale. Una resistenza.

4 Comments

  1. E soprattutto x perdonarci del male che a volte ci siamo fatti, della cura che non ci siamo presi di noi stessi….dei desideri non perseguiti, a volte proprio cancellati, delle occasioni intuite ma lasciate andar via x un problema di “tempo” che era sempre troppo avanti o già passato…

  2. Si, e’ una “resistenza” attaccandosi ad un rapporto per lasciar andar via tutto il resto, un po’ troppo remoto rimasto ancora addosso x paura o rigidita’, e un’idea di cura, che sin dall’inizio e’ stata intuita “per riparare tutto quello che, e fino a dove si possa”

  3. Sarà che ancora il momento della crisi è lontano… Ancora non è tempo di vedere la siepe oltre la quale si svolge l’infinito… E la pancia si fa sempre più leggera…
    A presto!

  4. Leggo nella consunta copertina di un mai (penso adesso) dimenticato libro:
    “Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di questo teorema, che non può essere contenuta nel margine troppo stretto di una pagina”
    Così scriveva a metà del seicento un geniale matematico: Pierre de Fermat.

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