la figura ipnotica di una foglia

Posted By claudiobadii on Nov 20, 2011 | 1 comment


la figura ipnotica di una foglia

la figura ipnotica di una foglia sistema l’anima mia nell’oblò delle asciugatrici il rumore di alta tecnologia è quello di sirene in ammassi di velluto ed io nel sottomarino che fila veloce nell’aria d’acqua e mare

il primo breve film fu una terrificante locomotiva verso di noi poi la verità prese il sopravvento sullo stupore per questo si è deciso che al centro del mondo sia posta una pensilina su binari nuovi: non si sa mai.

non spiegarmi niente: i sottotitoli fuori tempo confondono. le bocche si muovono senza ombra di grazia. la comprensione è muto bianco e nero. solo trovami prima che mi addormenti al mio solito posto sulla poltrona rossa

la libertà è quel tanto d’aria tra gli atomi che fanno la materia e al bisogno è la nostra distanza profumata di domani. partendo mi ero sistemato l’arrivo nello zaino. più proseguo e meno pesa. come il pane nelle traversate

faccio piano per prendere il tempo in anticipo. per -ritardando- mettere il piede avanti solo molto dopo e così scompigliare l’apparecchiatura. noi insieme a te che ci guardi. il presente è oltremare: tempo e colore

il tempo ha l’ansia e mi lascia vedere con calma passare alberi case e tra le cause ultime decido il lavoro incessante della massa cerebrale: la vitalità del sonno innamorato in una vita meno che ordinaria

ho invertito l’ordine logico: un sacco di cose che stanno a guardare. perplesse come stelle. l’abitudine della distanza prende il nome dell’amore come una vestaglia di foglie di granturco o la tua camicia di papaveri

il volere illusorio di stanotte è la mia caduta. un volteggio presuntuoso. aspetto un perdono intelligente che eviti, alla grazia, la pietà. ma soprattutto i segni di nero luminoso. solo questo penso che ami.

il soggetto amoroso urla ferito dalla neve. così io preparo il soggiorno. perché avrò bisogno di case per strada. la promessa era navi in legno di poesia, lanci di balestra al cielo, e attese delle ricadute

non ci sono infatti conseguenze lievi alla calura delle estati amorose. ci sono valli profonde e imbuti gravitazionali. la storia non ripete. implora

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1 Comment

  1. Lo specchio dell’esistenza frantuma e moltiplica, ma fa anche conoscere per mezzo di un “logos” manifesto e proferito, riconoscibile in qualche forma compatibile con il tempo e lo spazio. Segno precipuo di questo “logos” è l’invarianza che agisce nel molteplice per mezzo del numero. Solo in questo modo si può navigare sulle acque.
    Achille ad Agamennone: “Domani farò sacrifici a zeus e a tutti gli dei, caricherò e metterò in mare le navi; vedrai, se vuoi, se ti sta a cuore, nella prima mattina, le mie navi solcare l’Ellesponto pescoso, e dentro gli uomini remare con tutte le forze; e se l’illustre dio che scuote la terra ci concede un buon viaggio, il terzo giorno giungerò alla fertile Ftia”.
    Tra gli incerti della navigazione c’è pure la totale assenza di vento (bonaccia), la coscienza di un assoluto abbandono.
    Mi piace credere che si possa lavorare per approssimazioni successive, in ogni caso quando siamo vicini al limite c’è sempre un epsilon che ci separa, quindi servono stimoli per ripartire nella ricerca: spostare continuamente i riferimenti rimanendo in movimento.

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